venerdì 5 febbraio 2010

Francia, la sinistra e il velo


L'Npa di Besancenot candida in una lista delle regionali una ragazza con il velo. «Condivide la nostra battaglia per una società anticapitalista, femminista e internazionalista» dicono i portavoce dell'organizzazione. Ma la stampa e il resto della sinistra vanno all'assalto. Leggi il dibattito tradotto dal sito Mediapart.fr


Il Nuovo partito anticapitalista (Npa) di Olivier Besancenot è oggetto di diverse critiche da parte della stampa, della sinistra e da qualche esponente interno, per aver annunciato la presentazione di una candidata con il velo alle prossime elezioni regionali. «Si tratta di una ragazza che porta un leggero velo, un foulard, e che è candidata dal collettivo locale di Vaucluse, nella regione Paca» ha detto Pierre François Grond, portavoce nazionale della campagna elettorale. L'Npa ha spiegato che la scelta «del collettivo del Vaucluse è stata fatta dopo un dibattito serio e complesso». La candidata è «una militante femminista, anticapitalista, internazionalista che ritiene di indossare il velo in ragione delle proprie convinzioni religiose». «La fede - ha aggiunto - è una questione privata che non può fare ostacolo alla partecipazione alla nostra lotta una volta che i fondamentali laici, femministi e anticapitalisti del nostro partito sono sinceramente condivisi».
Nel dare la notizia, Le Figaro aveva fatto dire a Besancenot che «si può essere femministe, laiche e portare il velo», affermazione che lo stesso Besancenot ha dovuto smentire con forza precisando che Ilham è semplicemente la prova che «si può essere nel Npa e portare il velo» e che l'Npa non rinuncia in alcun modo al suo carattere femminista, internazionalista e laico». «L' Npa è un partito che lotta contro ogni forma di oppressione e di esclusione. Un dibattito sull'emancipazione e sul ruolo della religione - e di tutte le forme di espressione - esiste e costituirà un punto del prossimo congresso».
La scelta del Npa è stata presa d'assalto dal resto della sinistra, per non parlare della destra. A muoversi per prima Le Monde, che ormai conduce una campagna sistematica per marginalizzare il partito nato dallo scioglimento della Lcr, subito seguita da Martine Aubry, segretaria del Partito socialista che ha detto che il suo partito «non avrebbe mai accettato» sulle proprie liste una donna velata perché «è la manifestazione di una religione che deve restare dominio privato e che non deve entrare nel campo della Repubblica». Per il partito di Sarkozy, l'Ump, la scelta è «una provocazione» mentre per Jean-Luc Mélenchon del Parti de gauche, alleato del Npa in alcune regioni, si tratta di un «errore».

Dal sito Mediapart.fr, giornale online di sinistra e indipendente, pubblichiamo alcune posizioni su questo tema


Candidata anticapitalista e con il velo? Perché no!
Ilham Moussaïd ha militato all'interno di un collettivo contro l'occupazione di Gaza, poco più di un anno fa. Molto attiva vi incontra dei militanti del Npa. A partire dalla causa palestinese e dal boicottaggio dei prodotti israeliani, prende coscienza dei problemi strutturali posti dal capitalismo: le guerre per il petrolio, ma anche l'oppressione delle donne, il razzismo, l'ecologia...
Diviene un'aderente del Npa nel dipartimento di Vaucluse e anche tesoriera. Come molti altri militanti anticapitalisti, Ilham è arrivata alla critica del capitalismo a partire dal proprio impegno in una lotta specifica, in questo caso la Palestina, prima di vedere i legami tra questa lotta specifica e le altre lotte. Nell'Npa incontra delle femministe, degli ecologisti, dei sindacalisti..
Questi incontri sono stati ricchi. Personalmente ho molto appreso su cosa sia la discriminazione nei confronti di un giovane arabo nato in Francia o l'importanza che riveste il boicottaggio per la lotta sulla Palestina. E penso che lei abbia anche scoperto questioni come l'ecologia o il sindacalismo. Sono legami che fanno la ricchezza di un anticapitalismo rinnovato che permette di vedere le connessioni tra la guerra in Medioriente, il ruolo strategico del petrolio, l'effetto serra e l'islamofobia montante in occidente.
E' in queste discussione che mi sono accorto che il capitalismo, la mercificazione di tutti i rapporti sociali o la concorrenza di tutti contro tutti entrano alla fine in contraddizione con una fede che mette al centro della sua dinamica il dono e lo scambio. A questo riguardo non vedo perché la fede sarebbe un motore d'impegno meno legittimo che una presa di coscienza ecologista alla moda Avatar versione bobo...
Insomma, avrebbe dovuto essere abbastanza normale che Ilham fosse proposta dal suo comitato per essere su una lista del Npa alle regionali, piuttosto normale. Perché ho dimenticato di ricordare finora che Ilham porta il velo! Ora, nella Francia del XXI secolo portare il velo pone grandi preoccupazioni. E così, di colpo, un dibattito si è acceso all'interno del Npa su questa questione e esplode sui media nazionali.
Che pensare di questo fastidio all'interno del Npa e dello scatenarsi all'esterno contro "l'islamo-gauchisme". Innanzitutto, è la prova dell'oppressione specifica che discrimina i musulmani. I cattolici hanno avuto da tempo un'azione politica senza che questo desse fastidio: Abbé Pierre, Gaillot...Inoltre, questa oppressione tocca ancora di più le donne...alla fine un uomo musulmano credente non attirerebbe certi fulmini. Da anni, due argomenti sono utilizzati nel dibattito sulla questione del velo: il femminismo e la laicità.
Sul femminismo, è totalmente incomprensibile, una donna entra in politica, parla in pubblico, si presenta alle elezioni e glielo si vorrebbe impedire perché crede in Dio e lo vive alla sua maniera! Bella prova di femminismo, ancora un segno in cui l'importante è scegliere per le donne come devono vestirsi convenientemente. Donna emancipata nella versione occidentale ma non troppo quando si traduce nella maniera di Viginie Despentes o Lisbeth in Millennium. Peraltro, potete essere sicuri che una donna in minigonna di pelle, aggressiva, attirerebbe rapidamente gli stessi strali. C'è dunque del sessismo oltre che dell'islamofobia a voler mettere all'indice una ragazza velata.
La laicità nel senso nobile è che le credenze di ognuno e ognuna possano essere rispettate. In Francia, la laicità si è costruita soprattutto contro il potere della Chiesa cattolica. Questo immenso potere assicurava la legittimità del potere politico, opprimeva larghi settori della società. La lotta di emancipazione contro questo potere oscurantista da parte di una minoranza era necessario. Ma non al punto di fare l'equazione tra chiesa=oppressione=credenza. Non confondiamo la pratica di milioni di abitanti e il potere politico di una chiesa. La spiritualità fa parte dell'esistenza umana. Certi credono di aver superato questo stadio. Ma è falso. Hanno solo rimpiazzato un dio con un altro Dio (denaro, potere, calcio...) e norme morali con altre norme morali. La vera emancipazione consiste nello scegliere nella propria vita le azioni e i referenti morali che ci si adattano. E provengono dalla nostra fede, dalla nostra educazione, dalla nostra cultura e dalle nostre esperienze. Non dobbiamo giudicare quelle altrui ma possiamo giudicarli per i loro atti.
Ecco il vero materialismo emancipatore.
Personalmente mi sento più vicino alla militante per la causa palestinese, velata che a un direttore di Carrefour, che oltre a vendere merci prodotte dagli israeliani sul suolo palestinese, sfrutta i suoi dipendenti, tormenta le cassiere e viaggia in Bmw. Ho più pregiudizi negativi verso questi possidenti cinici dal paracadute dorato che verso quelli e quelle che lottano al nostro fianco contro questo sistema.

Npa, candidata velata: sono perplesso...
Le Figaro ha rivelato la presenza di Ilham Moussaïd, candidata con il velo (di fatto un foulard) sulla lista del Npa nel Vaucluse (regione Paca). Interpellato su questo Olivier Besancenot ha assicuramente che si può essere "femminista, laica e velata".
Pierre-François Grond, portavoce nazionale per le regionali aggiunge: «Assumiamo la decisione del gruppo locale di presentare Ilham Moussaïd ma non facciamone un caso perché è una candidata tra gli altri» e spiega «questo non cambia in niente la nostra analisi dei simboli religiosi come simboli di oppressione».
Certo, «non è un affare nazionale né una bandiera» e mai la Lcr o l'Npa hanno chiesto dei certificati di miscredenza. Lo posso testimoniare per aver incontrato molti cristiani, addirittura preti, all'interno della Ligue. Per quanto riguarda i tanti ebrei che sono all'origine di questa formazione politica, si tratta di atei irriducibili-
Già nel 2004, durante il dibattito sul velo a scuola, la Lcr era stata attraversata da un dibattito che aveva creato qualche disagio, certo marginale, all'interno.
La pubblicità che i grandi media accordano alla presenza di Ilham Moussaïd su una delle liste per le prossime regionali non è ovviamente innocente. Nel pieno del dibattito (odioso) sulla “identità nazionale” e sul Burqa (di fatto, il velo integrale) la manovra è grossolana così come il libro di Renaud Dély su Besancenot. E' tutto dire.
Ciò non mi impedisce di essere perplesso e di attendere il prossimo congresso del Npa, in novembre, che discuterà, tra gli altri punti, di “religione e emancipazione” per decidere se rimanere membro o no.

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