martedì 29 marzo 2011

La rivolta dell'acqua può vincere


La campagna referendaria è stata lanciata di fatto con il successo della manifestazione di sabato 26 marzo. Le ragioni di un referendum che per la prima volta, dopo tanti anni, mette in discussione il profitto


Salvatore Cannavò
da Il Fatto quotidiano
Il corteo del "popolo dell'acqua" ha aperto ufficialmente la campagna referendaria che porterà al voto del 12 e il 13 giugno che, negli auspici del governo,dovrà garantire una distanza di sicurezza dall'ottenimento dal quorum. Quel referendum è stato garantito da oltre un milione e quattrocentomila firme che hanno passato il vaglio della Corte di Cassazione e della Corte costituzionale (un analogo referendum presentato dall'Idv è stato invece bocciato). E tutto questo è avvenuto senza alcun contributo decisivo di apparati o forze organizzate, partiti o sindacati. A raccogliere le firme sono stati cittadini, comitati locali, una partecipazione democratica che non si vedeva da tempo. Questo si riflette anche sulle modalità della campagna, gli argomenti utilizzati, lo stile di comunicazione, la modalità carsica del movimento. Che non ambisce a una disputa ideologica ma vuole puntare soprattutto sui dati reali. Come spiega al Fatto quotidiano Marco Bersani, uno dei promotori del referendum, "questa è una battaglia dei cittadini contro i poteri forti" e muove quindi dal basso verso l'alto. A supportarla, del resto, ci sono dati incontrovertibili.

Da quando l'acqua è stata messa a disposizione di Società per azioni, siano esse private, pubbliche o miste privato-pubblico, il suo scopo è diventato, naturalmente, quello di produrre degli utili e di creare dividendi per gli azionisti. "Ma gli effetti di questa logica - spiega Bersani - sono tutti socialmente dannosi". Perché quegli utili possono essere ricavati solo da quattro voci: "L'aumento delle tariffe, la riduzione del costo del lavoro, la riduzione della qualità del servizio, l'aumento dei consumi di acqua.
I dati, tratti dal Convi.ri, il Comitato ministeriale di Vigilanza sulle Risorse idriche e dal centro Civicum di Mediobanca, sono lapidari. Negli ultimi dieci anni le tariffe sono aumentate del 68% mentre l'inflazione "solo" del 21 per cento, un rapporto quindi di uno a tre. Per quanto riguarda invece il costo del lavoro, da quando esistono le Spa, l'occupazione del settore si è ridotta del 15-20 per cento con un'impennata della precarizzazione. "Si potrebbe sostenere - sottolinea Bersani - che si sia trattato di una riduzione dei privilegi delle aziende pubbliche ma in questo caso il fenomeno si sarebbe dovuto limitare ai primi anni di privatizzazione. Invece è continuato e non accenna a fermarsi".
C'è un argomento fondamentale di cui i fautori delle privatizzazioni si fanno forti: lo Stato non ha un soldo, la rete idrica italiana è allo stremo, i privati portano soldi, investimenti, qualità, servizi migliori. Ai promotori del referendum, infatti, viene contestato in particolare il secondo quesito, quello che abroga la norma secondo la quale le tariffe vengono integrate per remunerare in forma adeguata il capitale investito. Insomma, profitti sicuri garantiti dalle bollette dei cittadini. Bersani prende ancora i dati del Con.vi.ri: "Nel decennio precedente alla legge Galli, cioè quello che va dal 1986 al 1995, gli investimenti erano pari a 2 miliardi di euro l'anno. Nel decennio successivo, dopo l'avvento di Spa e privati, che va dal 1996 al 2005, gli investimenti sono crollati a 700 milioni di euro. Tra l'altro il movimento referendario ha deciso anche di porsi il problema del finanziamento degli investimenti idrici. Per ammodernare la rete servirebbero infatti 40 miliardi in venti anni, cioè 2 miliardi all'anno. E se almeno 1 miliardo potrebbero essere recuperati dalla riduzione delle spese militari, viene anche avanzata l'ipotesi del "prestito irredimibile", una somma versata dai cittadini allo Stato in cambio di un interesse del 6,5% per un numero di anni da definire. Su questo punto si svolgerà un convegno ad aprile.

L'ultimo dato è quello che riguarda il consumo: l'Italia è tra i paesi che consumano più acqua, che utilizzano moltissima acqua minerale in cui "esiste una tendenza culturale al consumo dell'acqua e quindi se non si fanno campagne mirate non si producono risparmi". Da quando esistono le Spa sono aumentati tra il 17 e il 20 per cento all'anno e la tendenza è in costante aumento.
Ma allora, contestiamo noi, sono meglio i "carrozzoni pubblici", le Acea controllate da giunte come quella di Alemanno che si è distinta per la parentopoli all'Ama o all'Atac? "In realtà, risponde Bersani, indipendentemente dal capitale pubblico, chi controlla e gestisce un'azienda idrica sono i privati che compongono il Cda al di là delle loro quote azionarie. Chi ha deciso gli investimenti dell'Acea in Armenia, Albania, Perù, Santo Domingo, Honduras? I cittadini romani non ne sanno nulla". E quindi il problema è anche quello di migliorare la democrazia, controllare le decisioni, passare da organismi nominati a organismi democraticamente eletti.

Nel referendum vuole esserci tutto questo. "E' una sfida decisiva perchè non solo dopo due decenni si possono sanzionare le politiche liberiste ma soprattutto si può dare fiato a una battaglia dei cittadini contro i poteri forti". Stavolta non c'è uno schieramento politico ben definito. Certo, la legge da abrogare è stata approvata dal governo Berlusconi ma il suo estensore, Andrea Ronchi, oggi è all'opposizione con Futuro e Libertà. Il Pd ha diversi problemi visto che nelle "regioni rosse" la privatizzazione dell'acqua è stata pioneristica ma gran parte di questo movimento è schierata con il centrosinistra. La Lega, invece, ha più di un mal di pancia tanto che i referendari nella Lombardia del Carroccio hanno raccolto la bellezza di 250 mila firme.
Aver fissato il voto così in là nel tempo, a metà giugno, è un chiaro tentativo di disinnescare il referendum che, ricordiamo, è valido solo se la metà più uno degli aventi diritto si reca alle urne. Ma mai come stavolta c'è fiducia nel raggiungimento dell'obiettivo. "La nostra campagna referendaria - conclude Bersani - si è svolta a freddo, senza alcun fatto eccezionale che emozionasse o attirasse l'attenzione, senza l'appoggio di alcun grande giornale e nonostante questo abbiamo raccolto 1,4 milioni di firme". Per cercare di far crescere l'attenzione il movimento referendario sta per lanciare la campagna delle "Bandiere dell'acqua appese ai balconi" (un lenzuolo azzurro con il simbolo dei 2Sì), un modo per far crescere il passaparola. Si sono poi inventati una sottoscrizione originale: se il quorum sarà raggiunto il Comitato beneficerà del rimborso elettorale e quindi i cittadini che avranno sottoscritto si vedranno restituire i soldi.

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