domenica 28 novembre 2010

Torino: la guerra dell’auto. La Fiat-Chrysler nel mondo della globalizzazione capitalista.


DOMENICA 5 DICEMBRE dalle ore 9,30 alle 17
Presso il circolo “Anatra Zoppa”
dell’ARCI in via Courmayeur n. 5
(presso P.zza Crispi in Barriera Milano)
pausa pranzo con buffet
dalle 13 alle 14

La guerra dell’auto
La Fiat-Chrysler nel mondo della globalizzazione capitalista:
crisi, ristrutturazioni, riconversioni

Seminario e incontro tra i delegati e i militanti sindacali della Fiat (e indotto) di Torino con due militanti sindacali della Fiat Tychy in Polonia : Franciszek GIEROT e Krzysztof MORDASIEWICZ presidente e vicepresidente del sindacato “Agosto 80” alla Fiat Auto Poland.
Un incontro di lavoro per conoscere i problemi delle due fabbriche, per capire e discutere insieme come resistere all’offensiva e ai ricatti della Fiat e di Marchionne, per contrastare le divisioni e lavorare alla costruzione dell’unità del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori al di sopra delle frontiere.
Un incontro per non dimenticare che 160 anni fa K. Marx in un libro famoso scrisse:
Proletari di tutto il mondo unitevi!

Prosegue il terzo incontro sui "Trent'anni che hanno ridisegnato Torino". Il ritardo è d'obbligo. Come Sinistra Critica, infatti, ci siamo posti, in un'ottica inevitabilmente internazionalista, l'obiettivo di favorire il coordinamento delle le lotte degli operai Fiat su scala europea a partire dall'incontro tra delegati e militanti sindacali della Fiat e due militanti sindacalisti della Fiat Tychy in Polonia. Infatti, servendosi della propaganda sull'eccessivo costo del lavoro, Marchionne e soci puntano a dividere la classe operaia. Più che mai, nella crisi attuale del capitalismo, le lotte e la resistenze devono essere costruite sormontando le frontiere di ciascuno stato. Compito arduo, lungo e faticoso senza il quale è, tuttavia, impensabile, anche a Torino, città dove lo scontro di classe si presenta sempre più feroce, un futuro di giustizia sociale.

Sinistra Critica Torino

lunedì 22 novembre 2010

Sottoscrizione a premi/campagna abbonamento Erre


Sottoscrizione a premi/campagna abbonamento Erre




Campagna di autofinanziamento 2010

Il 19 dicembre 2010 si svolgerà l'estrazione della sottoscrizione a premi nazionale, legata alla campagna di abbonamenti alla rivista Erre.

Ogni nuov@ abbonat@ alla rivista Erre riceverà 5 biglietti omaggio.

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abbonamento ordinario 25 euro (6 copie), sostenitore 50 euro.
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Premi
Primo Premio: Netbook o viaggio ad Amsterdam (1 persona 5 giorni o 2 persone weekend)
Secondo Premio: buono libri da € 150
Terzo Premio: 10 novità di Edizioni Alegre
Quarto Premio: Abbonamento alla rivista Erre

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Oggetto: Donazione

Federazione della Sinistra: un congresso d'altri tempi


Dichiarazione di Flavia D'Angeli, portavoce nazionale di Sinistra Critica, sul congresso della Federazione della sinistra:

"Una relazione deludente, un congresso d'altri tempi". Questo il commento di Flavia D'Angeli al congresso della Federazione della sinistra apertosi oggi a Roma. "Non ci convince la sostanziale subalternità al Pd e alla logica dell'alleanza a tutti i costi ma nemmeno un processo federativo fondato in larga parte sull'identità vetero-comunista. Se si vuole davvero ricominciare occorre sparigliare il gioco.
Per parte nostra stiamo lavorando a una Lista alternativa al centrodestra e al centrosinistra, plurale e costruita dal basso, che metta insieme soggetti politici ma soprattutto le esperienze del conflitto sociale."

Congresso Fds, un rito stanco


Riproposta la strategia di sempre: alleanza e patto di legislatura con l'Ulivo; unità con Vendola (che però snobba). E unificazione di Prc e Pdci per ritornare di nuovo "a un unico partito comunista". Ma non c'è entusiasmo


imq
Il congresso di fondazione della Federazione della Sinistra una possibilità ce l'aveva. Avviare la formazione di un polo della sinistra, anticapitalista, di classe, ecologista, alternativo al centrodestra e al centrosinistra con l'obiettivo di rifondare una nuova proposta politica capace di dare una sponda a quella voglia di cambiamento che pure esiste in questo paese. Non l'ha fatto, in nessun modo. Anzi, ha riproposto la solita strategia, già vista, già fallita, senza nemmeno l'entusiasmo di una volta.

Le "tre unità" che sono emerse dal congresso, infatti, non hanno nulla di nuovo ma ci consegnano una formazione stanca, con la testa girata all'indietro e con lo sguardo corrucciato fissato sulla possibilità o meno di rientrare in Parlamento.

La prima unità, quella strategica, è stata declinata in forme diverse ma che non cambiano la sostanza: "l'Alleanza costituzionale" con il Pd, come dice Salvi, il più concreto, e ben definito, "Patto di legislatura" di Diliberto - basato su obbligo scolastico a 18 anni, lotta alla precarietà e fisco - il "Fronte democratico aperto all'Udc" di cui ha parlato Ferrero. Per quanto corretta dalla non partecipazione a un eventuale governo di centrosinistra, questa posizione mette la Fds pienamente nell'alveo del nuovo Ulivo di Bersani - con l'attuale legge elettorale si convergerà su un unico candidato premier e quello farà la campagna elettorale - e riduce ai minimi termini le differenze con Sinistra, Ecologia e libertà. Che, a differenza di Fds, produce una dinamica molto più mobilitante. Accettando di stare dentro l'alleanza a testa alta, anzi candidandosi a guidarla, Vendola attira su di se una speranza, un movimento e questo è visibile nei sondaggi e nella crescita di popolarità che non sono il frutto solo di un carisma "narrativo" ma anche l'effetto di una politica di critica da sinistra del Pd che appare efficace.
Con la sua proposta, la Fds è dentro ma vorrebbe stare fuori senza il coraggio di restare fuori. Un'incertezza che ne offusca il profilo e l'interesse.

Non solo, e qui veniamo alla "seconda unità". Ribadire il corteggiamento a Vendola e a Sel - che nel suo Tg7, Mentana ha definito "un'alleanza necessaria per tornare a vivere" - contribuisce a ridurre il profilo di formazione alternativa con un vantaggio esplicito per la "concorrenza" vendoliana. Che, ovviamente consapevole di questo vantaggio, non ci pensa proprio a rispondere ai ripetuti appelli all'unità elettorale o politica, ben sapendo che le serve solo attendere un momento più favorevole, magari per un'annessione.
Infine, la "terza unità", quelle delle forze costituenti la Fds. Inutile far finta di non aver ascoltato gli interventi. Nel congresso è andata in scena un remake del '98 - quanti sanno che la sala congressuale è la stessa in cui si consumò la rottura tra Bertinotti e Cossutta sul governo Prodi con il cambio di maggioranza in Cpn? - con l'abbraccio tra Claudio Grassi e Oliviero Diliberto all'insegna del "i due partiti comunisti si devono unificare". Progetto legittimo, e comprensibile, ma che ripropone sempre lo stesso adagio, un'identità ideologica con la quale fare poi qualsiasi scelta - accordi di legislatura, di governo, unità spurie, etc. La casuale nomina di Diliberto a portavoce della Fds contribuisce a dare questa fisionomia alle conclusioni del congresso.
Un congresso che non cambia granché nei rapporti a sinistra, che ribadisce una linea stanca e rivolta al passato e contribuisce a bloccare delle forze che pure potrebbero essere utili per costruire una vera ripartenza per una sinistra anticapitalista e di classe, quale quella che serve al conflitto sociale. Ma per una vera ripartenza occorre cambiare il tavolo di gioco, non basta ripetere all'infinito sempre la stessa partita.

giovedì 18 novembre 2010

Studenti in piazza contro Gelmini e Finanziaria


Migliaia di studenti in piazza in tutta Italia contro la riforma Gelmini e i tagli al diritto allo studio nella giornata internazionale del 17 novembre


Ateneinrivolta.org
Una straordinaria giornata di mobilitazione per tutti gli studenti e le studentesse d'Italia. La data internazionale delle mobilitazioni studentesche per il diritto allo studio, quest'anno ha visto rinnovata la sua importanza perchè inserita in piena crisi di governo, una crisi che si cerca di rimandare con piani di stabilità e riforme (anche quella universitaria) da approvare nel bene del paese.
Manifestare il 17 novembre per gli studenti, i ricercatori e i precari ha significato non restare spettatori del triste teatrino offerto dall'attuale governo.
I destini della riforma Gelmini sono legati a quelli del governo, diverso è invece per la finanziaria che basta da sola a mettere in ginocchio quello che resta dell'università pubblica. Nonostante i fondi enunciati nel maxiemendamento, il "piano di stabilità" conferma i tagli attuati fin'ora cui si aggiunge il confermato taglio del 90% al diritto allo studio. Buona parte poi dei fondi è destinato a scuole e università private, con somma gioia dei cattolici, indignati dagli hobby del premier e messi a tacere con qualche centinaio di milione per le loro scuole e università. A conti fatti, il passivo per i finanziamenti all'università segna 276 milioni...inutile dire chi invece in questo paese non registra passivi da almeno due anni grazie a incentivi, condoni, sgravi fiscali, finanziarie e riforme confenzionate su misura!

ATTACCHIAMO I LORO PROFITTI - CONQUISTIAMO I NOSTRI DIRITTI!
Non poteva che essere questa la voce degli studenti medi e universitari. Manifestazioni determinate e partecipatissime hanno sfilato da Milano a Catania, da Trento a Roma.
A Firenze, dopo essersi radunato in una zona vietata alle manifestazioni, il corteo ha sfilato per il centro della città passando anche sotto la sede dell'agenzia per il diritto allo studio, dove gli studenti hanno attaccato uno striscione in difesa del diritto allo studio.
La provincia di Trento, responsabile dei tagli e della privatizzazione dell'ateneo trentino, si è trovata assediata dagli studenti che hanno poi proseguito in corteo non autorizzato fino al rettorato.
A Catania, la manifestazione si è conclusa con l'occupazione del Monastero dei Benedettini, sede della facoltà di lettere e lingue.

http://ateneinrivolta.org/content/5mila-catania-contro-la-gelmini-occupa...

In molte piazze gli studenti non si sono fatti intimidire dalle forze dell'ordine e hanno raggiunto con determinazione gli obiettivi che si erano prefissati. A Padova, dopo aver bloccato diverse arterie principali della città e superando i blocchi di polizia, il corteo ha finalmente raggiunto il comizio della neo-segrataria della Cgil Camusso, al grido di "sciopero generale, sciopero subito".
A Roma, nonostante pressioni e intimidaioni da parte della questura, il corteo composto da quasi 10.000 studenti ha raggiunto piazza Montecitorio senza incidenti, a riprova che quando le forze del disordine si mettono da parte, non succede proprio nulla
Palermo, Torino, Prato, Bologna e Pisa sono solo alcune delle altre città attraversate dalle manifestazioni studentesche.
Centinaia di migliaia di studenti e studentesse in tutta Italia hanno manifestato contro la riforma, la legge di stabilità ma soprattutto per dare un'ultima spallata a questo governo traballante! Il governo che non si fa problemi a mettere in pericolo la vita di 7 migranti su una gru, persone in cerca del loro diritto a vivere dignitosamente in questo paese. Il governo dei regali alle aziende e delle sponde ai ricatti della Fiat. Il governo dei tagli senza precedenti all'istruzione pubblica. Un governo che si deve guardare bene anche da noi, studenti studentesse in rivolta per riprendere il nostro futuro!

venerdì 12 novembre 2010

Fiom e Cgil, riparte lo scontro


Landini chiede a Camusso di "sospendere" la partecipazione al tavolo sulla produttività. Il rischio è che si scambino diritti "con l'evoluzione del quadro politico" leggi governo di responsabilità nazionale. Ma la Cgil va avanti, E oggi conferenza stampa Landini-Di Pietro sulla rappresentanza


Salvatore Cannavò
Dopo la tregua segnata dalla manifestazione del 16 ottobre, dopo il cambio della guardia alla guida della Cgil la tensione tra il più grande sindacato italiano e la sua categoria più indisciplinata, la Fiom, è tornata a farsi sentire. A pochi giorni dalla sua elezione alla segreteria generale, Susanna Camusso si trova a dover fare i conti con un'offensiva esplicita che le viene lanciata dal sindacato guidato da Maurizio Landini il quale, consapevole che l'effetto di forza della grande manifestazione del 16 ottobre non durerà in eterno e annusando l'aria della crisi di governo, elemento che potrà ripercuotersi anche sulle relazioni sindacali, decide di mettere la Cgil alle strette.

Il nodo della contesa è il tavolo sul Patto sociale che Epifani ha avviato con Confindustria, dopo le forti avances di Emma Marcegaglia, e che vede Susanna Camusso continuare convinta sulla scia del predecessore. Quel tavolo ha finora partorito quattro accordi e altrettanti documenti su "emergenza sociale, mezzogiorno, ricerca e innovazione, semplificazione burocratica" (consultabili sul sito della Confindustria) che sono stati già consegnati al governo. Il tavolo sta ora per entrare i punti delicati come fisco e federalismo e poi nel più controverso, quello sulla produttività. Ed è su questo punto che la Fiom invita la Cgil a "sospendere il negoziato" per consentire a tutta la Cgil, a partire dai luoghi di lavoro, di "poter conoscere e discutere preventivamente le scelte e gli orientamenti negoziali". Insomma, alla segreteria nazionale non si consegna alcun mandato in bianco, tanto più, accusa la Fiom, che sono stati già consegnati al governo documenti, firmati anche dalla Cgil, in cui si dice “di incrementare e rendere strutturali tutte le scelte normative che incentivano la contrattazione di secondo livello, che collegano aumenti salariali variabili all'andamento delle imprese”. Una formula che, dice la Fiom, mette in discussione il contratto nazionale.

Queste posizioni sono state approvate, l'altro ieri, dal Comitato centrale della Fiom in cui si è consumato un altro scontro con la minoranza di Fausto Durante che è schierata con le posizioni di Camusso. La minoranza, infatti, dopo essersi riunita per quasi due ore in separata sede, aveva chiesto di poter fare una discussione la più ampia possibile e quindi di rinviare il Comitato centrale. Landini ha invece risposto proponendo di continuare anche fino a notte inoltrata, se necessario. A quel punto la minoranza ha deciso di abbandonare i lavori non partecipando al voto conclusivo. Uno strappo pesante che, nell'entourage di Landini, si spiegano con una spaccatura intervenuta nella minoranza stessa tra le posizioni più nette di Durante e una maggiore disponibilità da parte della componente che fa riferimento a Lavoro e Società. Storie di geometria sindacale che non intaccano la nuoa, del resto mai sopita, divisione tra Cgil e Fiom.

Ieri, intervenendo a una riunione di delegati a Bologna, Susanna Camusso ha di fatto confermato la sostanza della divergenza: «Credo che la Fiom sottovaluti una contingenza nella quale si sono aperte delle possibilità di discussione con il sistema delle imprese». Il punto è tutto qui. La Cgil vuole cogliere la nuova impostazione di Emma Marcegaglia che punta a tenere insieme due esigenze: riallacciare una tavolo di "concertazione" con una critica serrata all'inattività del governo Berlusconi. «Le imprese, spiega infatti Camusso, avevano immaginato che il Governo avrebbe dato loro le risposte necessarie, man mano si sono disamorate di un'assenza di risposte». Una nuova opportunità per la Cgil di tornare a un tavolo di trattativa e di chiudere accordi, «non per forza a tutti i costi« precisa il segretario generale. Landini, dal canto suo, avverte invece del rischio che a fronte di un’evidente crisi del Governo, l'ansia di liberarsi di Berlusconi possa indurre ad accettare un Patto dalle ricadute negative per il mondo del lavoro. Del resto, lo stesso Fini nel suo discorso di Bastia Umbria, ha utilizzato come base programmatica del nuovo governo che dovrebbe nascere secondo le sue intenzioni, i punti siglati da imprese e sindacati, compreso quello sulla produttività che va ancora perfezionato. La Fiom ha quindi timore di due ipotesi: da un lato che nel passaggio a una fase senza Berlusconi - che va tutta dimostrata - si saldi l'ipotesi del governo di responsabilità nazionale con l'alleanza delle forze produttive. Un governo come quello di Ciampi del '93, per intenderci (evocato recentemente da Veltroni). Dall'altro il timore che su questa linea, dall'evidente consenso "istintivo" di larga parte del "popolo di sinistra" e sulla scia di un insediamento salutato come innovativo e molto dinamico, Susanna Camusso possa arrivare alla "normalizzazione" della categoria.

Ecco perché si è rimessa all'offensiva, non solo con una serie di iniziative come l'assemblea dei delegati Fiat il prossimo 18 novembre - alla presenza del segretario Cgil - o come la campagna "Io sto con la Fiom" per sostenere il tesseramento, ma rilanciando anche sulla legge per la democrazia sindacale. La Fiom ha raccolto centomila firme su una iniziativa popolare che la Cgil non apprezza perché renderebbe più difficile i rapporti con Cisl e Uil (che non amano molto l'idea del voto diretto dei lavoratori sugli accordi). Questa iniziativa, però, oggi avrà un momento di visibilità perché l'Italia dei Valori ha deciso di farla propria e di farla vivere in Parlamento. E a spiegarlo saranno lo stesso Di Pietro, Maurizio Zipponi (responsabile Lavoro dell'Idv) e il segretario Fiom, inusualmente affiancati in una conferenza stampa che si terrà in mattinata alla Camera.

mercoledì 3 novembre 2010

Perché no a Susanna Camusso


Oggi la Cgil ha un nuovo segretario generale, una donna esponente della cultura "riformista" del sindacato. Le ragioni di chi le si oppone


Giorgio Cremaschi
Il fatto che una donna sia eletta per la prima volta segretaria generale della Cgil è sicuramente un fatto importante e positivo. Ma sarebbe un’offesa alla storia delle donne di questo sindacato far derivare solo da questo fatto un giudizio favorevole alla candidatura di Susanna Camusso. Il mio è contrario.
Susanna Camusso viene candidata segretaria generale della Cgil sull’onda di una campagna mediatica che non ha avuto precedenti nella storia degli insediamenti dei segretari generali dell’organizzazione. Una parte rilevante di tale campagna, sempre più insistente negli ultimi giorni, punta a presentare la nuova segretaria generale come colei che riporterà finalmente la Cgil nell’alveo della concertazione del patto sociale, superando le ambiguità di Epifani e mettendo a posto la Fiom. (...)

Non ci sono state sufficienti smentite a questa campagna promozionale e la storia del dirigente sindacale Susanna Camusso la presenta come naturale interprete di una linea moderata e, come si dice oggi in tutti
i palazzi della politica, “riformista”.
Ma non è solo una questione di tendenze filosofiche. C’è una stretta immediata che la Cgil deve affrontare. La piazza del 16 ottobre ha chiesto con forza lo sciopero generale. Nello stesso tempo la Confindustria, alla fine delusa anch’essa da Berlusconi, tenta un patto sociale che ha al centro la produttività del lavoro, cioè le scelte di Marchionne contro i lavoratori Fiat. La Cgil ha annunciato lo sciopero in piazza, ma poi l’ha tolto dall’agenda e si è seduta al tavolo delle trattative dichiarandosi disposta a negoziare a livello confederale sulla produttività. Una scelta di questo genere sarebbe un regalo senza precedenti alle posizioni più oltranziste e retrive del padronato italiano. Tuttavia nel quadro di crisi politica in cui sta precipitando il paese, la spinta a un pateracchio sulla produttività è fortissima.

Come dimostra il recente accordo unitario sull’apprendistato in cui Cgil e Regioni di sinistra hanno sostanzialmente accettato la linea della Gelmini sulla formazione aziendale e quella di Sacconi sul mercato del lavoro.
Siamo al dunque, nelle prossime settimane i lavoratori che sono scesi in piazza il 16 ottobre e quelli in lotta in questi giorni possono ricevere dalla Cgil conferme e sostegni oppure terribili delusioni. Speriamo che
non sia così ma in ogni caso è bene che nuova segretaria sappia che se davvero dovesse seguire gli indirizzi verso cui la spingono tanti sospetti estimatori, si troverà contro una parte rilevante dell’organizzazione. E’ bene che tutto sia chiaro fin da subito.

martedì 2 novembre 2010

Prove di sciopero alla francese per l'Inghilterra


Monta la rabbia contro i tagli del governo Cameron. Decine di migliaia ai primi cortei mentre si preparano le iniziative sindacali. Dai manifestanti la richiesta è "sciopero generale"


Sadie Robinson
da Socialist Worker
Sabato scorso per le strade è scoppiata la rabbia contro i Conservatori. A scioperare e manifestare contro l'attacco del governo ai lavoratori, al mondo della formazione, alla spesa sociale c'era gente comune.
I pompieri di Londra hanno organizzato picchetti contro le minacce del conservatore Brian Coleman di licenziarli tutti nel caso non accettino contratti peggiori. I lavoratori della metropolitana si sono rifiutati di lavorare nelle fasce protette durante lo sciopero – portando al blocco totale delle linee.

Circa 50.000 persone hanno protestato contro i Conservatori. Hanno rifiutato la menzogna secondo cui i tagli (promossi dal governo Cameron, una maxi-stangata da 90 miliardi di euro, ndt) sarebbero “inevitabili” e hanno fatto appello alla mobilitazione unitaria per fermarli. Lo “spirito della Francia”, dove milioni di persone si sono mobilitate per difendere le pensioni, è stato a lungo invocato.
Questa giornata ha lasciato intravedere le potenzialità di costruzione di un movimento di massa che sconfigga i Conservatori e fermi i loro attacchi.
Il corteo principale si è svolto ad Edimburgo, dove hanno sfilato circa 25.000 persone. La manifestazione, convocata dalla TUC (le Trade Unions, il sindacato britannico, ndt) scozzese, ha riunito sindacalisti, attivisti, pensionati, studenti, disabili e disoccupati.

Carol Ashe, un'insegnante che sta svolgendo il suo tirocinio, ha viaggiato in uno dei nove pullman del sindacato insegnanti Eis partiti da Glasgow per unirsi al corteo. “I tagli dei conservatori sono troppo da sopportare per il paese” ha detto al Socialist Worker . “Io sto svolgendo un tirocinio per diventare insegnante ma l'ho dovuto sospendere quando mi sono ammalata; il sistema di welfare mi ha sostenuta in un momento davvero importante – sono dipesa da questo. Dovrebbe essere così anche per altre persone. Non credo che molte persone imbroglino sui sussidi. La gente prova soltanto a tirare avanti”.
Al corteo erano presenti grandi delegazioni di studenti. Stanno già risentendo dell'impatto dei tagli – e sono preoccupati del loro futuro. Callum Morrison, uno studente di storia dell'università di Galsgow, ha dichiarato al Socialist Worker “I tagli sono già effettivi nella nostra università. Credo che l'istruzione nel nostro paese sarà distrutta senza una protesta o una resistenza”.

Altri si sono scagliati contro le bugie dei conservatori utilizzate per giustificare i tagli “I Tories sono un partito di persone ricche che non usano nessuno dei servizi che vogliono tagliare” ha detto David Jameson, studente alla Caledonian University “la gente come loro è colpevole della crisi, ma vogliono che siano gli studenti e i lavoratori a pagare per essa”. Al corteo – come in molti altri posti – si è dibattuto sulle prospettive. L'idea di una giornata di sciopero generale era molto apprezzata e coglieva il sentimento di rabbia presente tra i manifestanti. I settori più militanti del corteo hanno acceso fumogeni e cantato “Tous ensembles, tous ensembles, Greve Generale! [Tutti insieme, sciopero generale!]” in solidarietà con i lavoratori francesi. Alan Ferguson, segretario nazionale della sezione dell'Eis per l'istruzione superiore, ha dichiarato “quella di oggi è stata una manifestazione grandiosa, ma deve essere l'inizio di una campagna molto più ampia. Dobbiamo cominciare da ora a lottare per una giornata nazionale di sciopero generale”.

Gordon Martin, segretario di settore per l'Rmt (sindacato dei trasporti, ndt) nel Lanarkshire, ha detto al Socialist Worker “Siamo davanti al peggior governo dai tempi della Tatcher. Prima gli Scozzesi imparano la lezione francese, meglio è! Se tutto va bene, oggi ci ha dato la possibilità di lanciare una campagna ben più grande – non può rimanere una manifestazione isolata”.