sabato 10 aprile 2010

Acqua alta tra Di Pietro e movimenti


Dopo la protesta del "mail bombing" Di Pietro scrive al Forum per l'acqua pubblica e rivendica la sua linea: l'Idv raccoglierà le firme su un proprio quesito referendario spaccando così il movimento. Di Pietro accusa i quesiti del Forum di possibile incostituzionalità ma in realtà cerca visibilità. Incontra però l'opposizione di De Magistris e Sonia Alfano che chiedono uno stop, un incontro e una nuova unità


Salvatore Cannavò
Lo scontro tra il comitato promotore del referendum per l’acqua pubblica e l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro si fa problematico. Tanto che i due eurodeputati dipietristi, ma non pienamente allineati, come De Magistris e Sonia Alfano, sono dovuti intervenire per cercare di spingere per una mediazione.
I fatti sono un po’ ingarbugliati: la coalizione del Forum dei movimenti per l’acqua pubblica ha depositato tre quesiti referendari contro la privatizzazione dell’acqua. Il primo riguarda il famigerato articolo 15 della Legge Ronchi che impone di vendere a privati quote azionarie di proprietà degli enti locali in modo da scendere sotto il 50%, mentre il secondo punta alla soppressione della gara o della gestione attraverso Società per Azioni come unica modalità di affidamento del servizio idrico. L’abrogazione di questo articolo non consentirebbe più il ricorso né alla gara, né all’affidamento della gestione a società di capitali, favorendo il percorso verso l’obiettivo della ripubblicizzazione del servizio idrico, ovvero la sua gestione attraverso enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali. Il terzo quesito si propone di abrogare la norma che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio. Norme, le ultime due, che portano la firma del centrosinistra. Contemporaneamente, però, l’Italia dei Valori ha depositato un suo quesito che punta alla sola abrogazione dell’articolo 15 della Legge Ronchi realizzando di fatto una duplicazione della campagna referendaria. Inizialmente il movimento di Di Pietro si riconosceva nelle posizione del Comitato unitario ma dopo la richiesta di tenere fuori dal medesimo i partiti politici, l’Idv ha deciso di fare da solo, depositando il quesito.

Dal comitato promotore è dunque partita prima una lettera di protesta nei confronti dell’Idv e poi anche una “rumorosa” contestazione fatta di “mail bombing” in cui si definisce la scelta “gravissima” e si chiede un ripensamento.
Alla protesta del Forum dei movimenti ha risposto lo stesso Di Pietro con una lettera in cui conferma di fatto le accuse. Ricorda infatti che è stato il Comitato promotore “a non volere la presenza del partito tra i firmatari in Cassazione” e però ribadisce che l’Idv non si accinge a presentare un nuovo quesito “ma semplicemente a ridepositare in Cassazione in forma corretta il quesito referendario da noi già depositato l’anno scorso il 17 dicembre. Il deposito odierno - aggiunge Di Pietro – non è quindi una mancanza di riguardo nei Vostri confronti, ma semplicemente la prosecuzione di un’attività pubblica che Idv ha iniziato l’anno scorso”. Da dicembre, però, è avvenuto un fatto nuovo: si è creata una vasta coalizione di strutture capillari capace, lo scorso 20 marzo, di portare a Roma decine di migliaia di persone, di imporre un’iniziativa unitaria in cui è stato chiesto ai partiti di fare un piccolo passo indietro. Tutte le altre organizzazioni presenti nel Comitato – Federazione della Sinistra, Sinistra e Libertà, Sinistra Critica – hanno accettato mentre l’Idv ha deciso di procedere da sola. Di Pietro ventila poi il sospetto che nel caso dei quesiti del Forum “si corre il concreto rischio che la Corte Costituzionale possa dichiararlo inammissibile per sopravvenuto vuoto legislativo”. Dalle parti del Comitato promotore fanno però sapere di aver avuto la consulenza e il sostegno di giuristi come Rodotà, Ferrara e Lucarelli.

Dalla risposta di Di Pietro si evince che l’Idv andrà avanti: “Riteniamo aperto e prioritario mantenere il dialogo con Voi e, per questo, dichiariamo fin d’ora la nostra disponibilità a ospitare nei nostri banchetti di raccolta firme anche la modulistica riportante i vostri quesiti, invitando i cittadini a sottoscriverli”. Il problema invece rischia di essere molto più serio perché due campagne, due quesiti, due iniziative parallele possono contribuire a far fallire la stessa richiesta di referendum. Ecco perché il Forum ha immediatamente replicato a Di Pietro chiedendo di svolgere “in tempi urgenti un incontro tra il Comitato referendario e Italia dei Valori, in modo tale che si possa arrivare ad un chiarimento e, soprattutto, giungere, nel rispetto dei ruoli di ciascuno, ad una posizione unitaria sul merito e sul percorso referendario.

La vicenda si è infine intrecciata al dibattito interno all’Idv con l’intervento di due battitori liberi come Luigi De Magistris e Sonia Alfano. Sul suo blog, il primo invita a “scongiurare di procedere divisi e di moltiplicare iniziative che vanno nella stessa direzione” e chiedendo ai partiti di “rispettare questo protagonismo del movimento ed essere uniti, tutti insieme, nelle varie fasi che seguono al deposito dei quesiti”. “Concordo con Luigi De Magistris, ha subito aggiunto Sonia Alfano, proponendo di “chiudere in fretta e con responsabilità da parte di tutti la questione relativa a quali siano i quesiti referendari da sostenere e passare alla vera campagna referendaria. Che i comitati promotori si incontrino, prendano una decisione in fretta e che sia comune!”.

Salvatore Cannavò

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