giovedì 17 luglio 2008

Chi condanna e chi si accontenta

Se la destra esulta, a partire dall'ex ministro della Giustizia Roberto Castelli, a sinistra e tra le associazioni le opinioni sull'esito di Bolzaneto non sono concordanti. C'è chi pensa che si tratti di una sentenza che non fa giustizia e chi invece sostiene che un risultato è stato ottenuto, e se non si è fatto di meglio è perché nel nostro ordinamento penale non esiste il reato di tortura. E' il caso di Amnesty international, che attribuisce alle carenze del codice penale la mitezza delle pene. Ed è il caso di Giuliano Giuliani, per il quale «è la prima volta nella storia di questa nostra povera repubblica che un gruppo dirigente di medio livello delle forze dell'ordine viene condannato per un comportamento che nulla ha a che vedere con i compiti d'istituto». Di tutt'altro avviso l'ex segretario del Prc Franco Giordano, che se la prende con l'ex ministro Antonio Di Pietro che nella passata legislatura ha ostacolato in ogni modo l'istituzione di una commissione d'inchiesta. Di «una sentenza contraddittoria, che non fa giustizia» parla il presidente dell'Arci, Paolo Beni, per il quale «ci saremmo aspettati che il ruolo di pubblici ufficiali degli imputati venisse considerata un'aggravante tale da giustificare una maggiore severità». Anche Beni mette però in luce come la sentenza «faccia comunque luce su un pezzetto di verità», riconoscendo come reati alcuni comportamenti delle forze dell'ordine e riconducendone la responsabilità anche su chi politicamente le dirigeva. Man mano che si va verso sinistra, le posizioni si fanno più intransigenti. E così il leader del Partito comunista dei lavoratori Marco Ferrando parla di uno «Stato che assolve la propria criminalità» e Gigi Malabarba di Sinistra critica chiede di accertare le «responsabilità politiche». Di sentenza «assurda e vergognosa» parla Pino Sgobio del Pdci, mentre per il verde Paolo Cento si tratta di una «verità dimezzata». Nelle fila del Pd parla invece Giovanna Melandri («attendiamo di leggere la motivazioni della sentenza, tuttavia possiamo affermare che si è cominciato, anche se un pò troppo timidamente, a far luce e ad intervenire su quanto è avvenuto a Genova»).

Dal Manifesto del 16 luglio 2008

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