domenica 10 maggio 2009

SINISTRA CRITICA ALLE AMMINISTRATIVE! UNA CAMPAGNA ANTICAPITALISTA


Sinistra Critica sarà presente alle elezioni amministrative del 6-7 giugno nelle principali città interessate alle provinciali e in decine di comuni grandi e piccoli. Una presenza che vuole rappresentare un ulteriore tassello di costruzione del nostro movimento ma che prova a guardare con attenzione a esperienze unitarie per la ri-costruzione di una più ampia sinistra anticapitalista. Era questo del resto il nostro auspicio e la nostra propensione per le elezioni europee dove invece notiamo che due vizi storici della sinistra italiana - l'orientamento riformista da un lato e l'autocentratura settaria dall'altro - stanno producendo ulteriore dispersione di energie e di prospettiva politica.
E' per questa ragione che siamo a pieno nell'esperienza di Bologna Città Libera e in Terre Libere nelle comunali e provinciali del capoluogo emiliano. O perché abbiamo lavorato a una coalizione per reggere la prova delle comunali a Livorno. Per questo sosteniamo la lista De Zordo a Firenze. Dove un progetto unitario non è stato possibile presentiamo liste di Sinistra Critica. E' il caso di Torino, Milano, Napoli, Bari, solo per citare le più grandi ma è anche il caso di Rimini, Terni, Perugia, Livorno provincia, Rieti. Una presenza diffusa, dunque, anche se non ancora completa.
A queste amministrative cercheremo di portare il profilo che ci ha caratterizzati fin dalla nostra esistenza: un'alternatività chiara al Partito democratico sia al 1° turno che al 2°; liste espressione della realtà sociale, fatte di giovani, lavoratori, migranti, esponenti di lotte ambientaliste o femministe o del movimento lgbt; liste possibilmente unitarie, dove i settarismi o l'autoconservazione non vince, e comunque aperte, disponibili a un processo di ri-costruzione della sinistra.
Ricostruire la sinistra di classe e anticapitalista, del resto, è l'urgenza della nuova fase politica. Una vecchia fase si è chiusa, una certa sinistra ha fallito e non potrà rinascere ripetendo gli stessi errori. La strada di questa prospettiva politica è lunga, non lo nascondiamo, e una nuova sinistra non potrà che ricostruirsi in una opzione genuinimente anticapitalista, che non faccia sconti alla logica del capitalismo e alla sua "governance", a partire dai governi locali.
Per questo abbiamo denunciato l'opportunismo di quelle liste della sinistra "radicale" che si distinguono dal Pd negli ultimi 15 giorni di legislatura e che cercano di far dimenticare le proprie responsabilità di governo, come a Milano.

1. Un programma anticapitalista alle provinciali è un programma che metta al centro la questione del lavoro, della crisi economica e della necessità di far pagare la crisi stessa a chi non ha mai pagato. Per questo sarà necessario e giusto parlare della nostra Legge popolare sul Salario minimo intercategoriale di 1300 euro al mese e un Salario sociale con minimi previdenziali a 1000 euro, che è in discussione al Senato
2. Occorre inoltre impegnarsi per l'interdizione dei licenziamenti da parte delle imprese e per procedere alla nazionalizzazione e al controllo pubblico, da parte degli stessi lavoratori, di quelle che licenziano.
3. Dalle province e dai comuni può venire poi un'iniziativa che metta al centro il servizio pubblico, sia per quanto riguarda i servizi sociali - scuola, sanità, trasporti - sia per sostenere il reddito di disoccupati e giovani precari partendo dalla generalizzata stabilizzazione dei contratti pubblici ma anche con corresponsioni monetarie e gratuità dei servizi pubblici.
4. Per impostare una svolta netta nelle politiche economiche e sociali gli Enti locali devono però contrastare con ogni mezzo il rispetto del Patto di stabilità europeo, vera camicia di forza e architrave delle politiche liberiste che produce privatizzazioni e riduzioni drastiche dei servizi sociali. La legge sul federalismo fiscale, approvata di fatto da tutto l'arco costituzionale, rafforza ancora di più questo strumento neoliberista introducendo sia la logica del più forte a scapito del più debole, sia agganciando inesorabilmente le disponibilità finanziarie dei comuni, delle province e delle Regioni agli equilibri complessivi definiti dalla Banca centrale europea e dai governi europei.
5. Dalle amministrazioni si susseguono politiche di privatizzazioni dei trasporti e costruzioni di nuove strade e autostrade. Occorre invertire questa agenda e procedere a una moratoria nella costruzione di autostrade e lo sviluppo delle infrastrutture del trasporto collettivo. Non c’è bisogno di mega-progetti, ma di una razionalizzazione dell’esistente e di previsioni di percorsi preferenziali per il trasporto pubblico e per la mobilità ciclabile.
6. Il Terremoto dell'Aquila ha dimostrato come il dissesto e l'incuria nella gestione del territorio sia la prima emergenza nazionale. La logica del profitto e della speculazione selvaggia provoca disastri e morti; una logica brutale che occorre spezzare. La gestione del territorio in chiave di vera "protezione" civile e sociale è una priorità su cui investire denaro pubblico e coinvolgere democraticamente le popolazioni interessate. I progetti di risanamento vanno fatti pagare alla speculazione edilizia e a chi si è arricchito con l'immobiliare. Per questo va reintrodotta l'Ici sopra determinati livelli di reddito (50mila euro annui), avviata una tassa Patrimoniale da destinare alla salvaguardia del territorio non solo dai terremoti ma dalle frane, dalle alluvioni, dall'erosione delle coste, dalla devastazione ambientale.
7. Difesa dell'ambiente e dei territori significa opporsi allo scempio che producono i nuovi inceneritori, le discariche abusive garantite dagli eserciti, le centrali di produzione massificata di energie, come la Turbogas ad Aprilia o la piattaforma per il rigassificatore a Livorno. Impianti costruiti in nome di un presunto progresso ma in realtà consacrati alla speculazione, al massimo profitto privato mentre invece andrebbero attivate politiche di differenziazione della raccolta rifiuti, di riduzione dei rifiuti nocivi, di riorganizzazione della produzione in direzione di bisogni sociali e ambientali. Per questo non è astratta una prospettiva anticapitalista, anche a livello locale, per invertire la logica della massimizzazione dei profitti e dello sfruttamento e affermare la necessità di un controllo sociale e democratico del processo produttivo.
8. Le amministrazioni locali stanno amplificando l'allarme "sicurezza" veicolato a livello nazionale dal governo e dalla sua maggioranza. Ma sicurezza per noi è presidio del territorio contro la speculazione, i reati ambientali, il lavoro nero, lotta alle morti sul lavoro, battersi per rendere vivibili socialmente e culturalmente le grandi metropoli. Basta con "sindaci-sceriffo" o con presidenti di Provincia "democratici" che scimmiottano la Lega. Basta con la logica dei Cie e dei Cpt, con i rigurgiti di segregazione razziale, con la criminalizzazione delle comunità straniere, prima fra tutte quella dei Rom. La vera sicurezza è arrivare a fine mese, godere di servizi pubblici, di diritti sociali come la casa, di lotta alla precarietà. Estendere i diritti di cittadinanza, a partire da quello di voto, costruire una unità dei lavoratori e delle lavoratrici a prescindere dal colore della pelle, dalla religione, dalla nazionalità, dagli orientamenti sessuali. Unità di classe, solidarietà concreta, l'unica che possa difendere davvero i diritti e costruire una prospettiva di emancipazione e di miglioramento delle condizioni di vita.
9. La sicurezza è invece la possibilità di vivere le città, gli spazi territoriali, le periferie. Un obiettivo che si pone di traverso alla cementificazione o alla speculazione immobiliare e commerciale. Nelle nostre città, gli unici ritrovi per i giovani sono i luoghi a pagamento come pub, ristoranti, birrerie, discoteche o addirittura centri commerciali. Per questo servono spazi collettivi, gratuiti, autogestiti. Vitalità delle piazze senza maxi-eventi ma coinvolgendo le periferie; luoghi di incontri culturali permanenti, spazi per l'associazionismo e il volontariato, spazi multiculturali, centri sociali autogestiti.
10. Sono alcuni tasselli per un'ipotesi di democrazia partecipata che spesso viene indicata come fiore all'occhiello di giunte di centrosinistra ma mai veramente applicata. Quello che oggi viene deciso fra le quattro mura dei consigli comunali, provinciali e regionali è distante e avverso ai bisogni di lavoratori, giovani, precari, popolazione diffusa. Ma non si tratta solo di trasparenza o di far conoscere le delibere approvate, Servono strumenti di partecipazione concreta, a livello territoriale, che siano vincolanti per le scelte delle istituzioni elette. Forum di quartiere, cittadini, provinciali per discutere e deliberare dal basso con l'obbligo di consultazione su scelte sociali e ambientali; se ci fossero questi nuovi strumenti di democrazia le scelte su inceneritori, rigassificatori, discariche varie sarebbero molto diverse.
11. Vogliamo infine delle città, dei comuni, delle province che siano luoghi eletti delle libertà e dei diritti. Enti locali laici in cui sia possibile istituire Registri non simbolici delle Unioni civili, riconoscere pari dignità ai cittadini/e a prescindere dal loro sesso e dall’orientamento sessuale; garantire l'accesso ai diritti delle donne a cominciare dal diritto all'aborto, patrocinare manifestazioni per le libertà civili come i Pride.
Sinistra Critica a Milano: Piero Maestri
Sinistra Critica a Torino: Gippo Mukendi
Sinistra Critica a Bologna: Valerio Monteventi
Sinistra Critica a Rimini: Sandro Pizzagalli
Sinistra Critica a Firenze: Ornella De Zordo
Sinistra Critica a Livorno: Volpi e Cannito
Sinistra Critica a Perugia: Giorgio Bolletta
Sinistra Critica a Terni: Nando Simeone
Sinistra Critica a Rieti: Francesco Petruccioli
Sinistra Critica a Napoli: Alberto Trama
Sinistra Critica a Bari: Gianni De Giglio

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