martedì 15 giugno 2010

Lo scatto di orgoglio della Fiom


Conclusione unanime del comitato centrale che respinge il piano Fiat ma "apre" su 18 turni e straordinari. A patto di non toccare i diritti "indisponibili" sancit da Contratto e Costituzione. Il 25 giugno sciopero di 8 ore e prima assemblea dei delegati Fiat del Mezzogiorno a Pomigliano. La Cgil, per ora, si allinea


Salvatore Cannavò
L'intervento più applaudito lo fa Andrea Amendola, segretario Fiom di Pomigliano con un accorato appello a «resistere», a cogliere «la valenza generale» dell'attacco Fiat e del governo e ad ascoltare i lavoratori di Pomigliano «ché se firmiamo si rivolteranno con noi e allora il sindacato avrà davvero chiuso». «Guardate che ci chiedono di non firmare perché vuol dire resistere; poi, certo, se devono scegliere tra vivere o morire sceglieranno di vivere, è logico». Il prolungato applauso che riceve e il fatto che gli undici interventi dopo di lui decidano di cancellarsi permettendo a Landini, il segretario generale, di leggere i due ordini del giorno finali, dimostrano lo stato d'animo di questa Fiom che, ancora una volta, si mette di traverso al tentativo di dichiarare archiviata «la lotta di classe» come ha detto Tremonti.
L'ordine del giorno finale del Comitato centrale, chiamato a discutere di Fiat, viene approvato all'unanimità, anche la minoranza "epifaniana" lo approva, perché «oggi non ci stiamo a dividere la nostra organizzazione», dice Durante esponente della minoranza. La Fiom sceglie di resistere perché ritiene che solo in questo modo possa esistere e Landini spiega che le «condizioni poste dalla Fiat - straordinari a 120 ore, da fare anche in pausa, pausa ridotta da 40 a 30 minuti, deroghe al contratto e alle leggi, sanzioni per chi sciopero, indisponibilità a pagare la malattia nei primi 3 giorni - sono inaccettabili». Lo ha già detto al tavolo dell'altro giorno in Confindustria, ma lo mette per iscritto e chede al principale organismo Fiom di approvarlo. Respinto il piano Fiat, dunque, e respinta la pretesa di derogare dai contratti nazionalie e di riscrivere le regole della contrattazione. La portata dell'attacco non sfugge a nessuno degli interventi. Anche per questo il referendum previsto da Fim e Uilm, e supportato dall'azienda, non è proponibile «perché riguarda diritti che non sono disponibili» in quanto sanciti da leggi e Costituzione. C'è chi come Sergio Bellavita, giovane segretario della Fiom di Parma in predicato di entrare nella segreteria nazionale, lo dice ancora più chiaro: «siamo in una situazione peggiore del 1980 con quella "marcia dei 40 mila e la sconfitta dei 35 giorni", perché stavolta l'obiettivo è più ambizioso, eliminare la contraddizione rappresentata dalla Fiom». Ma il problema della «valenza generale» dell'attacco è presente in tutti gli interventi e motiverà poi, nel secondo ordine del giorno, quello sullo sciopero contro la manovra, la necessità di portare a 8 ore lo sciopero generale del 25 giugno che invece la Cgil manterrà a 4 ore. Così come si iscrive in questa logica la proposta di realizzare un'assemblea generale dei delegati Fiat del Mezzogiorno da tenere nei prossimi giorni a Pomigliano.
Più problematica la questione del referendum. Respinto in quanto legato a diritti «indisponibili» resta però il problema dell'indicazione di voto in caso di sua tenuta. Se la sinistra interna ha chiesto di «non partecipare al voto» la minoranza ha posto il problema del rapporto con quei lavoratori che invece voteranno e, probabilmente, voteranno sì. Il nodo non è stato sciolto e si vedrà già nei prossimi giorni come risolvere la contraddizione.

Ma, allo stesso tempo, la Fiom non ci sta a passare per la responsabile della chiusura dello stabilimento campano e quindi esplicita le proprie«condizioni», quelle su cui è disposta a chiudere. La Fiom accetterà infatti i 18 turni e lo straordinario di 40 ore che «permetterebbero a Fiat di produrre le 280 mila Panda che costituiscono l'obiettivo del gruppo» e che sono previsti dal contratto nazionale. «Se la Fiat lo vuole applicare in questo modo la Fiom darà l'ok» dice l'odg finale.. Si tratta di «disponibilità» mai concesse prima dall'organizzazione dei metalmeccanici - «a Melfi ci siamo opposti ai 18 turni e lì se ne fanno 17» spiega ancora Amendola - che "apre" quindi su maggiore efficienza e flessibilità e su una nuova organizzazione della produzione. L'apertura rappresenta il passaggio su cui la minoranza interna, che sta con Epifani nella confederazione, converge e decide di sostenere la prova di orgoglio della Fiom che esce dal suo vertice con un voto unanime.

In ogni caso, la Fiom esce da due giorni di attacchi intensi ricevuti da tutte le parti - Fiat, Confindustria, Governo, Cisl e Uil, una parte del Pd e della stessa Cgil - con uno scatto di orgoglio. Voglia di resistere, capacità di manovra, forte unità interna - in particolare della maggioranza ma per oggi anche di tutta l'organizzazione. Da capire invece il rapporto con Epifani che in giornata, ha chiesto un incontro a quattr'occhi con Landini nel quale il segretario generale ha sondato le possibilità di ammorbidimento della Fiom. Registrando una certa nettezza di posizioni ma anche apprezzando le disponibilità che poi saranno registrate nel documento finale. Il voto favorevole degli "epifaniani" lo dimostra anche se c'è chi teme che il consenso di Durante sia «a scadenza». Resta il fatto che dopo l'intervento di Epifani alla festa della Cisl, in cui proponeva uno sblocco della vertenza, ieri la segreteria Cgil ha diramato un comunicato per porre l'accento sul fatto che la proposta Fiat «può violare la legge, in particolare su sciopero e malattia» e chiedendo all'azienda «una riflessione». Un comunicato apprezzato dalla Fiom e che, probabilmente, tiene aperta ancora un po' la trattativa. Oggi Fiat ha convocato i sindacati che hanno aderito alla sua proposta più la Fiom come "osservatore". La palla, per ora, passa all'azienda torinese.

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