martedì 26 aprile 2011

RICORDO DI CARLO OTTINO


Il compagno Carlo Ottino ci ha lasciati il 25 aprile, il giorno che tanto amava, simbolo dei suoi ideali di giustizia sociale e libertà. La cerimonia funebre si terrà domani, mercoledì 27 aprile, presso il cimitero monumentale di Torino alle ore 10.15.




Carlo era nato a Torino nel 1929. Si era iscritto giovane al Pci, da cui ruppe da sinistra nel 1956 dopo aver criticato apertamente l’invasione sovietica in Ungheria. In quel periodo entrava in rapporto con la IV Internazionale.

Per Carlo, la lotta per il comunismo era intimamente legata all’affermazione della democrazia, dei diritti umani e della libertà. Questi sono gli ideali che ne contraddistingueranno il suo impegno per tutta la vita. Infatti, moltissimi lo conoscevano non solo come compagno di Rifondazione Comunista del circolo di San Salvario, quartiere nel quale ha ricoperto per anni la carica di consigliere circoscrizionale, ma anche come fervente attivista di Amnesty International.

Carlo, tuttavia, era noto soprattutto come il prof. Ottino. Egli fu, infatti, prof. di storia e filosofia in uno dei 4 licei classici torinesi, l’Alfieri. Aveva fama di essere un professore piuttosto severo. In realtà, molti suoi allievi apprezzavano il suo sguardo lucido e critico, ma soprattutto il suo impegno profondo a difesa della scuola pubblica e della laicità che vedeva uniti sullo stesso fronte insegnanti e studenti. Del suo impegno nel comitato torinese per la laicità della scuola pubblica vi è testimonianza nei suoi articoli e nelle sue interviste raccolte nella rivista trimestrale Laicità, di cui fu direttore.

È doveroso, inoltre, ricordare, in questi tempi bui caratterizzati anche da un forte revisionismo storico, l’impegno profuso da Carlo nel mantenere viva la memoria sullo sterminio degli ebrei e sulla lotta partigiana contro il fascismo. Va ricordata la sua collaborazione al volume curato da Enzo Traverso, Insegnare Auschwitz. Questioni etiche, storiografiche, educative della deportazione e dello sterminio, pubblicato nel 1995 da Bollati Boringhieri. Non a caso, egli si dedicò alacremente come membro della sezione di Torino dell’Opera Nomadi, alla lotta per la tutela e l’affermazione dei diritti dei Rom e dei Sinti, di fronte al persistente pregiudizio nei confronti di una popolazione che i nazisti cercarono di sterminare. Il suo impegno contro il razzismo era, quindi, intransigente e non ammetteva concessioni.

Di Carlo vanno apprezzate, quindi, la sua coerenza, la sua fermezza, ma anche la sua umiltà, doti sempre più rare nel panorama del mondo intellettuale. In questo era molto vicino all’azionismo torinese con cui manteneva un profondo dialogo nelle pagine di Laicità, in cui sono intervenuti tra le altre figure come Alessandro Galante Garrone e Norberto Bobbio. Egli riteneva, tuttavia, insufficiente l’orizzonte liberale di cui apprezzava la difesa per i diritti umani. Fuori dai grandi riflettori, Carlo aveva scelto di lottare dalla parte degli oppressi.

Per queste ragioni partecipò fin dall’inizio alla costruzione di Rifondazione Comunista svolgendo un’intensità attività militante. Nel 2007, poi, aderì senza indugi al nuovo progetto di Sinistra Critica di cui condivideva da subito la coerenza e la battaglia contro la guerra. Sempre più debilitato nel fisico non poté dedicare l’impegno che avrebbe voluto, ciò nonostante accettò con convinzione la candidatura per Sinistra Critica al Senato della Repubblica. Lo ricordiamo sorridente alla presentazione della lista, pronto a partire per una nuova avventura. D’altro canto, Carlo colpiva per la sua profonda umanità, la sua costante relazione con la vita normale, l’amore per sua moglie Wanda con cui passeggiava mano nella mano per le strade del suo quartiere, le cene al circolo a cantare le vecchie canzoni del movimento operaio e della resistenza sorseggiando una buona Barbera.

Alla moglie Wanda e ai suoi figli va tutto il nostro cordoglio e la nostra solidarietà.



Gippò Mukendi Ngandu a nome delle compagne e dei compagni di Sinistra Critica-Torino

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il male, dunque, che più ci spaventa, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c'è lei, e quando c'è lei non ci siamo più noi. (Epicuro)
Grazie professore
Paola Mussino