domenica 6 luglio 2008

La mozione finale del cordinamento nazionale di Sinistra Critica 5-6 Luglio

Un'alleanza politica e sociale contro Governo e Confindustria
Costruire Sinistra Critica per una nuova sinistra anticapitalista

La situazione politica italiana dopo le elezioni del 13 e 14 aprile mantiene ed aggrava la situazione di debolezza e di difficoltà del movimento operaio italiano e delle classi subalterne e richiede uno scatto nell’iniziativa della sinistra antagonista, dei movimenti, del sindacalismo di classe.

1. Il governo Berlusconi forte della sua maggioranza può permettersi di attivare una politica di offensiva capitalistica che si inscrive nel quadro più in generale delineato dall’Unione europea – vedi direttive su orario di lavoro e migranti – che trova consensi nel mondo dell’impnrenditoria proiettato a ridisegnare la contrattazione nazionale e che si avvale del supporto ideologico e materiale della Chiesa cattolica. Condizioni ultrafavorevoli che permettono al premier di lanciarsi in una guerra personale contro la magistratura italiana e spezzare una volta per tutte l’accerchiamento giudiziario attorno a Berlusconi. Un’attitudine che resta identica nella propensione del personaggio ma che, tuttavia, non costituisce l’elemento saliente del governo i cui atti più pericolosi e da avversare sono il “pacchetto sicurezza” la politica filo-padronale, la propensione alla guerra e alla militarizzazione del conflitto sociale.

2. Il governo Berlusconi presenta quindi elementi di continuità con le sue versioni precedenti ma anche elementi di innovazione importanti. La forza numerica, evidentemente, e il tentativo di utilizzarla per stabilizzare la destra, omogeneizzarla e quindi renderla più coesa e dunque pericolosa. In secondo luogo, il governo può utilizzare l’ampio lavoro di sminamento operato dal governo Prodi che ha aperto la strada alle più pericolose misure antisociali: dall’offensiva ideologica contro i Rom alla flessibilità del lavoro; dalla base di Vicenza alla Tav fino alla subordinazione al Vaticano. Terzo fattore di novità, il più importante: per la prima volta in Italia la destra non è solo al governo ma può ambire a conquistare un’egemonia culturale nella società italiana raccogliendo i frutti di uno slittamento conservatore maturato nel corso degli anni 90. Questa egemonia non è scontata anche perché richiede un personale e un apparato intellettuale che la destra non mostra ancora di avere. Ma il grado di consenso ai valori della destra (nazionalismo, xenofobia, liberismo) e al capitalismo in generale è oggi più forte che mai anche se esistono importanti contraddizioni ed elementi di controtendenza.

3. Chi appare senza fiato e senza prospettiva politica è l’opposizione del Pd che, non a caso, preferisce rifugiarsi nel governo “ombra”. Veltroni paga l’illusione del proprio progetto e più in generale del progetto che ha animato gli eredi del Pci dopo il suo scioglimento: gestire in prima persona il capitalismo italiano occupando tutto lo spazio a sinistra. Una contraddizione insanabile che ha portato il Pd, prima Ds, a regalare alle destre la forza che dieci-quindici anni fa non avevano, a snaturare la sinistra di classe coinvolgendo in questa deriva la stessa Rifondazione.

4. E’ dentro questa crisi che prende forza e fiato l’antiberlusconismo più tradizionale, più semplice e in fondo più innocuo, quello concentrato sulle vicende personali del presidente del Consiglio. L’Idv di Di Pietro si muove con naturalezza in questo ambito ma dimostra, allo stesso tempo, un’agilità e una determinazione che manca alle altre forze di opposizione. Ma come è stato già dimostrato, l’antiberlusconismo “democratico” – per quanto positivo - non è nulla senza una seria mobilitazione sui temi sociali. Per questo noi saremo in piazza l’8 luglio a Roma alla manifestazione promossa da Antonio Di Pietro, ma per raccogliere le firme in calce alla Legge popolare sul Salario minimo e alla Petizione per i diritti dei migranti.

5. Il Prc e le forze della Sinistra Arcobaleno, dal canto loro, non riescono a uscire dalla crisi che le ha viste protagoniste alle scorse elezioni, anzi si dibattono in una diatriba interna dalle dinamiche indecenti e dagli effetti esplosivi. Ma soprattutto non riescono a trarre le giuste conclusioni dall’esperienza attraversata rimanendo, il proprio orizzonte politico, tutto interno all’orizzonte dell’alleanza con il Pd e, quindi, della prospettiva di governo. Anche chi, apparentemente, oggi prende le distanze da questa linea non lo fa per un’elaborazione strategica e cerca di coprire le proprie contraddizioni dietro la battaglia identitaria che accomuna, sia pure in forme diverse, sia la linea Diliberto-Rizzo del congresso Pdci (con la dependance dell’Ernesto) che la mozione Ferrero-Grassi-Mantovani nel congresso di Rifondazione.

6. La crisi è profonda e non basterà l’ennesima “mossa del cavallo” per risolverla. Anzi, se un elemento positivo è riscontrabile nella fase attuale è proprio il fatto che è finito il tempo delle “mosse”. C’è un lavoro lungo davanti a noi, un lavoro che è fatto di recupero dell’egemonia culturale del movimento operaio ma, prima ancora, di ricostruzione di una soggettività del movimento stesso, un recupero della “classe per sé” che è sempre più flebile e che resta alla radice della crisi attuale. Per fare questo lavoro servono due linee direttrici fondamentali. Lavorare nei tempi giusti, senza forzature o illusioni a ricostruire una forza politica della sinistra di classe, radicata e di massa che sappia parlare al moderno proletariato e che sappia relazionarsi alle sue esigenze; costruire nell’immediato una “massa critica” necessaria a fronteggiare le destre e l’offensiva capitalistica attraverso un Fronte unitario, una stabile Alleanza sociale e politica, che non metta insieme solo pezzi di gruppi dirigenti ma riunisca, anche solo parzialmente, le migliori esperienze di lotta e le energie disponibile a un lavoro di opposizione.

7. I terreni per costruire questa Alleanza non mancano, come hanno dimostrato le esperienze, parziali, dei vari Patti: dall’opposizione alla guerra alla resistenza ecologista; dal “Pacchetto sicurezza” alle vertenze di lavoratori e lavoratrici; dal rifiuto dell’ingerenza vaticana alla battaglia per i diritti civili. Ma non si tratta solo di fare lotte parziali, manifestazioni, episodi di resistenza – tutti importanti e utili – quanto costruire un movimento più ampio, un’Alleanza stabile, appunto. L’organizzazione di una Mobilitazione nazionale dell’opposizione sociale è un primo obiettivo che proponiamo a tutte le forze antagoniste. Allo stesso tempo, un’alleanza sociale e politica si sostanzia anche di progetti concreti di lavoro che vivano quotidianamente sui territori o nei posti di lavoro e di studio. Un’organizzazione nazionale studentesca, una Rete permanente delle associazioni migranti e antirazziste, uno strumento di informazione e comunicazione effettivamente plurale sono solo alcuni degli esempi possibili.

8. Il terreno del movimento, del fronte unitario politico e sociale evidentemente non basta. Occorre costruire ex novo una sinistra di classe che innanzitutto sappia riprendere parola e che abbia la necessaria credibilità per farlo. I gruppi dirigenti della sinistra storica, tutti, compresi i dirigenti dei giornali e dei centri culturali, quella credibilità l’hanno persa. Occorre innanzitutto fare tesoro dell’esperienza che dice che non è possibile governare il sistema capitalista, che una simile strategia favorisce le destre e aiuta il padronato. E occorre cimentarsi sul terreno dei grandi riferimenti strategici. L’egemonia culturale e politica delle destre si batte sul terreno delle aspettative sociali, della società che intendiamo costruire. Una nuova sinistra di classe deve ridare senso e concretezza alla prospettiva dell’anticapitalismo, riconquistandone le ragioni direttamente nei luoghi del conflitto ma anche nei luoghi in cui si lavora, si studia, si vive.

9.Non ci sono oggi, nel breve termine, le condizioni per una ricomposizione politica che non sia politicista, identitaria o sradicata socialmente, tutti presupposti che vogliamo battere. La necessità di riaggregare una sinistra anticapitalista, radicata e di massa è quanto mai necessaria nella fase attuale e questa resta la nostra prospettiva di fondo. Per favorirla c’è oggi bisogno di concentrare risorse e attenzione sul rafforzamento e la costruzione di Sinistra Critica. Il risultato, per noi positivo, delle elezioni, la crescita del nostro Movimento politico, sono passaggi che riteniamo non finalizzati a se stessi o alla nostra crescita autoreferenziale ma presupposti per favorire l’affermazione di una nuova sinistra anticapitalista, radicata e di massa. Verso questo obiettivo ci possono essere tappe intermedie che prevedano alleanze stabili, soprattutto sul piano dell’incidenza sociale. Ma Sinistra Critica è oggi per noi uno strumento indispensabile che mettiamo a disposizione di quanti e quante non vogliono rassegnarsi alla faida interna alla sinistra, alla politica istituzionale o all’autoproclamazione di se stessi. Uno strumento in grado di favorire la nascita di una sinistra “nuova” che oggi non è visibile e per la quale dobbiamo lavorare attivamente.

10. Parte integrante di questo processo è la partecipazione alla costruzione della Conferenza Anticapitalistica Europea che ha visto un primo importante e riuscito appuntamento agli inizi di giugno a Parigi e che è incamminata a favorire la convergenza e l’azione comune fra forze di diversa provenienza ma animate da una prospettiva comune. Sinistra Critica si riconosce nei lavori e nell’agenda della Conferenza, compresa la necessità di dare vita a una lista comune alle prossime elezioni europee.

11. Dentro questo processo, Sinistra Critica lavorerà nei prossimi mesi alla Legge di iniziativa popolare per il Salario minimo intercatecategoriale. Una proposta di legge che mettiamo a disposizione di tutti coloro vogliano prendere parola nell’immediato contro il governo e Confindustria, vogliano agire concretamente anche per ottenere l’effetto simbolico della prima legge da sinistra nel Parlamento di Berlusconi. E per mobilitarsi nei luoghi di lavoro contro il nuovo razzismo firmando e facendo firmare la Petizione popolare per la difesa e l’estensione dei diritti del popolo migrante.

12. E’ in questi termini che intendiamo lavorare nel prossimo futuro e in particolare che intendiamo costruire la nostra, vera, prima Conferenza Nazionale che si svolgerà da ottobre a febbraio, accompagnata non solo da conferenze territoriali ma da vere e proprie conferenze tematiche sui principali ambiti del nostro lavoro politico.Una Conferenza per costruire Sinistra Critica, per dibattere con il resto della sinistra, per sperimentare forme più incisive sul piano dell’opposizione sociale e per mettere in agenda la scadenza delle elezioni europee che costituirà un banco di prova tanto importante quanto impegnativo.

Nessun commento: