martedì 18 maggio 2010

Prove generali di unità a sinistra


Un appello trasversale a Rifondazione, Sel, manifesto e altre associazioni chiede di privilegiare le convergenze sulle divergenze. Lo firmano Grassi e Deiana, Parlato e Tortorella, Vinci e Ferrajoli. Mancano però le firme di Vendola e Ferrero. Il quale potrebbe essere finito in minoranza nel suo stesso partito


Salvatore Cannavò
Un appello per unire la sinistra dopo la sua sconfitta. Lo firmano alcuni e alcune dirigenti di vari partiti, associazioni e giornali in un'iniziativa che smuove un po' le acque e, se progredisse, potrebbe cambiare le carte in tavola. L'appello, che dovrebbe apparire domani su Liberazione e manifesto, è firmato da un numero significativo di personalità e, come spesso capita, colpisce per l'assenza di alcuni nomi. In particolare per quella del segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero - mentre il Prc è ampiamente rappresentato - e del presidente della regione Puglia, Nichi Vendola. Ci sono invece Claudio Grassi, Alberto Burgio, Alessandro Valentini e Luigi Vinci di Rifondazione comunista, Licandro e Pagliarini del Pdci, Elettra Deiana, Alfonso Gianni, Patrizia Sentinelli di Sinistra, Ecologia e Libertà ma anche Valentino Parlato e Loris Campetti del manifesto, Aldo Tortorella e Marcello Cini, Giorgio Lunghini e Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli e Massimo Villone. Insomme, uno spaccato della sinistra, a volte minoranza nei partiti di riferimento, in gran parte ex Rifondazione e riconducibile a una visione "continuista", legata alla storia del Pci - sia pure con l'eresia manifestina - ma anche a gran parte del percorso compiuto dal Prc.
"Siamo donne e uomini di sinistra che hanno preso parte alle tormentate vicissitudini culminate nella disfatta del 2008", dice il documento e " siamo diversi ma anche uguali, accomunati dall’appartenenza a una stessa storia e cultura politica". I punti di convergenza sono semplici per quanto generici: "i diritti del lavoro, l’occupazione e il reddito delle classi lavoratrici; l’inalienabile titolarità collettiva dei beni primari, a cominciare dall’acqua, dalla conoscenza e dall’ambiente; la democrazia partecipativa, garantita dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista".

"Sulla base di queste opzioni condivise, l’attuale situazione sociale e politica del Paese ci appare grave e densa di pericoli" Si fa riferimento alla crisi economica, agli attacchi al lavoro, ma anche al diffondersi della corruzione fino al "rischio di svolte autoritarie in un contesto segnato dalla rottura della coesione sociale e dalla recrudescenza di pulsioni razziste".

E' per questo, dicono i promotori dell'appello, che "pensiamo che quanto ci unisce debba prevalere su quanto ci ha sin qui diviso e tuttora ci separa". Insomma, è venuto il momento della "inderogabile necessità di puntare sulle convergenze e affinità e di privilegiare le importanti battaglie comuni che insieme possiamo combattere e vincere: innanzitutto quella, cruciale, per il rilancio del sistema elettorale proporzionale per tutte le assemblee elettive, a cominciare dal Parlamento nazionale".

Un nuovo partito, una nuova organizzazione, magari un'associazione? Niente di tutto questo. Per ora, l'appello chiede alle varie componenti di far affermare, ciascuna in casa propria, "una volontà unitaria, indispensabile a far sì che la sinistra torni a giocare un ruolo importante sulla scena politica italiana". Poi si vedrà. Al momento non c'è nessuna iniziativa convocata ma solo il desiderio di verificare l'impatto dell'appello stesso.

Certo, non sfuggono alcune conseguenze politiche. Come dicevamo, l'appello non vede, tra i suoi promotori, alcuni personaggi significativi. Non c'è Vendola, proiettato sempre più in un'altra direzione, alla conquista dell'intero centrosinistra - e con lui manca qualsiasi figura riconducibile alla sinistra ex diessina di Mussi e Fava - mentre da Rifondazione e dalla Federazione della sinistra, non c'è il segretario Ferrero. Solo che i componenti della Federazione, o di Rifondazione, che firmano l'appello, messi insieme fanno la maggioranza di entrambe quelle due organizzazioni. E se la mancata adesione di Ferrero rappresentasse una divergenza reale, questo vuol dire che è finito in minoranza nel suo stesso partito.

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