sabato 24 marzo 2012

I 18 punti che Fornero non ha spiegato

Doveva essere l'ultimo punto della riforma e invece l'articolo 18 è l'elemento regolatore dell'iniziativa del governo. Ecco quindi che abbiamo selezionato 18 domande che aiutano a spiegare le modifiche in programma.


Salvatore Cannavò

Da Il Fatto quotidiano



1) E' vero che l'articolo 18 varrà per tutti?

Il governo dice che è esteso anche alle aziende con meno di 15 dipendenti la regolamentazione del cosiddetto licenziamento discriminatorio determinato “da ragioni di credo politico o fede religiosa, dell'appartenenza ad un sindacato e dalla partecipazione ad attività sindacabili” o per “discriminazione sindacale, politica, religiosa, razziale, di lingua o di sesso, di handicap, di età o basata sull'orientamento sessuale”. In questi casi il licenziamento è nullo, cio

è è come se non fosse mai esistito e, in forza dell'articolo 18, si viene reintegrati al posto di lavoro. Ma la sua applicabilità per tutti i lavoratori a prescindere dal numero dei dipendenti di una determinata azienda era stata già stabilita dalla legge 108 del 1990



2) Ma è possibile che un licenziamento discriminatorio venga camuffato da licenziamento economico o disciplinare?

E' quello che avviene nella maggiorparte dei casi. L'impresa, ad esempio, dichiara di avere esubero di personale, o riduzione dl fatturato, e licenzia quel lavoratore o quella lavoratrice che a suo giudizio non rende abbastanza o magari è troppo vicina al sindacato o altro ancora. Può succedere che quel posto di lavoro soppresso venga successivamente offerto a un altro dipendente. Se il lavoratore licenziato, a regime attuale, fa ricorso contro il licenziamento ingiustificato – perché in effetti il posto di lavoro è occupato da altri – e vince viene reintegrato con il pagamento degli stipendi arretrati. Con le norme del governo Monti, invece, se ottiene soddisfazione dal giudice al massimo beneficierà di indennizzo compreso tra le 15 e le 27 mensilità.



3) Ma c'è anche una terza gamma di licenziamenti, quella disciplinare. Cosa vuol dire?

Si tratta di quei licenziamenti definiti per giustificato motivo soggettivo e/o per giusta causa, riconducibili a presunti inadempimenti contrattuali o comportamenti illeciti del lavoratore.
 Attualmente il giudice, ove ritenga che i fatti addebitati siano inesistenti, ovvero che il licenziamento sia una sanzione non proporzionata all’infrazione, nelle aziende con più di 15 dipendenti ordina la reintegrazione, mentre in quelle con meno di 16 condanna ad un’indennità non superiore alle 6 mensilità.
 Da domani, invece, il giudice potrà scegliere tra reintegro e indennizzo, in questo caso compreso tra le 15 e le 24 mensilità.



4) Che vuole dire "modello tedesco"?

E' esattamente questo, la possibilità che sia il giudice a scegliere tra reintegro e indennizzo. Vale per i licenziamenti "disciplinari" ma non vale per quelli "economici". Ed è su questo che si concentrerà la richiesta del Pd e, in parte, della Cgil



5) L'articolo 18 quindi resiste o è di fatto cancellato?

Resiste sul piano astratto e di principio ma di fatto viene sostanzialmente cancellato.



6) Non basta la tutela dell'indennizzo?

Nessuno procede a un licenziamento per ragioni discriminatorie ma si procede per via “economica” o “disciplinare”. E' il reintegro, che, va ricordato, è l'unica norma stabilita dall'articolo 18, è il contrasto più efficace a disposizione dei lavoratori.



7) Ma che vantaggio hanno i precari dall'articolo 18?

In caso di contenzioso con il datore di lavoro, per vedersi riconosciuto un legittimo contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, questi beneficierebbero in caso di vittoria dell'articolo 18 e questo aumenta il loro potere contrattuale.



8) Il governo dice che invece riequilibra il mercato del lavoro tra giovani e vecchi.

All'inizio della trattativa sembra fosse così. Si ricorderà l'enfasi che è stata messa sulle proposte di Pietro Ichino o Tito Boeri, entrambi propugnatori di un “contratto unico” sia pure con tipologie diverse. Nella riforma il contratto “unico” non c'è e non c'è nemmeno la soppressione delle circa 46 tipologie contrattuali diversi attualmente esistenti. Non c'è nessun ingresso stabile e ordinato nel mercato del lavoro, magari con un diritto in meno. Si entra come prima solo che in alcuni casi si può beneficiare di qualche vantaggio.



9) Le modifiche cambiano qualcosa per gli statali?

Secondo il Dipartimento della Funzione pubblica si, in caso di licenziamento ingiustificato, il reintegro sarebbe assicurato solo in caso di licenziamento discriminatorio. Per i licenziamenti per motivi economici che risultassero illegittimi, al lavoratore andrebbe solo un indennizzo economico. I sindacati però, tutti, contestano questa interpretazione perché l'articolo 18, rinnovato, si applicherà solo ai dipendenti del settore privato.



10) Quali sono i vantaggi della riforma?

Si prevedono una serie di vincoli e controlli sui contratti atipici: il contratto a progetto deve avere un “progetto” definito che lo faccia rifuggire dalla prestazione di lavoro subordinato. In particolare le Partite Iva se esercitano la prestazione presso il committente – cioè sono di fatto lavoro subordinato – dopo sei mesi vanno regolarizzate. Scompare l'Associazione in partecipazione – cioè le commesse dei negozi “socie” del loro titolare per aggirare i contributi e le tasse – che sarà riservata solo a genitori e figli. Sicuramente utile è l'aliquota dell'1,4 per cento che i contratti a tempo determinato dovranno pagare in più rispetto a quelli a tempo indeterminato. Sono rafforzativi ma non una riforma in senso proprio e sono tutte misure facilmente aggirabili.



11) Quindi i precari saranno più tutelati?

E' utile aver stabilito che un contratto “precario” reiterato per 36 mesi consecutivi, compresi anche i periodi di vacanza tra un rapporto e l'altro, presso lo stesso datore di lavoro devono essere stabilizzati. Lo fece anche il governo Prodi nel 2007. Ma è comunque una misura aggirabile.



12) E per chi è in mobilità?

La mobilità è destinata a scomparire dal 2017 ma nel periodo transitorio ci sarà una tutela decrescente per i lavoratori sopra i 49 e 55 anni che accompagni le norme attuali verso quelle future. Oggi la mobilità copre fino a 48 mesi mentre la nuova protezione sociale, l'Aspi, arriva al massimo a 18 mesi per i lavoratori sopra i 54 anni.



13) Non c'è il rischio che tanti lavoratori anziani, dopo l'innalzamento della pensione, restino senza lavoro e senza reddito?

Questo è il rischio più paventato dai sindacati. Il governo vuole istituire un Fondo per i lavoratori anziani che sarà pagato dalle aziende e dovrebbe fornire un sussidio su base assicurativa. L'aliquota contributiva individuata è dello 0,5 per cento.



14) Che differenza c'è tra l'Aspi e la disoccupazione e la Cassa integrazione?

Il nuovo modello prevede sostanzialmente due gambe: Cassa integrazione e Aspi. La prima accompagna coloro miliardiche mantengono il posto di lavoro e resta come quella attuale tranne nel caso della Cassa integrazione straordinaria per cessata attività che viene abolita. L'Aspi tutelerà i dipendenti del settore privato e i pubblici con contratto a tempo determinato ma anche gli apprendisti e gli artisti. Per beneficiarne occorrerà aver versato contributi per 52 settimane negli ultimi due anni, quindi è difficile che ne possano godere i tanti lavoratori precari soprattutto se saltuari.



15) Quanto ha stanziato il governo?

Su questo finora non ci sono stati chiarimenti. Le indiscrezioni parlano di 1,7-1,8 miliardi che Fornero assicura siano stati già reperiti. Sono meno di quanto previsto (2) e non è chiaro soprattutto quanto sia la spesa complessiva finale. Oggi per ammortizzatori sociali si spendono più di 20 miliardi di euro.



16) Cosa cambia per gli stagisti?

Dopo la laurea o dopo un master, se si va in azienda non lo si farà con uno stage gratuito, ma occorre attivare una collaborazione o un lavoro a tempo determinato. L'obiettivo del governo è eliminare gli stage gratuiti e pagare il lavoro svolto.



17) E' vero che scompare la norma sulla dimissioni in bianco?

Sì, è prevista una norma di questo tipo contro le dimissioni firmate in bianco al momento dell'assunzione soprattutto da lavoratrici. E' un modo in cui l'azienda si tutela contro le possibili maternità.



18) I precari potranno impugnare i contratti contestati in termini più agevoli?

E' l'intenzione annunciata dal ministro Fornero, elmiminare l'onere di impugnazione stragiudiziale (con un conciliatore esterno) entro 60 giorni dalla cessazione del contratto stesso. Un termine troppo stretto che esponeva un lavoratore precario a una rottura troppo rapida con il datore di lavoro oppure a rinunciare a far valere i propri diritti. Allo stesso tempo, il termine per ricorrere in giudizio è ridotto da 330 a 270 giorni

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