domenica 30 gennaio 2011

Dal conflitto sociale una nuova sinistra. Firma anche tu l'appello!


Il governo Berlusconi ha superato la prova della fiducia parlamentare ma continua a mostrare con evidenza la sua fragilità. Troppe le contraddizioni accumulate e l'incapacità di rispondere alla crisi per pronosticare una ulteriore durata della parabola berlusconiana. Questo non vuol dire che il governo non possa continuare a fare danni, anche maggiori di quelli già fatti: dalla riforma universitaria alla legislazione sul lavoro, dall'attacco alla magistratura all'invelenimento del clima complessivo. Un'epoca di arretramenti sociali, regressione democratica e destrutturazione di classe è alle nostre spalle. Il berlusconismo ha ben incarnato un modello di comando fondato sulla corruzione, la rendita parassitaria, l'eliminazione dei diritti sociali e del lavoro. Ma la regressione sociale è stata favorita anche da un modello sociale basato sulla modernizzazione del sistema capitalistico vincolata alla competizione globale e veicolato dall'Unione europea. Un modello che ha permeato il centrosinistra italiano il quale ha contribuito a sua volta a realizzare quel disegno spesso con l'aiuto decisivo della ex sinistra radicale. Non a caso, uno degli ultimi puntelli del sistema berlusconiano è proprio la non credibilità alternativa del suo principale competitore.
Quel modello economico e sociale mostra però la corda e la crisi globale evidenzia come le classi dominanti, nel loro insieme, stanno portando al fallimento e all'implosione l'intera società.
La giornata del 14 dicembre, con la sua rabbia fredda e determinata, espressione di una rivolta giovanile che caratterizza l'Italia e il resto d'Europa, costituisce la prima avvisaglia di una rottura sociale. Anche l'ampiezza del No a Mirafiori, dopo quello di Pomigliano, mostra la possibilità di un'altra lettura dello scontro di classe con segnali di risveglio di coscienza non prevedibili prima dell'offensiva di Marchionne.
Una nuova generazione comincia ad avvertire l'intollerabilità della propria condizione e chiede conto del proprio futuro. Lo fa a volte in forma disperata proprio perché non riesce più a concepire la speranza. Ma lo fa. E accanto a essa, settori del mondo del lavoro provano a tenere aperta una possibilità di resistenza alla crisi.
Noi avvertiamo l'esigenza di un'inversione di tendenza che si materializzi innanzitutto in un rinnovato protagonismo dei movimenti e dei soggetti colpiti dalla crisi e consapevoli che solo la loro unità - sulla base di rivendicazioni chiare ed efficaci, che facciano pagare la crisi a chi l'ha provocata - può generare la risorsa essenziale per resistere.
Un'inversione di tendenza che però si materializzi anche in un nuovo processo politico e sociale, alternativo al sistema capitalistico in tutte le sue opzioni, berlusconiane e non.
Con questo appello ci rivolgiamo innanzitutto ai settori del lavoro impoveriti dalla logica del profitto, ai ceti sociali proletarizzati dalla crisi e privati di futuro.Agli operai che ancora resistono alla logica ferrea del padrone come quelli che si battono contro la strategia di Marchionne.
Ai nuovi settori umiliati dalla gestione affaristica della scienza e dell’educazione. A quel precariato in formazione, fatto di ricercatori, studenti, che hanno oggi un ruolo essenziale per elaborare una critica di sistema.
Ai migranti, parte ormai decisiva del mondo del lavoro e privati di diritti, dignità, cittadinanza.
A chi ancora sostiene la legittimità del conflitto tra capitale e lavoro e il carattere non collaborazionista dei sindacati.
Ai cittadini e cittadine, alle comunità che si battono per la difesa del territorio, dell’ambiente e dei beni comuni dalla morsa degli interessi privati e del profitto.
A chi difende e sostiene la lotta per i diritti civili fondamentali, a cominciare dalla libera espressione degli orientamenti sessuali.
A coloro che hanno ancora a cuore la pace intesa come rifiuto radicale della guerra in tutte le sue espressioni, comprese quelle che mascherano con l'ipocrisia della missione umanitaria l'occupazione di territori e una logica imperiale della politica estera.
A chi tiene ancora in vita il protagonismo delle donne e la loro autodeterminazione convinte della necessità di rompere l'alleanza perversa tra il familismo filo-vaticano e il culto del potere maschilista di Berlusconi.
Lavoriamo, dunque, a un processo di ricomposizione e di riorganizzazione sociale consapevoli, però, che anche sul terreno politico, compreso quello elettorale, occorra organizzare una resistenza e una proposta politica, alternativa e indipendente, ai due o tre poli che oggi si stanno organizzando, per rimettere in campo un'opzione credibile della sinistra anticapitalista.
L'unità contro la destra, per essere davvero tale e divenire efficace, non può rimuovere l'aspetto sociale e la dimensione di classe, altrimenti, come è accaduto già negli ultimi venti anni, si ritorce contro la stessa sinistra di classe.
Sul piano elettorale, convinti che non possa comunque essere esaustivo della partecipazione politica e delle forme di resistenza al capitalismo globale, noi continuiamo a proporre la formazione, a ogni livello, di liste anticapitaliste, ecologiste, comuniste, femministe, democraticamente partecipate e funzionali a un'altra forma della politica, fuori dalla logica istituzionalista, senza cumulo di mandati, con retribuzioni in linea con gli stipendi e i salari di chi lavora, senza il carrierismo e con il rendiconto costante agli elettori e alle elettrici. Liste da presentare alle prossime elezioni amministrative e, nel caso, anche alle elezioni politiche.
Lanciamo dunque una sfida innanzitutto dentro la società e in secondo luogo nelle varie latitudini della sinistra italiana, per rimettere al centro dell'agenda un'iniziativa indipendente e alternativa per ridare speranza alla possibilità di un'azione collettiva.

Per aderire all'appello:
perunanuovasinistra@gmail.com


Primi firmatari:
Marco Bertorello, lavoratore portuale, vicepresidente Direttivo FILT CGIL Genova;
Felisiano Bruni, operaio
Fabrizio Burattini, direttivo nazionale CGIL
Luigino Ciotti, associazione Primo Maggio
Lidia Cirillo, quaderni viola
Danilo Corradi, dottorando La Sapienza
Fabiola Correale, studentessa universitaria, Ateneinrivolta.org
Eliana Como, comitato centrale Fiom
Pierpaolo Corallo, Usb settore privato
Nando D'Anna, consigliere comunale SC Casoria
Gianni De Giglio, dottore di ricerca in Economia
Nadia De Mond, marcia mondiale delle donne
Paola De Nigris. studentessa universitaria, Ateneinrivolta.org
Bruno Demartinis, insegnante, direttivo Cobas Scuola Genova;
Dario Di Nepi, precario
Luciano Governali, studente universitario La Sapienza, Ateneinrivolta.org
Francesco Locantore, insegnante precario
Pasquale Loiacono, operaio Mirafiori
Aurelio Macciò, Direttivo della Camera del Lavoro CGIL di Genova
Gigi Malabarba, rivista Erre
Felice Mometti, insegnante
Tatiana Montella, precaria
Armando Morgia, RSA VIII municipio Roma
Sergio Morra, professore ordinario di Psicologia, Facoltà Scienze della Formazione – Università di Genova
Gippo Ngandu Mukendi, ricercatore precario
Giorgio Sestili, studente universitario La Sapienza, Ateneinrivolta.org
Nando Simeone, direttivo regionale Filcams Roma e Lazio
Umberto Oreste, ricercatore
Ornella Orofino, studentessa universitaria Bari
Emiliano Viti, coordinamento No Inc. Albano
Rosalba Volpi, insegnante

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