domenica 3 maggio 2009

La sfida del G8


La sfida del G8
Berlusconi spiazza tutti ma noi dobbiamo costruire un Controvertice

E' evidente che la "mossa" di Berlusconi di spostare il vertice G8 a l'Aquila costituisce una novità con cui fare i conti e, dal nostro punto di vista, un'opportunità. Berlusconi, non abbiamo dubbi, non ha particolare apprensione per la sorte dei terremotati. L'Aquila gli ha offerto un'occasione per ovviare ai problemi logistici presenti alla Maddalena e, soprattutto, per sfruttare sul piano della propaganda un evento, il G8, che sembrava condannato alla marginalità. Dopo il mezzo fallimento del G20 a Londra nessuno pensa che da quel vertice possa venire un granché ai fini della risoluzione della crisi economica globale e sempre di più si fa strada l'idea che la crisi non possa essere risolta da chi l'ha provocata. La "parata" tra le macerie abruzzesi, invece, può servire a dare un'immagine dei "Grandi" intenti a occuparsi delle sofferenze dei popoli e quindi più vicini alla "gente", più intrisi di sofferenza. Una trovata propagandistica evidente che, lo ripetiamo, spiazza comunque tutti e tutte e costringe, in particolare noi, a un surplus di iniziativa e di inventiva. E' chiaro che la "passeggiata" di Obama tra le tende o tra i prefabbricati dell'Aquila potrebbe essere l'immagine-simbolo del vertice e Berlusconi farà di tutto per ricercare qualcosa di simile. Che fare dunque?
Il movimento, che in realtà non esiste in forma strutturata e organizzata, è sembrato piuttosto spiazzato. Abbiamo assistito a una presa di posizione molto cauta da parte dell'Arci e a una serie di voci disparate per quanto riguarda altri settori. Certamente, la prima cosa da fare è trovare una sede condivisa per assumere un orientamento comune e una direzione di marcia partecipata e non riservata agli specialisti del settore. Una riunione nazionale quindi da concordare con l'Aquila - e per quanto ci riguarda da concordare con la rete Epicentro Solidale - si impone. Resta il problema di che fare.
Intanto noi pensiamo che non ci sia spazio per esitazioni. Occorre organizzare un Controvertice.
Occorre cioè spezzare subito la pretesa del G8 di decidere per tutti e di ergersi a governo mondiale. Tanto più dopo che le sue ricette sono alla radice della crisi economica che sta strozzando il pianeta.
Un Controvertice da organizzare, previa discussione e consenso delle strutture abruzzesi, a l'Aquila durante lo svolgimento del vertice ufficiale.
Bisognerebbe lavorare a un progetto importante in cui il movimento antiglobalizzazione o quello che ne resta provi a trasformarsi in un movimento "Anticrisi" a inverare, cioè, quell'efficace parola d'ordine coniata dall'Onda che dice "noi la crisi non la paghiamo". Del resto, Berlusconi non sta facendo di tutto per far dimenticare la crisi? La gestione del 25 aprile, quella del terremoto, i toni più concilianti con il Pd, nascondono la volontà di evitare qualsiasi tipo di opposizione e di fare in modo che di tutto si discuta meno che della crisi. Tanto più che Tremonti, Bankitalia, Confindustria e chi più ne ha più ne metta, stanno spargendo ottimismo a piene mani su un'ipotetica uscita dalla crisi. Una grande menzogna com'era tale la negazione della crisi stessa fino allo scorso autunno.
Un controvertice per parlare della crisi, delle guerre, dello scempio ambientale che provoca disastri come quello dell'Aquila, per costituire un "epicentro solidale" a livello mondiale e quindi coinvolgendo il movimento altermondialista di tutto il mondo. Questo è quello che, nel nostro piccolo, possiamo cercare di aiutare a fare.
Un controvertice, quindi, unitario, politicamente rilevante, di impatto sociale e che si leghi alla specificità del terremoto. Un controvertice che preveda una manifestazione, da stabilire nel luogo e nella forma, consapevoli delle difficoltà abruzzesi e con un approccio "laico" alla questione perché spesso l'assedio alla zona rossa si traduce in una forma di azione avanguardista. Insomma, si tratta di valutare, di fare scelte unitarie e partecipate così come si tratta di assediare le tante zone rosse quotidiane come fanno gli operai francesi contro gli uffici dei manager o come hanno fatto i comitati territoriali contro Grandi opere mortali come il Ponte o la Tav.
Il punto che ci sta particolarmente a cuore è se, a partire anche dal G8, ricostituiamo una sede unitaria di movimento per provare a costituire un argine contro la crisi del capitalismo e i suoi gestori. Di questo argine, di un'opposizione alla "vera destra", quella che vuol fare pagare la crisi a lavoratori, lavoratrici e precari/e, in Italia c'è un disperato bisogno. Il vertice G8, e il necessario controvertice, costituisce un'occasione in questo senso.

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