giovedì 25 ottobre 2012

No Monti Day. Per cominciare

Sabato 27 il corteo nazionale promosso da un ampio cartello politico, sociale e sindacale. Una prima occasione per attivare un movimento sociale di massa che sappia comprendere la portata europea della resistenza Dario Di Nepi Il 27 Ottobre la manifestazione No Monti Day sarà il primo banco di prova dell’autunno italiano. Certamente ci sono state altre importanti manifestazioni settoriali, da quelle degli studenti medi di inizio ottobre fino a quelle degli insegnanti della scorsa settimana, ma il 27 si scenderà in piazza in un momento nazionale, che si spera possa essere il più partecipato possibile. Il No Monti Day però chiuderà anche un ottobre che a livello europeo potremmo già definire notevolmente surriscaldato: gli scioperi generali in Grecia e le manifestazioni in Spagna, Portogallo e Francia dimostrano che i lavoratori, le lavoratrici, gli studenti e le studentesse così come i migranti del sud dell’Europa sono ormai arrivati al limite della sopportazione, le misure di austerità imposte dalle Trojka e dai governi nazionali stanno impoverendo pesantemente non solo le classi più deboli di questi Paesi, ma anche quelle classi medie che fino a qualche anno fa si sentivano protette, quasi inattaccabili dalla crisi. La Grecia è un esempio emblematico di questo processo, le strade di Atene sono ormai piene di macchine abbandonate e di negozi chiusi o falliti. Se questa è la realtà non possiamo negarci che la costruzione delle mobilitazioni del sud Europa ha avuto certamente delle caratteristiche differenti rispetto alla dinamica del No Monti Day. In Grecia sindacati e movimento hanno ormai consolidato una prassi di mobilitazione abbastanza efficace, almeno dal punto di vista della quantità di persone portate in piazza e del livello di radicalità; in Spagna il movimento degli indignados si è ormai stabilizzato come un punto di riferimento importante in molti quartieri di Madrid e Barcellona, tramite la presenza delle “asembleas de barrios”, ed è riuscito a connettersi sia con settori più tradizionali delle classe operaia in lotta, come i minatori asturiani, sia ad influenzare anche sindacati moderati come la UGT e le CCOO (ne è la prova la convocazione dello sciopero europeo indetto da quest’ultimi per il 14 Novembre così come i ripetuti assedi al parlamento avvenuti a Settembre e ad Ottobre). In Italia la situazione è radicalmente diversa, non c’è la presenza di un movimento “alla greca” né della radicalità espressa dagli indignados spagnoli. La costruzione del No Monti Day è stata quindi promossa principalmente da organizzazioni politiche e sindacali di base che hanno scelto una modalità più tradizionale, basata sulla classica manifestazione del sabato pomeriggio. Una scelta giusta ma che non scommette sufficientemente sulla possibile dinamica di attivazione di un movimento “alla greca” o “alla spagnola” nel nostro Paese. Fortunatamente però, come quasi sempre, dai movimenti sociali può accendersi quella miccia che potrebbe innescare una dinamica diversa anche in Italia: tra gli insegnanti infatti si sta di fatto creando l’embrione di movimento diffuso, i provvedimenti previsti nella legge di stabilità sono terribili (l’esempio delle 24 ore di lavoro è solo la punta di un iceberg) e colpiscono ulteriormente una categoria già martoriata, mentre gli studenti delle scuole hanno già dimostrato una notevole potenzialità di mobilitazione. Se a questi due elementi aggiungiamo il sentimento di rigetto sempre più ampio nei confronti di una classe politica ormai pienamente identificata con gli scandali di Fiorito, Formigoni, Penati o Scajola, e le condizioni economiche e di lavoro sempre più drammatiche non possiamo non avere una speranza che anche in Italia cominci a soffiare un vento di rivolta. La manifestazione del 27 quindi dovrebbe essere un passaggio nella costruzione di una dinamica di questo tipo e i promotori hanno l’occasione unica di mettersi a disposizione di un processo ampio, che vedrà come prossima tappa immediata lo sciopero europeo del 14 Novembre indetto in Grecia, Spagna, Portogallo e Malta, che potrebbe avere un risvolto importante e radicale anche nel nostro Paese. La formazione di uno spezzone della "conoscenza" dentro il corteo, ad esempio, è un utile esempio di come dare continuità alla giornata. Ora più che mai l’elemento di connessione internazionale è centrale e uno sciopero europeo ben riuscito sarebbe un tassello decisivo verso la costruzione di un movimento vasto e plurale.

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