martedì 22 febbraio 2011

L'inverno è agli sgoccioli, arriva la primavera


Dopo il 14 dicembre, gli operai di Mirafiori e le donne del 13 febbraio. E se ci fosse una manifestazione in cui tutte queste istanze, unite anche ai migranti e ai movimenti per la difesa dei territori, chiedessero in maniera decisa e determinata le dimissioni di questo governo?


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Le piazze del 13 Febbraio quasi casualmente ricadevano a due mesi da quel 14 Dicembre in cui il movimento studentesco irrompeva prepotentemente nella scena politica italiana. Tra queste due date l’Italia ha vissuto la battaglia di resistenza degli operai di Mirafiori e uno sciopero generale della FIOM.

In questo stesso periodo sono esplose le rivolte vittoriose in Tunisia ed Egitto, che si stanno estendendo ad altri Paesi del mondo arabo come Algeria, Libia, Bahrein e Yemen. Sembrerebbe che nel Mediterraneo soffi un vento di rivolta …

Ma la nostra sponda del Mediterraneo non ci parla di rivolte, nel nostro Paese non si è verificato quel processo di reazione a catena che ha coinvolto il mondo arabo, addirittura travalicando i confini degli stati nazionali. Eppure le manifestazioni di insofferenza e rabbia sociale sono presenti ovunque tant’è che, come ci ha dimostrato il 13 Febbraio, è bastato un appello (certamente insufficiente e in parte sbagliato) della direttrice dell’Unità per riempire le piazze di tutta Italia e ridare protagonismo alle donne. Così come il 14 Dicembre era “bastata” la speranza di veder cadere il governo Berlusconi per fare una manifestazione oceanica ed estremamente radicale. Come del resto gli operai di Mirafiori non si sono di certo fatti piegare dalla propaganda di Marchionne e di tutto il teatrino mediatico, nel momento in cui hanno scelto coraggiosamente di votare No al referendum-ricatto imposto dalla Fiat.

La differenza con quello che sta avvenendo dall’altra parte del mare dunque la ritroviamo certamente nella diversità e nella specificità dei contesti, ma non possiamo fare a meno di notare che in Italia i soggetti sociali protagonisti degli ultimi due mesi non sono stati in grado di parlarsi realmente. Proviamo infatti a chiederci cosa sarebbe avvenuto se le donne scese in piazza il 13 Febbraio fossero state unite agli operai e alle operaie, e anche ai giovani protagonisti del 14 Dicembre. Chiediamoci quale potrebbe essere l’effetto di una manifestazione in cui tutte queste istanze, unite anche ai migranti e ai movimenti per la difesa dei territori, scendano insieme nelle strade per chiedere in maniera decisa e determinata le dimissioni di questo governo. La realtà infatti ci parla di un Paese in cui è presente la voglia di cambiamento, un cambiamento che però non può essere certamente affidato alla magistratura né tantomeno all’opposizione politica istituzionale, ormai totalmente asservita alle logiche di palazzo, ma che si sviluppi tramite un protagonismo di chi in questi mesi si è effettivamente battuto contro le politiche di questo governo.

La voglia di cambiamento non riguarda solo il governo, la volontà di tutti e tutte coloro che sono scesi nelle strade in questi mesi è forse anche quella di essere finalmente protagonisti del cambiamento, di essere noi stessi, gli studenti, le donne, i migranti, i movimenti territoriali, i lavoratori ad essere agenti diretti del ribaltamento e, perché no, della rivolta di cui questo Paese avrebbe bisogno.

L’inverno è ormai agli sgoccioli, la primavera è il momento del risveglio…

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