giovedì 7 agosto 2008

Ferrero incontra Veltroni, «ma le piazze saranno due»

Il segretario Prc vede anche Fava (Sd): corteo contro il governo a ottobre
Alessandro Braga

E adesso si torna in piazza. Non proprio adesso insomma, che con l'estate imperante qualsiasi manifestazione non riuscirebbe certo benissimo, ma in autunno. Sicuramente però prima del 25 ottobre, quando il Partito democratico ha fissato la data per la sua «mobilitazione ombra» contro il governo Berlusconi.
«Dopo una pausa di silenzio della sinistra è tornato il momento di riprendere a fare opposizione a partire dai contenuti e dalla propria proposta alternativa di società», ha commentato a caldo il coordinatore di Sinistra democratica Claudio Fava, dopo l'incontro di ieri con il neosegretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero. Ed era anche ora, verrebbe da dire, visto che dopo la scoppola elettorale di aprile i partiti della fu sinistra arcobaleno, a parte affrontare la stagione dei congressi anticipati con tutto il contorno di veleni e litigi interni, non è che abbiano fatto poi molto. Ma tant'è, il dado ora è tratto. «Abbiamo parlato della possibilità di costruire una grande manifestazione che coinvolga tutta la sinistra», ha dettto Ferrero, che ha spiegato anche la necessità di farla prima del 25 ottobre, «perché altrimenti rischia di essere una manifestazione di commento, quando invece la manovra economica incide sul piano sociale». Comunque, sarà impossibile realizzare qualcosa insieme al Partito democratico perché, ha aggiunto il leader del Prc, «sappiamo che non si può mettere insieme una piattaforma comune, è un problema qualitativo, è cioé che tipo di opposizione si fa al governo ma anche alle politiche di Confindustria, che è dietro determinate scelte». E in ogni caso, ci vorrebbe la disponibilità anche dell'altro soggetto, che non sembra particolarmente interessato alla cosa, se il segretario del Pd Walter Veltroni ha liquidato così la faccenda: «Se noi avessimo scelto di fare la manifestazione il 19 ottobre, sono sicuro che loro l'avrebbero fatta il 12. Mi sembra più una ragione politica che di merito». Parole che hanno avuto immediatamente la risposta di Ferrero: «Veltroni non vede differenze di merito tra i due cortei? Eccede in buonismo, mi piacerebbe davvero che il Pd si schierasse chiaramente per l'abolizione della legge 30 e contro la proposta di Confindustria di superamento dei contratti nazionali di lavoro, ma purtroppo non è così».
Ieri Ferrero ha incontrato pure Veltroni. «Una visita di cortesia», l'ha definita l'ex ministro, proprio a casa di chi, all'indomani del congresso di Chianciano, aveva commentato la sua elezione come «la vittoria dell'ala estremista e di lotta del Prc». Ma alla fine dell'incontro le posizioni sono rimaste le stesse: «Troppe distanze, in questo momento un'alleanza è assolutamente inimmaginabile», ha detto Ferrero al termine dell'incontro. Magari, «se cambiasse il modo di fare opposizione al governo». Porte aperte invece per le alleanze locali, che «vanno valutate sul territorio, di caso in caso, su base programmatica». Discorso chiuso quindi, meglio attivarsi per rimettere un po' insieme i cocci della sinistra italiana.
Il segretario di Rifondazione comunista ha già incontrato Grazia Francescato dei Verdi e ha sentito telefonicamente il confermato segretario del Pdci Oliviero Diliberto. E visto che la manifestazione, ha spiegato Fava, deve essere «inclusiva e non esclusiva», Ferrero in settimana sentirà anche i partiti alla sinistra di Rifondazione, Sinistra Critica di Salvatore Cannavò e il Partito comunista dei lavoratori di Marco Ferrando. Il leader del Pcl si è detto felice della proposta, sottolineando che è la stessa fatta dal suo movimento a fine maggio, ma chiede anche che si costituisca un comitato promotore unitario della manifestazione e che abbia un connotato «sociale e di classe».
Più o meno le stesse parole di Cannavò, che vuole dei paletti ben chiari per aderire: la richiesta di un salario minimo garantito a 1300 euro, per cui Sinistra Critica sta già raccogliendo le firme, un secco No all'accordo sul welfare fatto a suo tempo da Prodi e al trattato di Lisbona, l'adesione alla manifestazione del 17 ottobre organizzata dai sindacati di base e un netto mea culpa su quanto fatto durante il governo Prodi. Altrimenti, chiosa, «potrebbe finire come il 9 giugno di due anni fa».


Dal Manifesto del 6 agosto 2008

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