sabato 14 novembre 2009

SECONDA CONFERENZA NAZIONALE DI SINISTRA CRITICA. CONTRO LA CRISI UNA NUOVA SINISTRA


Si chiude in un buon clima e con uno slancio unitario la Conferenza nazionale di Sinistra Critica. Qui di seguito la mozione conclusiva.


La 2a Conferenza nazionale di Sinistra Critica approva la relazione introduttiva, il documento lavoro, quello organizzazione e assume i contributi sul femminismo, sui giovani e sulla teoria.


La crisi non è finita
A dispetto delle menzogne che vengono veicolate dagli Uffici studi, dagli organismi internazionali o dalle istituzioni finanziarie, la crisi economica globale non è finita e dispiega ora i suoi effetti drammatici e a produrre i suoi effetti sociali.
Siamo di fronte a una crisi strutturale tale da mettere in discussione i livelli di accumulazione complessiva del capitale. E' una crisi di sovrapproduzione che ha bisogno di distruzione di capitale e quindi ristrutturazioni radicali, ri-gerarchizzazioni a livello internazionale, nuovi equilibri. E generalizza una instabilità generale, una lunga fase di transizione in cui crisi economica, crisi ambientale, crisi democratica si sommano e segnano la fase in cui viviamo.
In questo scenario di crisi le vie di uscita possono essere rappresentate anche da smottamenti democratici, derive populiste, in alcuni casi fascistoidi. Anche perché alla crisi del capitalismo fa da contraltare una corrispettiva crisi del movimento operaio in cui la componente socialdemocratica si è resa complice da tempo della governabilità del sistema, le organizzazioni comuniste tradizionali vivono una lunga fase di declino e le forze della sinistra anticapitalista o rivoluzionaria non riescono ancora a rappresentare un'alternativa, tranne alcune significative eccezioni.
Non è un caso, dunque, che nessun settore della borghesia non prospetti vie di uscita neokeynesiane. Anche perché tali politiche hanno funzionato in un periodo di espansione economica e non di recessione e oggi senza una forte distruzione di capitale non si può reinventare una forte domanda. Da qui i rischi di un peggioramento ulteriore della situazione. Certamente, la quantità di risorse inalata nel sistema negli ultimi due anni produrrà una mini-ripresa e un possibile rimbalzo. Ma questo non sarà risolutivo e la previsione più probabile è quella di una prolungata stagnazione.
Di fronte alla crisi, ci sono, certamente, obiettivi immediati che possono giocare un ruolo positivo. Ma per la ristrettezza cui sono confinati i margini di riformismo, qualsiasi proposta di stampo neo-keynesiano - il ricorso alla spesa sociale e agli investimenti pubblici, gli ammortizzatori sociali, un intervento pubblico regolatore - ha bisogno, per costituire scenari alternativi e generare una capacità di mobilitazione (l'elemento decisivo!) un orizzonte più coerente, un riferimento anticapitalistico, una capacità di sovvertire i modelli egemoni e prospettare un'alternativa di sistema. Proprio perché la crisi è grave, proprio perché il capitalismo mostra intere le sue debolezze occorre un surplus di immaginazione, mostrare che si può produrre e vivere capovolgendo le priorità e le gerarchie: le nostre vite contro i loro profitti, per dirla con uno slogan felice.

Una piattaforma di lotta
a) Al primo punto noi mettiamo la difesa dei posti di lavoro, la moratoria sui licenziamenti, la salvaguardia e l'estensione degli ammortizzatori sociali. Se Tremonti scopre propagandisticamente il "posto fisso" noi lo difendiamo da sempre. Sapendo che per difendere il lavoro occorre affondare il colpo, per questo chiediamo la Riduzione dell'orario di lavoro, a 32 o a 30 ore.
b) Di fronte alla chiusura di fabbriche e aziende serve immediatamente un Coordinamento delle lotte e delle fabbriche in crisi.
c) Di fronte alla chiusura delle aziende ai lavoratori e alle lavoratrici in lotta non resta che la socializzazione dell'azienda, la nazionalizzazione e anche l'autogestione.
d) Di fronte alla crisi serve poi una difesa e un allargamento dei diritti rispettando la conformazione di un proletariato che non è più solo bianco e non è più solo maschile. Senza un'integrazione effettiva delle diverse componenti del moderno proletariato in una battaglia unitaria non si sconfiggerà, ad esempio, il razzismo crescente. Noi rivendichiamo unità dei diritti, unità delle lotte, a prescindere dal colore della pelle, dalle convinzioni religiose, dal genere o dalle preferenze sessuali.
e) Continuiamo a ritenere importante la legge per l'istituzione di un salario minimo intercategoriale come strumento utile a frenare la naturale tendenza delle ristrutturazioni a intaccare il salario a vantaggio dei profitti. Di fronte alla proposta di un Contratto unico con il solo scopo di allineare tutti i contratti al livello peggiore, cioè quello dei lavoratori precari, noi vogliamo finirla con la precarietà, parametrare i contratti verso l'alto e chiedere, per tutti e tutte, l'applicazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
f) Occorre rivendicare la salvaguardia e l'aumento della spesa sociale per riqualificarla in direzione dei bisogni sociali. Un piano d'urgenza sociale all'insegna dello slogan "Le nostre vite valgono più dei loro profitti" perché salute, trasporti, scuola, acqua, energia, comunicazione, cultura, siano riportate nel perimetro dei beni comuni e non in quello dei bilanci aziendali.
g) Una prospettiva ecologista è oggi indispensabile sia per fronteggiare i rischi che corre il pianeta sia per cogliere il legame tra crisi economica e crisi ecologica che conferisce alla crisi attuale, i tratti di una vera e propria "crisi di civiltà". Quello che a noi appare chiaro è che una soluzione ecologista non si accorda con il massimo profitto e che il capitalismo è l'ostacolo più evidente e corposo al conseguimento di risultati ambientali soddisfacenti che necessiterebbero, per cominciare, di interventi democraticamente concordati che non si conciliano con la logica del mercato.
Siamo per una riduzione dei consumi di energia con la riconversione di tutta una serie di industrie, del rilancio delle energie rinnovabili, la salvaguardia dei territori e il loro consolidamento geologico in prevenzione dei disastri vari, l'opposizione netta al ritorno al nucleare.
h) Senza ribaltare l'accumulo di ricchezze prodottosi negli ultimi venti anni non ci sarà nessuna risorsa aggiuntiva e nessuna possibilità di ricostruire forza del salario e forza dei diritti sociali. Proponiamo una vera Patrimoniale, la revisione, verso l'alto, della tassazione delle Rendite, l'introduzione della Tobin tax, l'abolizione del segreto bancario.
i) Siamo per la riduzione drastica delle spese militari, la riconversione dell'industria bellica e l'uscita dalle guerre, da tutte le guerre imperialistiche e quindi dalla politica delle missioni che l'Italia persegue da oltre venti anni.
j) La crisi ha un impatto diretto anche sulla convivenza democratica. Esiste un'emergenza democratica che in Italia vede sotto attacco le conquiste legate alla Resistenza e alla Costituzione italiana nello stesso momento in cui si accentua la campagna xenofoba aizzata dalle istituzioni, l'offensiva clericale contro le libertà individuali, l'ossessione e ormai l'odio per i diversi modi di intendere la sessualità. Si collega anche al sessismo latente che attraversa il mondo della politica, della comunicazione, della vita quotidiana e di cui le vicende sessuali di Berlusconi, o su un altro versante, di Marrazzo, hanno mostrato un volto.
Una battaglia democratica, quindi, è importante e ci vede convintamente in campo. Ma a condizione, pena la sua sconfitta, di non separarla dalla battaglia per i diritti sociali in luogo di un generico frontismo democratico e antiberlusconiano che nulla ha prodotto negli ultimi quindici anni.
k) Il terremoto del 6 aprile nel territorio aquilano ci impegna a mobilitarci contro le politiche prodotte dall'Emergenza intesa come sistema che commissaria un territorio, militarizzandolo, togliendo ogni potere di azione agli Enti locali. E' il sistema messo a punto dal governo Berlusconi nel 2001 che ridefinisce il ruolo della Protezione Civile. Lo "stato di emergenza" diventa il pretesto per garantire alti profitti attraverso logiche di mega-appalti con possibili conseguenti infiltrazioni mafiose. Sinistra Critica riconosce e e sostiene il lavoro di compagne e compagni che, sul territorio, sono attivi nei processi di partecipazione, ricostruzione e trasparenza e di opposizione alla crisi e alle politiche che le attuali classi dirigenti, sia di centrodestra che di centrosinistra, stanno attuando.
l) C'è infine un filo nero che lega i fatti di Genova, l'impunità garantita a quei vertici di polizia e le aggressioni contro detenuti che hanno portato alla morte di Cucchi, Aldrovandi, Bianzino, Lonzi e tanti altri. Anche su questo versante serve oggi una mobilitazione unitaria contro la repressione, l'autoritarismo e anche contro il nuovo fascismo che vede scatenare aggressioni non solo contro i militanti della sinistra ma anche contro studenti, attivisti o semplicemente persone lgbt. Una mobilitazione democratica, capillare, radicata e di massa.

Tutto questo presuppone un campo di azione ampio, una prospettiva di insieme, che noi definiamo anticapitalista, e che provi a forzare il quadro delle compatibilità. Una piattaforma minimamente efficace non emerge se non si dà l'obiettivo di intaccare il profitto, se non prevede di rimettere in discussione la proprietà, se non riflette sulle coordinate di un “piano” democratico e partecipato.

Un movimento contro la crisi
Noi continuiamo a proporre alla sinistra sociale, politica e sindacale di costruire un movimento all'insegna dell'unità e della radicalità: un vero e proprio Movimento contro la crisi. Sapendo, sulla base delle esperienze recenti, che questo movimento non nascerà da accordi di vertice ma dalla pratica continuativa e convinta di luoghi del conflitto: comitati di lotta, vertenze, campagne unitarie come quella contro la privatizzazione dell'acqua, del nucleare o contro i licenziamenti. Dopo la manifestazione del 17, ad esempio, acquisterebbe credibilità l'ipotesi di una Campagna nazionale unitaria contro la crisi e il razzismo che darebbe alla mobilitazione contro Berlusconi un carattere dirimente e efficace.
Liberarsi di Berlusconi è un dovere. La destra costituisce certamente una prospettiva inquietante per il nostro paese con il suo carico di razzismo, la sua ambizione egemonica che, come nel caso della Lega, si combina a un insediamento sociale di proporzioni inedite.
Per realizzare questo obiettivo, però, non occorre semplicemente gridare al pericolo democratico - che pure esiste - quanto connettere questo alla crisi sociale. La proposta di un Movimento contro la Crisi è utile anche a creare un quadro più avanzato, a cacciare Berlusconi e il suo governo e, quindi, a ricreare condizioni favorevoli al rafforzamento di una sinistra di classe. Serve a discutere dell'alternativa politica necessaria, a maturare idee e convinzioni più avanzate.
Prenderla sul lato istituzionale ed elettorale è il miglior favore che invece si può fare a Berlusconi e al centrodestra.

Il "nuovo" Pd, la vecchia sinistra
Da questo punto di vista, nel centrosinistra nulla è cambiato. Il Pd è strutturalmente indisponibile a una logica di movimento e di cambiamento sociale. Bersani ripropone un'opposizione giocata sui temi sociali e economici più che sul gossip o sulle vicende giudiziarie e, contestualmente, una prospettiva di cambiamento del tutto affidata al gioco politico-istituzionale senza prefigurare "spallate" provocate da mobilitazioni sociali ad ampio raggio.
Sinistra e Libertà, come è naturale, attendeva con ansia una apertura che la legittimasse come forza complementare del centrosinistra a sinistra del Pd, ma anche la Federazione della Sinistra è oggi pronta a una nuova disponibilità. Certo, escludendo un'alleanza di governo ma comunque impostando una collaborazione che si tradurrà in un'alleanza elettorale alle prossime politiche con l'obiettivo di «un governo di scopo per una breve legislatura anche con l'Udc», che fa tornare dalla finestra quella politica della manovra e del suicidio della sinistra che ha già prodotto tanti danni.
E' una posizione che, purtroppo, rafforza il nostro giudizio negativo sulla Federazione della sinistra che si propone in piena continuità con la storia recente di Rifondazione comunista e del Pdci, vincolata a logiche di apparato e di sbocco istituzionale, incapace di realizzare un approfondito bilancio su quanto avvenuto negli ultimi anni e quindi di elaborare una nuova politica. La prova è la già annunciata intenzione di realizzare il maggior numero di accordi con il Pd alle prossime elezioni regionali.

Il movimento sindacale
La Cgil, nonostante la mancata firma dell'accordo di gennaio con il governo e le organizzazioni padronali, continua a perseguire un'unità di fondo con Cisl e Uil, auspicando un ripristino della concertazione e rinunciando a una seria iniziativa di massa. L'unica che oggi potrebbe sbloccare la situazione.
In questo senso, guardiamo con attenzione al delinearsi di una dialettica reale nella Cgil in cui - non ci sfugge! - è in ballo anche una contesa di apparati ma nella quale, specialmente se si rafforzerà l'esperienza della Rete28Aprile, nella quale ci sentiamo impegnati a fondo, potrà emergere una più forte sinistra sindacale, svincolata da partiti e partitini e capace di condurre una battaglia, anche conflittuale e di rottura delle compatibilità e degli accordi quadro, dentro il più grande sindacato italiano.
Allo stesso tempo, ci sembra importante il progetto di ricomposizione del sindacalismo di base che muove dalle Rdb, dal Sdl e da una parte della Cub. Ci sembra un segnale utile a costruire condizioni positive per i lavoratori e le lavoratrici, a rafforzare le linee di resistenza e a provare a strappare qualche conquista.

Le elezioni
E' dunque dentro questa prospettiva che affrontiamo anche i passaggi elettorali. Noi proponiamo, per le prossime regionali, liste anticapitaliste, ecologiste, di coalizione o di movimento, che racchiudano forze diverse in alternativa al centrodestra e al centrosinistra. Al di là delle denominazioni, quello che conta è una reale discontinuità con il governismo degli ultimi anni, posizione che abbiamo già tenuto in occasione delle elezioni europee. Rivolgiamo questa proposta all’insieme della sinistra radicale e dei soggetti di movimento, sociali, politici ed associativi, a condizione di una coerenza e omogeneità di comportamento nazionale. Non saremo disposti ad ambiguità né a furbizie elettoralistiche.

Una Sinistra anticapitalista
Viviamo al tempo in cui diviene centrale costruire da capo una adeguata Sinistra Anticapitalista che richiede alcune condizioni basilari:
1) la radicale opposizione all'imperialismo e alla sua logica di guerra;
2) l'indipendenza di classe e la totale autonomia dal capitalismo e dai suoi governi, compresa la socialdemocrazia e il Pd italiano, collocandosi conseguentemente, e strategicamente, all'opposizione;
3) l'autonomia nella conduzione della lotta di classe demarcandosi dalle burocrazie sindacali e dalle politiche concertative, "compromettendosi" soltanto con gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici;
4) l'autonomia dei soggetti sociali che devono vedersi garantito un processo di autorganizzazione in funzione della loro «autoemancipazione» ;
5) la qualità della democrazia interna del soggetto che vogliamo costruire, rivoluzionando pratiche e riti di una vecchia sinistra improntata al leaderismo e alla delega.
Questo significa per noi oggi “anticapitalista”: una sinistra non solubile nel quadro e nelle compatibilità del capitalismo - quindi chiaramente alternativo a esso - che si batta per una trasformazione sociale e quindi, in questa prospettiva, si dia tempo e libertà per una discussione sulle modalità di quella rottura e sulle caratteristiche di una società alternativa.
Su queste ipotesi di lavoro pensiamo di poter sviluppare quella grande discussione pubblica di cui parliamo nel documento, anche se, onestamente, non ci facciamo particolari illusioni visto il quadro che oggi ci si presenta.
Quello su cui possiamo investire direttamente è invece la nostra esistenza, la nostra forza, Sinistra Critica.
Non si tratta di chiudersi ma di continuare a tenere aperta l'ipotesi di fondo - una nuova sinistra anticapitalista - confidando nel contributo che noi possiamo apportare consolidando il nostro progetto e collocando il baricentro della nostra iniziativa non tanto e non solo nelle relazioni con altri soggetti politici ma all'interno della “società”, nei suoi movimenti, nel conflitto, nelle nuove domande di partecipazione e nelle prove di resistenza che oggi si danno. E' da questa ottica che giudicheremo le dinamiche e le eventuali novità che potranno giungere dal resto della sinistra, non certo dal tasso di comunismo sbandierato. Perché siamo ormai decisamente nel tempo della Ricostruzione, sociale, politica, culturale, di una soggettività della trasformazione - questo è il dato analitico di fondo che anima la nostra proposta politica - ed è con il metro della ricostruzione di un nuovo movimento operaio che potremo misurare anche fenomeni, più o meno parziali, di ricomposizione politica.
Un baricentro sociale e un profilo politico più forte. Questo è l'asse di lavoro che emerge da questo nostro dibattito congressuale.

- In questo senso puntiamo il nostro sguardo su ciò che accade, ad esempio, nel mondo della formazione, degli studenti, degli insegnanti precari, dei ricercatori, dove Sinistra Critica svolge un ruolo attivo che deve crescere. In questo ambito assume importanza dirimente, con l’ennesimo attacco alla scuola pubblica e il disegno già in atto di privatizzazione dell’istruzione, la costruzione e il rilancio di reti solide e organizzate di collettivi studenteschi così come di lavoratori precari.
- Sulle dinamiche interessanti del movimento sindacale, alla nuova unità del sindacalismo di base e alla nuova dialettica in Cgil con l'ipotesi del rafforzamento della sua sinistra; dinamiche nelle quali vogliamo giocare un ruolo attivo e offrire un contributo positivo. Contributo che ruota in particolare nello sforzo di unire, raccordare, integrare le lotte del mondo del lavoro con quello studentesco e delle nuove generazioni.
- Sul movimento antirazzista che ha dato il 17 ottobre una prova importante di sé ma che va consolidato nella capacità di sviluppare iniziativa quotidiana, tramite comitati territoriali e, auspicabilmente, una campagna permanente contro il razzismo e contro la crisi.
- Sul variegato arcipelago ambientalista e di difesa ecologica dei territori che vede comitati di lotta in ogni angolo del paese, spesso accartocciati sulla semplice difesa del proprio territorio ma spesso anche disponibili a una battaglia più generale che attende, da troppo tempo, forze vive in grado di favorire coordinamenti, confronti ad ampio raggio, unificazione delle vertenze diverse, specialmente in prossimità della grande partita del nucleare.
- Sulla vitalità del movimento Lgbt, la sua domanda di nuova partecipazione e protagonismo che si esprime nonostante la fissità dei suoi vertici organizzati.
- Siamo da sempre inseriti nelle potenzialità di un movimento contro la guerra che può provare a ricostruire una ampia unità contro politiche che producono migliaia di vittime e che sono tra le principali responsabili di migrazioni di massa che poi vengono utilizzate dai governi occidentali per alimentare all'interno dei propri paesi una nuova guerra tra poveri.
- Esiste una battaglia per l'informazione libera e la comunicazione sociale a cui possiamo dare un utile contributo.
- E vogliamo provare a dare un contributo al risveglio di un protagonismo femminista del tutto maturo nella situazione italiana, non a caso invocato da più voci, e che forse ha bisogno di alcune idee-forza su cui innervarsi e, soprattutto, dell'irruzione di una nuova generazione di donne.

La costruzione di Sinistra Critica
Un baricentro sociale, dunque, per un'organizzazione più forte.
Nulla di quanto accaduto negli ultimi due anni ha smentito le premesse che hanno dato vita a Sinistra Critica. La nostra conferenza dimostra invece che abbiamo fatto bene a esistere.
Continuiamo a credere che la capacità di mantenere in vita un orientamento anticapitalista coerente costituisca una delle poche sponde che possono avere le nuove generazioni intenzionate a cimentarsi con la battaglia politica.
La crisi della sinistra italiana, del resto, sarà risolta solo dall'irruzione di una nuova generazione politica - non necessariamente anagrafica - di cui i giovani costituiscono la componente essenziale. Ma per questa irruzione sarà determinante il livello di condizioni che noi saremo in grado di creare.
Per favorire questa nuova partecipazione occorre predisporre gli strumenti adeguati. E Sinistra Critica oggi è uno di questi.
Un consolidamento che passa per la definizione più precisa di organismi e responsabilità, di campagne e di progetti di lavoro.
Un'organizzazione che abbia nell'intervento giovanile, e studentesco, una evidente priorità ma che sappia articolare un'ipotesi di lavoro in campo sindacale, nel movimento femminista e Lgbt.
Un'organizzazione fondata sul lavoro volontario dei suoi quadri e su un minimo di risorse finanziarie auto-prodotte.
Un'organizzazione con una visione internazionale e pienamente inserita nella Sinistra anticapitalista europea e a questo scopo vogliamo definire il rapporto tra Sinistra Critica e la Quarta Internazionale nei termini di una relazione di solidarietà politica.
Un'organizzazione in grado di conferire rilevanza al lavoro culturale e alla comunicazione in generale.
Un'organizzazione democratica ed efficace allo stesso tempo, con diritti riconosciuti e doveri meglio precisati.
Un'organizzazione che si radichi direttamente nei luoghi del conflitto e interagisca con essi.
Un'organizzazione che contribuisca generosamente a innescare vertenze, settoriali e/o territoriali, di quartiere.
Un'organizzazione che riscopra la propaganda intelligente, anche tramite le nuove forme di comunicazione, e che su questo imposti una Campagna nazionale centralizzata e articolata allo stesso tempo.
Un'organizzazione che dia il giusto peso e il giusto ruolo al lavoro di formazione e di produzione intellettuale, valorizzando il Centro Studi, sfruttando la Casa editrice e la rivista.
Un'organizzazione che sia anche luogo di incontro, di relazioni, utilizzando intelligentemente le proprie sedi, attivando la nuova associazione culturale e costruendo un marchio specializzato in questa attività.

La nostra agenda

1) Costruire una Campagna nazionale "Le nostre vite valgono più dei loro profitti" che declini la nostra piattaforma sui temi della crisi economica, su quelli ambientalisti, sul tema dei diritti e di difesa della democrazia, contro la guerra, contro il razzismo e l'omofobia. Una campagna che sia declinata anche in un’ottica di genere.
2) Partecipare, nell'ambito della nostra campagna, alla Campagna delle Euromarce per la riduzione generalizzata dell'orario di lavoro e contro la disoccupazione e la precarietà in vista del prossimo Forum sociale europeo a Instanbul e delle altre scadenze internazionali in preparazione;
3) Riprendere, sempre dentro questa campagna, la battaglia sulla legge di iniziativa popolare per lo Smic che giace al Senato;
4) Partecipare allo sciopero e alla manifestazione dell'11 dicembre in difesa della scuola e dell'università pubbliche;
5) Organizzare una presenza al Controvertice di Copenaghen sul riscaldamento climatico e costruire un Seminario nazionale sull'ecologismo e sulla relazione tra lotta di classe, sfruttamento dell'ambiente e degli animali.
6) Organizzare un Seminario nazionale sui Femminismi
7) Verificare le condizioni per una presenza alle prossime elezioni regionali tramite la formazione di liste ampie anticapitaliste e ecologiste alternative al centrodestra e al centrosinistra che garantiscano una reale discontinuità dai governi.
8) Realizzare, come primo momento di bilancio della Campagna nazionale, un Convegno sulla crisi e le sue conseguenze, attorno al mese di marzo.
9) Avviare una riflessione adeguata sulla Crisi e il Meridione anche costruendo le condizioni per una prima conferenza su questo tema da svolgersi nel sud Italia.
10) Costruire insieme alle forze della sinistra anticapitalista europea una o più iniziative internazionali che realizzino una reale convergenza tra militanti e non solo una relazione tra gruppi dirigenti. Il vertice euro-latinoamericano di Madrid del prossimo maggio, quello Nato a Lisbona, il Forum sociale europeo di Instanbul costituiscono un'occasione in questo senso.
11) Partecipare attivamente alla campagna di boicottaggio Bds dei prodotti israeliani, delle imprese multinazionali che lavorano nei Territori palestinesi occupati, le istituzioni accademiche e culturali israeliane che sostengono l'occupazione militare, la discriminazione razziale e la pulizia etnica.
12) Organizzare il Campo dei Giovani rivoluzionari-e, previsto per la fine di luglio in Italia e l’appuntamento annuale del seminario giovani;
13) Inaugurare una Scuola di formazione politica, affidata al Centro Studi Livio Maitan, con una sessione nazionale e con sessioni locali organizzate dai circoli in funzione delle loro necessità.
14) Dare vita all'Associazione culturale e ricreativa CriticLab che valorizzi in termini sociali le nostre sedi, costruisca iniziative di aggregazione anche in collaborazione con la casa editrice o con altri organismi culturali;
15) Completare il tesseramento del 2009 entro dicembre, con feste, cene, incontri e assemblee.
16) Convocare, da parte delle strutture locali di Sinistra Critica, assemblee e attivi di tutt* gli/le iscritt* che, alla luce delle decisioni congressuali, si pongano l’obiettivo di concretizzare l’articolazione in sede locale dell’insieme delle iniziative indicate sui territori, sui luoghi di studio e di lavoro, e quello di operare i necessari adeguamenti organizzativi.

Un'organizzazione che si riconosca per il suo Logo e non per il suo leader, che non a caso decidiamo di non avere, visto che eleggiamo i nostri tre portavoce. Così come decidiamo di non avere personale politico permanente ma volontari a rotazione con rimborsi parametrati sugli stipendi e i salari operai.
Tutto questo fa parte del nostro programma di base, descritto dal nostro Manifesto Programmatico - che va utilizzato a fondo - e costituirà sempre una chiave di volta per la sinistra, più ampia e forte, che vogliamo costruire.

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