giovedì 6 gennaio 2011

Segni di rivolta contro la crisi. Una sfida per la sinistra anticapitalista


Coordinamento nazionale di Sinistra Critica del 18 dicembre - documento conclusivo approvato all'unanimità

1. Il nodo di fondo della situazione attuale resta la crisi. La crisi economica è tutt'altro che finita, anzi si acutizza e inizia a presentare il conto sociale. Le ragioni della crisi, le previsioni della sua durata, l'ampiezza e la profondità delle conseguenze, le ricette egemoni (vedi i risultati del vertice Ue) e le manchevolezze delle presunte alternative (socialdemocratiche o altro) restano l'elemento determinante della fase e rimandiamo ad altri documenti e analisi prodotti nell'ultimo anno. Vale la pena sottolineare gli effetti politici della crisi. Una sempre maggiore dedebolezza dei governi incapaci di combinare la professione di fede per le ricette liberiste con soluzioni credibili. Le crisi politiche, a volte istituzionali, sono frequenti, dall'Italia agli Usa di Obama, dalla Francia di Sarkozy alla Gran Bretagna. Se è azzardato parlare di crisi della borghesia, certamente si può parlare di crisi della sua mediazione politica che in mancanza di valide alternative, può portare a soluzioni peggiorative, autoritarie e antidemocratiche. E in particolare esprime la difficoltà del quadro "nazionale" a gestire una crisi sovranazionale e un'economia globalizzata che fa i conti con attori di dimensioni importanti come la Cina o gli stessi Stati Uniti.

2. E' in questo contesto che va collocata la crisi politica italiana, ben lungi dall'essersi conclusa con la salvezza del governo Berlusconi. La crisi è policentrica, vede l'erosione del centrodestra, la confusione del centrosinistra, i vagiti incerti del "terzo polo". La trasmigrazione costante di parlamentari è certamente espressione di una formula politica-istituzionale non funzionante - legge elettorale maggioritaria in un sistema ancora parlamentare-proporzionale - ma è anche il frutto della crisi economica che vede i governi incapaci di risposte socialmente efficaci e quindi alle prese con il problema del consenso. Il consenso evapora e anche i parlamentari, e le forze politiche, oscillano alla ricerca di un riparo sicuro. La crescita dell'astensione lo dimostra. Da qui, una progressiva separazione tra "palazzo" e "piazza" con quest'ultima che cerca di entrare nel primo quasi alla ricerca di una rappresentanza inesistente e di una possibilità di incidenza che sembra non esistere quasi più. Il governo Berlusconi per ora sopravvive e può certamente alimentarsi dall'inconsistenza dell'opposizione parlamentare e dall'incapacità, per ora, di trovare unità efficaci da parte dell'opposizione sociale.

3. Alla crisi è stata data una prima risposta, parziale, istintiva a tratti rabbiosa, il 14 dicembre. Quello che abbiamo visto all'opera a Roma non è stato il prodotto di qualche frangia estremista o tanto meno di improbabili "professionisti della violenza" ma l'avvisaglia di una vera e propria rivolta giovanile. Vista già all'opera a Londra ma anche ad Atene o Parigi. La crisi radicalizza le posizioni che a volte possono anche divenire "disperate" nella forma e senza una prospettiva politica d'insieme. La radicalità, del resto, non può essere disgiunta da una strategia per ottenere risultati efficaci, da meccanismi collettivi che rafforzino i movimenti e ne garantismo un'effettiva autodeterminazione democratica. Le pratiche di lotta devono essere funzionali alla tenuta e alla crescita del movimento, non vanno giudicate astrattamente. Per questo giudichiamo l'esplosione del 14 dicembre come un sintomo di una rabbia inespressa e l'avvisaglia di una rivolta possibile che per essere vincente non può limitarsi al gesto estetico ma deve trovare i percorsi, le alleanze, le scadenze adeguate. Per questo pensiamo che la prospettiva dello sciopero generale e generalizzato, in grado cioè di bloccare davvero il paese, sia una prospettiva necessaria. Per questo è importante ribadire la nostra solidarietà e sostegno agli studenti alla cui lotta il contributo di Sinistra Critica è stato certamente importante.

4. La giornata del 14 dicembre, la sua sostanziale solitudine, oltre alle difficoltà che il movimento dovrà affrontare mostrano, a nostro giudizio, anche una persistente crisi della sinistra anticapitalista come sponda efficace e sbocco politico in mancanza di una soluzione vincente delle lotte. E' una crisi che dura da tempo e sulla quale è concentrata la nostra iniziativa. Crisi di cui è parte anche l'incapacità del fronte sindacale. La Cgil continua a essere indisponibile alla prospettiva dello sciopero generale, in virtù della linea concertativa e compromissoria della sua direzione ma anche la giornata del 16 ottobre, così importante e rilevante, finora non ha prodotto passi in avanti nella possibilità di ricomporre le lotte e i soggetti antagonisti alla crisi. Anche il cartello "Uniti contro la crisi", frutto di un'intuizione corretta, rischia di rimanere solo il "logo" di strutture esistenti piuttosto che uno strumento per una ricomposizione necessaria. In cui, tra l'altro, non può mancare il contributo del sindacalismo di base, purtroppo assente dalla giornata del 14 dicembre e ancora capace di lotte importanti, come quella sul reddito sociale a Roma ma al momento poco disponibile a un percorso unitario.

5. In queste condizioni riteniamo che la priorità della fase sia quella di costruire una unità possibile dei movimenti attorno a una piattaforma anticrisi e alla parola d'ordine dello sciopero generale e generalizzato. In questa direzione lanciamo la proposta di un "Forum delle opposizioni sociali", su scala nazionale e locale, da intendersi non come somma di sigle o di mini-apparati ma come convergenza concreta di movimenti reali. Il movimento studentesco è il depositario naturale di questa ipotesi che non può essere agita astrattamente ma deve maturare nel vivo del conflitto sociale. Tutte le forme di lotta che possono rendere più concreta questa proposta vanno frequentate e rafforzate per realizzare davvero un movimento unitario contro la crisi.

6. Una battaglia specifica, e di indubbia rilevanza, è quella per la riuscita del referendum per l'acqua pubblica. A gennaio la Corte costituzionale deciderà sulla legittimità della consultazione e a quel punto la campagna elettorale sarà aperta. Noi ci impegneremo a fondo in questa battaglia, anche con la realizzazione di un Convegno ecologista nel mese di febbraio. Lo faremo con la convinzione che la battaglia per l'acqua pubblica rafforzi uno dei movimenti nevralgici del nostro tempo, quello per la società sostenibile e i beni comuni, movimento che vogliamo autonomo, radicato, democraticamente organizzato.

6. Con le gambe ben piantate nei movimenti sociali, vogliamo però rilanciare una piattaforma anticapitalista come unica strada per uscire dalla crisi. Il governo Berlusconi può sopravvivere ancora un po' di tempo, soprattutto in assenza di un'alternativa, ma il dopo-Berlusconi è già apparso all'orizzonte. In questa ottica la nostra sfida è quella di costruire un progetto politico che costituisca davvero una risposta efficace per milioni di lavoratori e lavoratrici tramite un programma adeguato alla fase che sappia agire al livello delle contraddizioni esistenti. Noi rivendichiamo una battaglia generalizzata per il reddito e il salario che colpisca i profitti e le rendite, che socializzi i guadagni e privatizzi le perdite, realizzando il contrario di quello che vuole fare il capitalismo globale. Vogliamo una legge che vieti i licenziamenti, la nazionalizzazione delle aziende in crisi o delle grandi banche, un reddito sociale come minimo vitale per pensionati-e, disoccupati-e. precari e precarie; vogliamo realizzare un grande piano ecologicamente sostenibile che affronti il tema della crisi del pianeta, a cominciare dal dissesto dei territori, dal rifiuto della logica che sottende alle "grandi opere", del ripristino dei beni comuni essenziali: acqua, energia, comunicazione, informazione. Sul progetto di un programma anticapitalista ci impegniamo a realizzare un convegno nazionale.

7. La complessità della crisi, la difficoltà della ricostruzione di un soggetto anticapitalista di massa richiedono una nostra maggiore capacità di approfondimento e di autoformazione. La sinistra anticapitalista che vogliamo non nascerà in tempi rapidi, avrà bisogno di prove, sperimentazioni, interlocuzioni inedite. Anche per questo vogliamo rafforzare la nostra capacità di riflessione, utilizzando al meglio la rivista Erre, il Centro studi e in particolare dando vita a quella "Scuola di formazione politica" già deliberata al congresso e che avrà un primo momento di sperimentazione con il seminario giovani di gennaio 2011. Si tratta di definire un'offerta politica di livello che riesca a seguire con efficacia le dinamiche del nuovo capitalismo, a indagare la moderna struttura di classe, a costruire relazioni con la molteplicità esistente dei soggetti sociali, a condurre una riflessione adeguata sulle forme della politica e le pratiche del conflitto, a strutturare i legami tra ecologia e economia. Ma anche a ri-definire una moderna "teoria della rivoluzione". "Ci vorrebbe una rivoluzione" è uno slogan dei nostri tempi per il quale occorre rilanciare una riflessione non banale e all'altezza dei tempi. E' un impegno che prendiamo in questo coordinamento.

8) Tassello della nostra costruzione e della costruzione di un progetto più ampio è anche la definizione di liste elettorali in occasione delle elezioni amministrative e in previsione di quelle politiche. Questa attitudine, che qui ribadiamo, non può però in nessun modo confliggere con il progetto e il profilo che ci siamo dati. Sinistra Critica è disponibile a costruire liste ampie, plurali, attraenti per i movimenti sociali esistenti, non ideologiche e, tanto meno, legate al residuo di una storia passata. In questo senso rilanciamo un appello aperto a tutte le forze disponibili per costruire un simile progetto, sapendo che non ci interessano improbabili "unità dei comunisti". Ci interessano invece liste anticapitaliste, ecologiste, femministe aperte ai movimenti e a forze politiche interessate a ricostruire un minimo di massa critica antagonista. Con questo spirito ci prepariamo alle amministrative di Napoli, Bologna, Milano, Torino e le altre città in cui siamo impegnati e con questo approccio affronteremo eventuali elezioni politiche generali.

9) Per reggere in una fase difficile Sinistra Critica non ha solo bisogno di migliorare la propria offerta politica, di consolidare la sua organizzazione - alla quale il tesseramento del 2010 consegna una tenuta importante - di affinare il profilo politico ma anche di rafforzare il proprio radicamento sociale. Occorre dare organicità al nostro intervento sociale cercando di utilizzare come esperienza esemplare - per quanto non automaticamente riproducibile - l'ottimo lavoro compiuto nel movimento studentesco. Ci impegniamo quindi a consolidare l'intervento nel mondo del lavoro da intendere non solo come intervento sindacale ma rilanciando un'attività diretta di Sinistra critica in direzione dei luoghi di lavoro e, soprattutto, della moderna condizione precaria. Vogliamo rafforzare l'intervento ecologista a partire dall'impegno positivo profuso nei comitato referendari per l'acqua pubblica. Vogliamo dare continuità, soprattutto in una fase difficile come questa, al nostro profilo femminista, costruendo il nostro gruppo di lavoro in direzione di un progetto politico e sociale più ampio. Vogliamo, infine, dare organicità alla nostra comunicazione attraverso il miglioramento degli strumenti attuali e soprattutto con un impegno non formale alla diffusione e alla campagna abbonamenti alla rivista Erre.

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