domenica 18 maggio 2008

Verona, la scommessa è stata vinta. Oltre cinquemila al corteo antifascista

La scommessa di Verona è riuscita. Il corteo antifascista, promosso dall'assemblea cittadina con in prima fila il Csoa La Chimica, il Circoo Pink e Sinistra Critica veronese si è gonfiato della partecipazione di decine e decine di sigle nazionali e ha sfilato tranquillamente per la città. Circa 5-6000 i partecipanti tra cui si contano decine di associazioni e strutture di movimento ma anche partiti della sinistra come Rifondazione e Pdci. Convinta la partecipazione di Sinistra Critica, che ha sfilato con musica e uno striscione colorato con la scritta 'Senza fascismi citta' piu' sicure'. 'Siamo rattristati per l'uccisione di Nicola - ha affermato la portavoce nazionale Flavia D'Angeli - crediamo sia necessario ripartire dal basso, da una nuova sinistra: gli italiani si sentono insicuri non perche' ci sono gli zingari, ma perche' non arrivano a fine mese" (ansa).
Il corteo è partito intorno alle 15,30 e dopo circa mezz'ora si è dovuto occupare di una scaramuccia tra qualche decina di partecipanti, che hanno infranto una vetrina di un'agenzia interinale, e la polizia. Attimi di tensione ma poi, grazie anche al lavoro degli organizzatori, tutto è filato liscio.
Un minuto di silenzio e di riflessione e' stato osservato dai partecipanti al corteo nei pressi di Porta Leoni, il luogo dell'aggressione mortale a Nicola Tommasoli. Il corteo si e' fermato, si sono zittiti gli slogan e via via hanno taciuto le diverse formazioni al passaggio dei Porta Leoni.
'Verona ha bisogno di pace, di comunicazione tra le persone - hanno scandito i megafoni - questa manifestazione serve a svegliare una citta' che troppe volte ha girato la testa, prendiamo la parola per una Verona libera dalla paura e dai fascismi, esiste una Verona coraggiosa, aperta, indignata'.
Intorno alle 17 è partito anche il secondo corteo, indetto da organizzazioni dei migranti e dai disobbedienti - circa un migliaio. "Abbiamo risposto all'appello del Coordinamento Migranti Verona - ha detto Luca Casarini -, e' importante stare con i soggetti sociali che vivono in questa citta' e proprio in questo momento e' fondamentale che siano loro a prendere la parola'. Il corteo dei migranti e' stato aperto dallo striscione 'Verona Libera', l'unica bandiera e' invece quella del 'No al Dal Molin'.

Sinistra Critica











Verona antifascista in piazza per Nicola
In migliaia al corteo di partiti della sinistra e centri sociali E il sindaco Tosi chiede «il conto» per due vetrine rotte
Paola Bonatelli
Verona

È arancione, il colore preferito di Nicola, lo striscione che apre il potente corteo antifascista che ieri si è snodato per le strade di Verona fino al salotto della città, piazza delle Erbe. «Nicola è ognuno di noi», recita, e dietro ci sono centinaia di veronesi, donne e uomini di tutte le età. È la Verona che non ci sta, una scommessa vinta contro un'idea di sicurezza che semina ancora, nel 2008, morti di fascismo. Sfilano per testimoniare che una città diversa è possibile e li seguono diecimila persone - forse di più perché il dato è della questura - a formare un enorme serpente di diversità tutte unite non solo nel ricordo di Nicola ma anche nella volontà di ribadire che oggi l'antifascismo parla tanti linguaggi perché anche il fascismo è cambiato. A metà del corso che dalla stazione porta in centro il «blocco nero», gli antagonisti duri e puri, spacca una vetrina di un'agenzia interinale e ne fa saltare un'altra. Un quarto d'ora di tensione, con i promotori del corteo che si mettono in mezzo e la polizia schierata pronta ad intervenire. Ma la ragione prende il sopravvento e il corteo riparte, deciso ma pacifico. Il sindaco Flavio Tosi, a fine manifestazione, annuncia che chiederà i danni agli organizzatori.
Dopo i veronesi sfilano gli antifascisti di Milano, che ricordano le altre vittime della violenza neofascista, «Dax» e Renato Biagetti - «La vostra sicurezza uccide» dice il loro striscione - e poi il comitato romano Carlos Fonseca che lavora con le realtà dell'America latina, la «curva rossa» dei livornesi con gli studenti antifascisti, quelli di Monzantifascista, il movimento glbt con Arcigay e Arcilesbica «Contro la paura e la violenza contro l'omofobia per un mondo più gentile», le Lli di Lista Lesbica Italiana, gli attivisti dei centri sociali con i cartelli che riportano le dichiarazioni minimizzanti rilasciate dal sindaco Flavio Tosi (Lega) dopo l'aggressione di Nicola. E poi ancora lo striscione che cita De André «Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti», le bandiere della pace, quelle bianche e rosa dei No Tav e di Facciamo Breccia, gli studenti R/esistenti e il collettivo Clitoristrix femministe e lesbiche, tutti/e di Bologna, la Virtus fans «Dalle gradinate alla strada uniti contro il razzismo», le bandiere e i drappi rosso-neri degli anarchici, il significativo messaggio di un tatze-bao che accomuna il ventottenne veronese alla quattordicenne uccisa dal branco «Per Nicola e Lorena contro la violenza fascista e sessista», gli All Reds che salutano un'altra vittima della violenza nera «Ciao Renà», i milanesi di Transiti 28, csa della zona di Viale Monza, il Centro popolare autogestito di Firenze sud, il Coordinamento antifascista di Udine, l'Assemblea antifascista permanente di Bologna, la Fiom, la Sinistra Arcobaleno e le bandiere rosse di Rifondazione, dei Comunisti Italiani, di Sinistra Critica, dei Carc, il popolo della sinistra che non vuole chinare la testa.
Ci sono diversi esponenti dei partiti che alle ultime elezioni hanno preso una bella batosta. Scomparsi dalle Camere ma ancora in piazza, Paolo Cacciari, Tiziana Valpiana, Gennaro Migliore, Giovanni Russo Spena, il direttore di Liberazione Piero Sansonetti, Manuela Palermi, Marco Rizzo, Graziano Perini dei Comunisti Italiani e Flavia D'Angeli di Sinistra Critica sfilano in mezzo al movimento. «Si riparte dall'antifascismo ma declinato diversamente», dice il veronese Mauro Tosi della segreteria regionale di Rifondazione, «il nuovo fascismo è il differenzialismo, per cui a Verona viene sancito che ci sono due società, una dei cittadini veronesi, che la giunta Tosi proclama di voler proteggere, e una composta non solo dagli stranieri ma dai poveri e dai diversi. Sembra il paradigma di Ludwig».
Nell'orario canonico dell'aperitivo, verso le sei, la testa veronese del corteo entra in piazza Erbe. Là, dove nei fine settimana i Suv sono parcheggiati sul marciapiede e i loro spesso giovanissimi guidatori scendono per bersi uno «spriz», risuonano le parole taglienti di una delle portavoci dell'assemblea cittadina promotrice della manifestazione, Francesca Bragaja: «La morte di Nicola - dice Francesca, che ha gli occhi lucidi come le donne che sostengono lo striscione - deve segnare un punto oltre il quale qualcosa deve assolutamente cambiare. Abbiamo voluto che una parte del corteo finisse in piazza Erbe perché vorremmo in qualche modo scalfire l'indifferenza di quanti, in questa città, hanno girato la testa. Qui ci sono ragazzi come gli aggressori di Nicola. Poteva capitare a chiunque di noi, uno straniero, un giovane antagonista. Ma non è stato un caso su un milione, come ha detto il sindaco Tosi. Dopo la morte di Nicola molte altre vittime stanno denunciando le aggressioni subite. Il male questa città l'ha coltivato per anni girandosi dall'altra parte. Noi siamo cittadini di Verona e vogliamo dire che chi ha permesso che questa tragedia potesse avvenire continua a dire che questo non è un assassinio politico. Lo è. Chi rifiuta il diverso, chi vuole inculcare l'odio e la paura in una città pronta ad organizzare le ronde arma chi vuole farsi giustizia da solo». Quindi ricorda che nel 2005, dopo l'accoltellamento di alcuni simpatizzanti della sinistra antagonista ad opera dei soliti fascistelli della curva, l'attuale sindaco Flavio Tosi andò a trovare gli aggressori in carcere, lamentando poi il trattamento troppo severo loro inflitto. E poi la marcia del sindaco con la destra radicale e il pestaggio di tre parà meridionali dopo il corteo.

Manifesto del 18 maggio 2008

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