mercoledì 24 marzo 2010

Note sulle elezioni regionali


Avevamo avanzato una proposta
Come è noto non troverete la lista di Sinistra Critica nella scheda delle imminenti elezioni regionali. Avremmo voluto esserci, non tanto come singola forza politica, ma dentro una alleanza politica e sociale che esprimesse un programma e una prospettiva alternativa ai due schieramenti, che avesse al centro la difesa dei diritti del lavoro, dei diritti sociali, dei beni comuni, la preservazione dell’ambiente, una concezione dei trasporti democratica al servizio dei cittadini e non funzionali agli interessi delle multinazionali. Per riprendere uno slogan semplice avremmo voluto una lista incarnazione di un programma e di una azione politica e sociale che anteponesse le vite concrete e materiali delle lavoratrici e dei lavoratori e delle popolazione alla logica infermale del profitto e del mercato capitalistico.
Abbiamo fatto questa proposta alle altre forze politiche alla sinistra del PD e a diverse forze sociali, come già avevamo argomentato e sostenuto l’anno scorso nelle elezioni provinciali. Abbiamo ben presto verificato che le forze, principali, Sel e Federazione della Sinistra, pur in forme differenti avevano già fatto altre scelte politiche, rimanendo strettamente agganciate al carro del PD. Abbiamo contemporaneamente constatato l’interesse, ma anche lo scetticismo e le preoccupazioni politiche ed organizzative e la conclusione di rinuncia da parte degli esponenti impegnati nei movimenti sociali. Per parte sua il Pcl, come nelle altre occasioni elettorali, già aveva annunciato che avrebbe fatto da solo. I risultati si vedono.
In tale contesto abbiamo giudicato troppo gravoso sul piano organizzativo, a partire dal gran numero di firme da raccogliere (le forze politiche presenti in consiglio, tutte insieme, avevano provveduto a varare una leggina regionale che le esonerava dalla raccolta !?…) e finanziario una corsa solitaria di Sinistra Critica e abbiamo preferito utilizzare le nostre forze ed energie per sostenere attivamente i diversi movimenti sociali e i lavoratori e le lavoratici delle aziende e delle fabbriche in lotta per difendere i posti di lavoro.
Ma il problema di una alternativa resta tutto quanto e averlo rinviato ancora una volta costituisce solo una sconfitta per tutti.

Una scelta inesistente
La scelta per le cittadine e i cittadini della nostra regione che vogliano sostenere un programma antiliberista e di rigetto delle logiche capitalistiche, infatti, non esiste.
Da una parte c’è la coalizione delle destre: la natura e gli intenti, il programma di queste forze sono fin troppo chiari, esemplificati da quanto il governo ha fatto finora, un sostegno continuo a padroni grandi e piccoli, un attacco continuo ai diritti dei lavoratori, minacce esplicite allo stesso funzionamento democratico. E il loro candidato, il leghista Cota, i cui connotati reazionari e razzisti sono espliciti e dichiarati, punta a trascinare voti operai e popolari nel gorgo populista xenofobo. Un pericolo certo.
Dall’altra la coalizione guidata dalla Bresso, che con l’ingresso dell’UDC avrà un’ulteriore inflessione a destra sui terreni delicatissimi della sanità e della scuola. Il governo della Bresso si è caratterizzato in questi anni per un pieno legame con i poteri forti della nostra regione, di sostegno alle imprese, di cementificazione ed asfaltizzazione del nostro territorio (l’ultima invenzione è l’autostrada pedemontana di Biella, che si aggiunge al progetto della tangenziale est). Per le lavoratrici e per i lavoratori, per le decine di migliaia di cassa integrati, per i tanti che hanno già perso il posto di lavoro o lo stanno perdendo, qualche ammortizzatore sociale, cioè qualche elemosina, che certo serve ad evitare il peggio per qualcuno, ma nella logica di scelte economiche funzionale alle ristrutturazioni capitaliste.
Ma quel che va sottolineato in modo particolare è che il PD si è impegnato nel corso degli ultimi mesi uno sforzo titanico per far avanzare il progetto della Tav. Il movimento della valle ha dimostrato ampiamente che questa opera serve solo ad assicurare ingenti profitti per le lobby del cemento e dell’asfalto foraggiandole coi soldi pubblici. Ma dietro questi padroni e interessi si è formata una vera e propria “unione sacra” che lega, come un sol uomo, centrodestra e centrosinistra piemontesi e nazionali, giornali nazionali e locali, tutte le forze imprenditoriali, e naturalmente il governo. E le forze dell’ordine provvedono a difendere con la loro presenza e repressione gli intenti di questa coalizione del cemento e dell’appalto.
Cota sta dietro, in attesa di raccogliere i suoi frutti; Bresso e amici sono in prima fila nel cercare di sconfiggere il movimento NO TAV nel voler cioè distruggere il principale movimento democratico e popolare nella nostra regione. Se il tentativo di spezzare la schiena a questa ampia e splendida manifestazione di difesa dell’ambiente, dei diritti dei cittadini e di pratica di democrazia andasse in porto si aprirebbe una autostrada per la Lega e per tutte le forze xenofobe e razziste, compresa la presenza degli affaristi di ogni genere così come delle mafie.

Un dramma
Il dramma in cui siamo immersi è che, chiunque dei due schieramenti vinca, userà questa vittoria contro il movimento della Val Susa e più in generale contro le forze di sinistra, contro il movimento delle lavoratrici e dei lavoratori gestendo politiche funzionali a garantire gli interessi del padronato e delle aziende.
Non aver costruito uno schieramento che desse ai lavoratori, ai cittadini, alle popolazioni della Val Susa la possibilità di voto alternativo è un grave errore della sinistra. Saranno gli elettori a giudicare queste scelte. E per parte sua la lista di Grillo, a cui alcuni militanti sociali si sono attaccati disperatamente, resta dentro il recinto di una protesta populista priva di una connotazione sociale realmente alternativa e tanto meno di quella connotazione anticapitalista necessaria nella presente crisi del sistema capitalista che viene usata contro la classe lavoratrice.

Centralità dei movimenti, organizzazione politica, l’alternativa
Certo il problema da cui partire è la costruzione dei movimenti di massa. Senza di questi, senza la partecipazione attiva democratica, dei lavoratori, dei cittadini, intorno ai propri obbiettivi, intorno a contenuti antiliberisti e anticapitalisti non si costruiscono le condizioni e i rapporti di forza di una alternativa; e i movimenti di massa non possono essere infeudati da partiti politici che pretendano di rappresentarli nelle istituzioni.
Ma il problema della costruzione di una forza politica che abbia come funzione principale l’impegno nei movimenti e la costruzione delle resistenze sociali e che possa servire per rinsaldare un blocco sociale anticapitalista non può essere eluso: E questo passa anche attraverso la capacità di esser presente nelle scadenze elettorali anche e soprattutto per difendere le ragioni e gli obbiettivi dei movimenti.
Se no ci troveremo sempre dentro l’infernale sistema bipolare, davanti al ricatto permanente della richiesta di contrastare il più brutto per favorire la vittoria di quello che viene presentato come meno brutto, ma che col suo agire disgrega le forze dell’alternativa e rafforza proprio il più brutto. Detto in altri termini: la costante scelta del meno peggio prepara il peggio.
Non si esce dalla logica infernale del bipolarismo stando dentro il bipolarismo stesso. Occorre spezzare questo gioco di sconfitta delle classi popolari affermando una forza politica, una coalizione di forze che dica sempre e chiaramente: “io ne sto fuori, guardo avanti e costruisco una alternativa nel sociale, se riesco ad essere nelle istituzioni le utilizzo per questa finalità ultima”. Non c’è soluzione diversa per chi non voglia rassegnarsi al razzismo populista di Cota e al liberismo filocapitalista del PD.

Unire le lotte, preparasi alle prossime scadenze politiche
In queste elezioni quel che interessa quindi soprattutto a Sinistra Critica, non avendo la propria lista o la coalizione giusta - e molti se ne sono dispiaciuti con noi -, è quindi soprattutto di sviluppare il ragionamento e di preparare altri scenari politici a sinistra per il futuro.
Nei prossimo mesi lavoreremo più che mai per portare avanti la nostra campagna “le nostre vite valgono più dei loro profitti”, (che avrà il prossimo 17 aprile a Roma un’importante momento di confronto in un’assemblea con esponenti delle fabbriche in lotta e dei movimenti, a cui invitiamo a partecipare) di lavorare per unire le lotte, per costruire un movimento di resistenza unitario, e contribuire alla riuscita della scadenza referendaria del referendum per la difesa dell’acqua pubblica.
Tuttavia, lo diciamo con molta chiarezza, non si può pensare che a Torino nelle prossime elezioni per il sindaco e il consiglio comunale la scelta sia ancora una volta tra un personaggio della destra (fascista, berlusconiano, leghista) e un clone o forse anche peggio dell’attuale sindaco Chiamparino, cioè l’espressione della borghesia locale, che poi è parte costitutiva decisiva della borghesia italiana.
Ci vuole una alternativa, un terzo polo, democratico e di classe, di sinistra. Noi faremo di tutto per costruirlo insieme ad altri, possibilmente con una lista unitaria e di sinistra rappresentativa della realtà sociale e di lavoro della nostra città. Specificando fin da subito un elemento: non potrà esserci forfait questa volta; in tutti i casi Sinistra Critica si misurerà con questa scadenza dal grande valore politico e sociale lavorandoci fin dai prossimi mesi.


SINISTRA CRITICA PIEMONTE

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