giovedì 27 maggio 2010

Che succede nella Fiom?


L'organizzazione dei metalmeccanici vive una fase di travaglio. Per sostituire Rinaldini alla segreteria generale si contrappongono le candidature di Landini e Cremaschi. Ma potrebbe spuntare anche Airaudo, segretario della Fiom piemontese. E a Pisa, la federazione "sconfessa" le Rus in lotta contro la Piaggio di Colaninno


Andrea Martini
Come è noto, la conclusione del 16° Congresso nazionale della Cgil ha sancito di nuovo l'isolamento della Fiom all'interno della confederazione di corso d'Italia.
L'alleanza di Gianni Rinaldini con i segretari generali delle categorie dei lavoratori pubblici e dei bancari è stata spezzata con la vittoria di Epifani e dei suoi all'interno di queste due categorie.
Ora dunque il cerino dell'opposizione alla linea risultata maggioritaria nel congresso ritorna nelle mani di Rinaldini e della Fiom, che devono cercare di trovare il modo di far pesare sulle future scelte quei 310.000 voti raccolti nelle aziende dalla mozione "La CGIL che vogliamo".
Il dibattito tra quelli che hanno sostenuto la mozione di minoranza è vivace, non solo per la complessità delle scelte politiche e organizzative da fare (rimettere a punto la piattaforma, di fronte alla conclusione del congresso e alle stridenti violazioni della democrazia e della pari dignità delle opzioni congressuali, costituirsi o meno in area programmatica, utilizzando le regole e le agibilità consentite dallo statuto) ma anche per l'intreccio con altre delicate scadenze.
Sullo sfondo c'è la sostituzione di Epifani nel ruolo di numero uno della confederazione, programmata per fine settembre, ma, più nell'immediato, c'è il rinnovo della segreteria confederale che è all'ordine del giorno nella seduta del direttivo nazionale preannunciato per il 7, 8 e 9 giugno.
Ma ancor prima, la fase dei rinnovi dei vertici investirà proprio la federazione dei metalmeccanici con una sostanziale sovrapposizione tra le opzioni di posizionamento rispetto alla linea confederale e le scelte sulla ridefinizione del vertice Fiom. Infatti Gianni Rinaldini, che ereditò esattamente otto anni fa la guida di questa categoria da Claudio Sabattini, durante la riunione del Comitato centrale metalmeccanico convocato per il 31 maggio, lascerà l'incarico.
Le candidature alla sostituzione già esplicitatesi sono due: il più quotato Maurizio Landini, in qualche modo indicato dallo stesso Rinaldini, e il più noto Giorgio Cremaschi, leader della Rete 28 aprile e dell'ala fiommina più radicale.
La scelta potrebbe non essere solo sulle preferenze personali, ma sottende anche l'indicazione della direzione di marcia che la categoria dei metalmeccanici assumerà nei confronti del resto della Cgil e, in buona sostanza, anche alle controparti.
Formalmente entrambi i candidati collocano le proprie proposte politiche nel solco di quella che è stata la linea praticata da Rinaldini (e ancor prima da Sabattini) per oltre dieci anni.
Certo, l'elezione di Cremaschi, però, starebbe a significare una maggiore e molto più granitica irriducibilità di questa linea alle pressioni per niente discrete di Epifani e della confederazione perché la Fiom rientri nei ranghi.
A sorpresa, nel corso dei prossimi giorni, potrebbe spuntare una soluzione di mediazione tra i due, con la candidatura di Giorgio Airaudo, l'attuale segretario generale della Fiom piemontese.
Le scelte, come si diceva, non sono solo di vertice, ma si intrecciano anche con la conduzione di importanti vertenze sia già in atto, sia all'orizzonte prossimo venturo.
Ne citiamo due, emblematiche.
Da un lato il destino dei lavoratori Fiat (in particolare quelli di Termini Imerese e di Pomigliano), messi di fronte al piano industriale presentato da Marchionne al ministero dello Sviluppo economico a fine marzo. Finora la Fiom si è sostanzialmente limitata a commentare molto negativamente quel piano, che chiude definitivamente ogni prospettiva per lo stabilimento siciliano e sottopone quello campano a un pesante ricatto sul piano delle turnazioni, dei ritmi e dei diritti, ricatto, sia detto per inciso, che ha trovato immediatamente la scontata complicità di Cisl e Uil e un apprezzamento politico bipartisan. Ma quel ricatto, per non consegnare inermi alle pressioni padronali i dipendenti Fiat e per non consentire la contrapposizione di interessi tra i dipendenti dei vari siti aziendali, richiede la messa in campo di una mobilitazione unificante, massiccia, duratura e capace di far capire alla Fiat i costi produttivi, economici e politici di quel ricatto.
Per ora, nella Fiom, la discussione su quale risposta dare a padron Elkan e al plenipotenziario Marchionne è stata rinviata "causa congresso". Ma il nuovo segretario generale e la nuova segreteria nazionale Fiom che si insedierà nelle prossime settimane sarà chiamata a misurarsi subito con questa questione.
Già da subito, invece, qualche nota stonata è risuonata nella vertenza Piaggio, aperta da Colaninno, che, non contento dell'impennata dei profitti (l'azienda ha chiuso il primo trimestre del 2010 con ricavi per 340,6 milioni di euro, in rialzo dell'11,2% sullo stesso periodo del 2009 e con un utile netto di 2,9 milioni, con una previsione di ulteriori incrementi grazie agli incentivi 2010 per l’acquisto di moto) ha chiesto nei mesi scorsi un'intensificazione della produzione attraverso l'introduzione del lavoro obbligatorio al sabato, subito accettato dalle solite Cisl e Uil.
La Fiom, riconfermata come primo sindacato (con quasi 1000 voti su 2300 votanti, anche se con una leggera flessione rispetto alla precedente tornata) alle recenti elezioni per la Rsu, ha immediatamente proclamato lo sciopero degli straordinari del sabato, per offrire copertura a quei numerosissimi operai che non intendono rinunciare per un pugno di euro ad una giornata di riposo.
Lo sciopero Fiom è stato indetto dai 14 delegati Fiom della Rsu e dalla segreteria provinciale Fiom di Pisa.
Al successo dello sciopero, Colaninno ha replicato con durezza, con minacce dirette di sanzioni contro gli operai che si sono rifiutati di andare a lavorare e ventilando l'ipotesi di ulteriori delocalizzazioni verso i paesi asiatici.
Ma negli ultimi giorni, anche grazie alla connivenza dell'amministrazione di centrosinistra di Pontedera, le minacce di Colaninno hanno cominciato a seminare disorientamento in alcuni settori di lavoratori e, soprattutto, hanno indotto la Camera del Lavoro e la stessa Fiom di Pisa (con un comunicato stampa condiviso da 6 delegati Rsu su 14) a riprendere in esame le forme di lotta, suggerendo l'individuazione di "strumenti e modalità alternative".
In una situazione di scontro aspro come quello in corso alla Piaggio, e in un contesto di complicità incrociate a livello politico e sindacale con il padrone, una così plateale sconfessione della maggioranza della Rsu Fiom non può che indicare l'esistenza di inquietanti indizi di cedimento. Tanto più che il comunicato degli apparati Cgil e Fiom di Pisa sembra sia stato condiviso proprio da Maurizio Landini, responsabile nazionale Fiom per il gruppo Piaggio e, come già detto, candidato più accreditato alla successione di Rinaldini.
La maggioranza della Rsu Fiom della Piaggio, intanto, ha organizzato una consultazione in fabbrica e, sulla base dei risultati ha deciso di riconfermare lo sciopero del sabato.

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