lunedì 21 marzo 2011

Il capitalismo uccide. No al nucleare!


La furia dello Tsunami ha fatto emergere in tutta la sua drammaticità una verità inconfutabile: il nucleare può distruggere l'uomo. La storia sembra ripetersi. Il Giappone che con Hiroshima e Nagasaki aveva già vissuto in prima persona la furia distruttrice del nucleare, oggi si trova di nuovo a vivere quell'incubo. Stavolta però non per le conseguenze di uno scontro bellico, ma per aver scelto la strada dello sviluppo ad ogni costo. Queste le conseguenze di un sistema economico che ha imposto di costruire su un territorio altamente sismico, ben 53 centrali nucleari.
Ovviamente non c'è solo il Giappone a ricorrere all'energia nucleare. In Francia le centrali sono 59, negli Usa 104, 31 in Russia, 23 nel Regno Unito e 17 in Germania. Senza dimenticare lo sblocco di ben 8,3 Miliardi di Dollari da parte di Obama, nel Febbraio del 2010, per costruire due nuove centrali a Burke, in Georgia. D'altronde il Presidente Usa, da tempo non fa mistero di pensare di liberarsi dalla dipendenza da petrolio puntando sull'atomo. In questo il Governo Berlusconi si dimostra molto Obamiano. Così di fronte all'evidente disastro di Fukushima, il Governo pensa soltanto a rassicurare la lobby nostrana dell'atomo: Alstom, Ansaldo, Areva, Enel, Suez, Techint, Finmeccanica, Confindustria oltre a Cisl e Uil. “Il Governo proseguirà per la sua strada” ha tuonato il Ministro Prestigiacomo. Senza accorgersi che anche in Europa iniziano a sorgere forti ripensamenti, dovuti alla pressione di una opinione pubblica sempre più preoccupata e terrorizzata. In Francia è iniziato un controllo straordinario di tutte le centrali, in Germania hanno spento sette impianti, in Russia il premier Putin deve dichiarare a denti stretti la necessità di rivedere le prospettive dell'energia nucleare.
La domanda da farsi è quindi, a chi conviene il business dell'atomo?

Per rispondersi basta sfatare alcuni luoghi comuni. In primis il nucleare non riduce la dipendenza da petrolio. La Francia, 78% di energia prodotta col nucleare, è uno dei paesi col consumo di petrolio pro-capite più alti d'Europa. Inoltre va ricordato il problema uranio. Le riserve di uranio sono in esaurimento e inoltre l'85% dei giacimenti è in mano a sette compagnie. Ci si vuole quindi metter in mano alle lobby dell'uranio che, una volta consolidato il rilancio del nucleare, decideranno a loro piacimento i prezzi?
Altra argomentazione, sostenuta dai nuclearisti, è quella secondo cui il nucleare fa diminuire le emissioni di Co2. Falso. Solo il processo di fissione del reattore non produce emissioni, invece presenti in tutte le altre fasi a partire dall'estrazione dell'uranio. Inoltre sulle scorie radioattive ancora non si è trovata un soluzione sicura per la salute e l'ambiente. La custodia e i depositi di scorie hanno costi altissimi, insostenibili per un economia in crisi come la nostra. Non a caso si aggira il problema affidandosi ai traffici illegali di rifiuti nucleari nei paesi del Terzo mondo.
Inoltre sul reale fabbisogno energetico dell'Italia non si continua a dire la verità. Da noi il problema del mal funzionamento della rete elettrica deriva dalle privatizzazioni e dagli interessi delle compagnie. In Italia abbiamo installati 98.625 MW a fronte di un picco di domanda di 55.292. Sarebbe utile sapere dove finisce il resto dell'energia prodotta. Infine è assolutamente falsa la divisione tra nucleare civile e militare. Tutti i paesi che hanno costruito la bomba atomica, hanno iniziato costruendo reattori. L'espansione della tecnologia nucleare si è sempre abbinata alla proliferazione militare.
Così come è falso che il nucleare comporterebbe un abbassamento dei costi dell'energia: dal 2004 in Italia l'energia elettrica è venduta quotidianamente con un sistema borsistico che attraverso il meccanismo del prezzo marginale premia i profitti. In parole povere ogni produttore di energia elettrica stabilisce un prezzo di vendita e in base al fabbisogno energetico si paga a tutti il prezzo dell'offerta più costosa tra quelle accettate. Basta che anche uno solo tra i produttori, anche se irrilevante per Kwh prodotti, stabilisca un prezzo altissimo e quello diviene il prezzo di riferimento.
Se anche una parte dell'energia venisse prodotta a costi più contenuti, il prezzo resterebbe quello della produzione più costosa tra quelle utilizzate, aumentando semplicemente i profitti delle aziende nucleari!
L'alto costo dell'energia in Italia (+39% rispetto al resto della UE) è dunque colpa dei profitti che vengono realizzati sulla nostra pelle, regali ingiustificati all'industria dell'energia!
Tutto questo finora in Italia ha trovato una forte resistenza. Il movimento anti-nuclearista negli anni ottanta ha saputo parlare alla maggioranza del paese, riuscendo a vincere il referendum nel 1987. Oggi si vuole rimettere in discussione quella vittoria.
Noi invece vogliamo rimettere in discussione questo sistema! A partire dalla vittoria dei referendum su acqua e nucleare!

Sinistra Critica - Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista

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