sabato 30 marzo 2013

Da Forum Sociale Mondiale alle rivolte arabe

di Ester Vivas ( nella foto dal suo Blog)

La Tunisia, culla delle rivolte nel mondo arabo, accoglie da oggi a Sabato il Forum Sociale Mondiale (FSM- WSF), il più grande raduno internazionale di organizzazioni e movimenti sociali. E non si tratta di una coincidenza. I promotori del FSM hanno scelto questo paese proprio pensando alla “primavera araba”. Una primavera che non solo ha portato a nuove proteste in Nord Africa e in Medio Oriente, ma ha anche “contaminato” il sud Europa, in particolare con gli Indignados nello Stato spagnolo, oer arrivare al movimento Occupy negli Stati Uniti.

Si tratta di un nuovo ciclo di proteste nato con forza a livello internazionale, determinato dalla del sistema e dalle politiche di austerità e del debito, in particolare nei paesi della periferia dell’Unione europea sottoposti a dure misure di aggiustamento.

La “primavera araba” ha portato un vento fresco nella lunga notte della crisi. Ha recuperato la fiducia nell’azione collettiva, nel “noi” collettivo. Nel gennaio 2011 il presidente tunisino Ben Ali fuggiva dal paese sotto la pressione della strada. Un mese dopo, nel febbraio 2011, la storia si è ripetuta e il presidente egiziano Hosni Mubarak gettava la spugna e si dimetteva, costretto dalla mobilitazione sociale. Il mondo arabo, così spesso stigmatizzato in Occidente, ci ha offerto una lezione di democrazia.

Oggi, due anni dopo, il Forum sociale mondiale si svolge nel l’epicentro di quella rivolta, dove trova si trova di fronte processi politici e di cambiamento aperti, instabili e caotici. In Tunisia nel mese di febbraio, l’uccisione centro non casuale di Chokri Belaid ha segnato una svolta. Avvocato marxista e attivista, Chokri è stato un leader del Fronte popolare, che riunisce varie organizzazioni di sinistra che rivendicano nel loro programma non solo più democrazia, ma anche la giustizia sociale. Il primo assassinio politico della giovane democrazia tunisina ha rappresentato un duro colpo per la società e ha scatenato nuove proteste contro la crescente violenza nel paese.

Sia in Tunisia che in Egitto, i processi rivoluzionari che sono iniziati sono ancora aperti oggi, ma con un risultato ancora incerto. Le conquiste democratiche sono fragili e ancora limitate e non si sono prodotti cambiamenti economici significativi. Si è scatenata una lotta tra coloro che credono che la rivoluzione sia finita e coloro che vogliono approfondirla e portarla alle sue estreme conseguenze. I giovani e i militanti di sinistra dimostrano ogni giorno di non volersi far confiscare la loro rivoluzione, che sia dai resti del vecchio regime o dagli islamisti al potere.

Al di là del dibattito sulla situazione della “primavera araba”, a cui sono dedicati tutti i seminari e le attività della seconda giornata del FSM, altri temi hanno una centralità particolare. La lotta femminista, ad esempio, con l’Assemblea delle donne, che si svolgerà proprio prima dell’apertura del FSM e che, logicamente, si consacrerà in buona parte all’analisi e allo scambio delle esperienze sull’importante ruolo svolto dalle donne nelle rivolte arabe, come peraltro è stato ben descritto da Leil-Zahra nella serie di suoi documentari «Words of Women from the Egyptian Revolution» (Le parole delle donne dalla rivoluzione egiziana). Il movimento internazionale per la giustizia climatica, nel frattempo, ospiterà un interessante “Spazio clima” nel FSM per discutere le future strategie, convergenze e prospettive su un tema fondamentale per il futuro del pianeta e dell’umanità.

Dal momento in cui il World Social Forum ha tenuto la sua prima edizione, in un lontano gennaio 2001, parallelamente alla celebrazione del Forum economico mondiale di Davos, e come contrappunto ad esso, molta acqua è passata sotto i ponti. Il FSM è nato nel calore del movimento anti-globalizzazione, in seguito trasformato in movimento contro la guerra, e come punto di incontro per una nuova resistenza globale contro i disastri della globalizzazione neoliberista. Dopo aver giocato un ruolo importante nelle lotte durante i suoi primi anni, ha perso la sua centralità politica nonostante abbia sempre mantenuto, ad ogni edizione, un alto livello di partecipazione e rischia di spegnersi a poco a poco così come il movimento anti-globalizzazione. Il contesto è cambiato e quindi anche la sua ragion d’essere.

Oggi, con l’apertura di un nuovo ciclo di proteste nate dopo la “primavera araba”, con movimenti degli Indignados e di Occupy, il Forum Sociale Mondiale è in parte nuovamente percepito come uno strumento del passato ma anche del presente e del futuro. Ma la sua esistenza sottolinea, a sua volta, uno dei principali punti deboli dei nuovi movimenti di protesta sociale emersi nel contesto della crisi sistemica: il loro fragile coordinamento internazionale. Essi sono chiamati a ricreare nuovi spazi di articolazione globale che permettano di progredire nella lotta comune e nello scambio di esperienze. L’offensiva delle politiche di austerità in ​​tutti i paesi è così intensa e richiede uno sforzo di mobilitazione a livello nazionale tale da agire come un magnete che indebolisce, quindi, il coordinamento verso l’esterno. Nonostante che questi nuovi movimenti siano percepiti come parte della stessa ondata complessiva che si muove dal Nord Africa e che attraversa la periferia d’Europa, per raggiungere gli Stati Uniti, il coordinamento tra i diversi attori del movimento è rimasto relativamente basso, nonostante l’organizzazione di qualche giornata mondiale di azione e di alcuni incontri occasionali.

Attualmente, l’asse di mobilitazione non si trova già più in America Latina, dove è nato il FSM. Ora è nel mondo arabo e in una vecchia Europa in fermento per le proteste e “terzomondizzata” dalla crisi. La sfida è ora di imparare da quelle lotte di un passato non lontano, lotte che sono nate contro il debito, contro gli sfratti, contro le privatizzazioni … nei paesi del sud del mondo. E andare verso il necessario coordinamento delle resistenze all’altezza dell’implacabile organizzazione del capitale.


Esther Vivas è nata nel 1975 a Sabadell (Stato spagnolo) ed è militante et autrice di numerosi libri sui movimenti, sul consumo responsabile e sullo sviluppo compatibile. Ha partecipato attivamente ai movimenti di questi anni e alle varie edizioni del FSM. Milita nella Izquierda Anticapitalista [Sinistra Anticapitalista] dello Stato spagnolo e in particolare in Revolta Global-Esquerra Anticapitalista in Catalogna (organizzazione politica catalana anticapitalista, rivoluzionaria, ecologista, femminista, internazionalista). E stata capolista della lista di Izquierda Anticapitalista alle elezioni per il Parlamento Europeo del 2009.

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