lunedì 16 agosto 2010

Unire le lotte, alternativi al Pd


di Piero Maestri
Dal Manifesto dell'8 agosto 2010

La rottura tra Berlusconi e Fini, anche se avviene su un piano politicista e di scarso immediato interesse sociale, apre una pagina nuova della politica italiana, che nasconde una crisi più di fondo che in qualche modo richiama quella che due anni fa colpì il governo Prodi.
Anche se i vari protagonisti cercano di nascondere il legame tra la rottura dell’assetto della maggioranza e la crisi sociale ed economica – e il portavoce governativo Minzolini si è affrettato a farlo in diretta TG – quanto avvenuto mostra l’impossibilità degli schieramenti “bipolari” a governare e gestire il quadro della crisi.
Intanto, mentre si consumava la rottura, la Camera approvava, con la fiducia, la prima finanziaria “europea” della storia della Ue, la prima diretta emanazione della crisi economica e delle sue ricadute sociali: lo scontro interno al vertice del Pdl oscura la manovra antisociale, i colpi che ricevono lavoratrici e lavoratori, in particolare del pubblico impiego. Se poi associamo alla manovra quanto sta avvenendo alla Fiat ci rendiamo conto della vera e propria “guerra sociale” che viene concertata a livello europeo contro i lavoratori e applicata a livello nazionale.
Il governo di Berlusconi e Tremonti sta gestendo la crisi sulla base di queste coordinate e malgrado la sicumera con cui il ministro dell’economia vanta il sostegno popolare alle sue misure, la maggioranza perde in realtà consensi e presa sociale.
La crisi del berlusconismo nasce soprattutto su questo versante – anche perché non è mai riuscito a costruire un blocco sociale stabile, che lo sostenga mentre la maggioranza ne garantisca gli interessi complessi.
Fini esprime la consapevolezza che una fase si è conclusa così come nel 2008 si era conclusa la fase prodiana e pensa di logorare piano piano il Cavaliere, che a sua volta cerca di anticipare il suo avversario ex sodale, minacciando elezioni anticipate che rappresenterebbero ad un certo punto la sua unica via d’uscita per evitare il logoramento.
Quello che emerge con chiarezza è la totale inconsistenza dell'opposizione (mentre continua ad appoggiare scelte del governo – come il rinnovo delle missioni di guerra): Bersani è arrivato a dirsi sostanzialmente favorevole a un governo di transizione guidato da...Tremonti spaventato dall’unica proposta che un’opposizione seria dovrebbe chiedere con determinazione, e cioè andare al voto immediatamente, sancendo la rottura di un progetto politico avverso.
La sinistra che ancora si definisce antagonista (e anticapitalista) dovrebbe finalmente cogliere l’occasione per un tentativo di ripresa e di ricostruzione. Immaginare però che questo possa avvenire insieme al Pd, magari tentandone la scalata come sembra voler fare Vendola, è illusorio e perdente.
I due poli fondamentali hanno fallito e dunque è tempo di voltare pagina per ricostruire un progetto politico coerente, nitido, in grado di fare l'opposizione che serve e di dare una prospettiva alle lotte sociali e democratiche di questo paese. La situazione potrebbe quindi cambiare da un momento all'altro, si potrebbe andare al voto in primavera, in ogni caso è tempo di prepararsi, perseguendo con determinazione la costruzione di una coalizione alternativa al centrodestra e al centrosinistra .
Dalla crisi del berlusconismo infatti non si esce con scorciatoie politiciste, magari facendo il tifo per Fini, ma con una mobilitazione sociale e politica reale contro la crisi. Serve una risposta socialmente qualificata, un programma di uscita dalla crisi, una mobilitazione per cacciare Berlusconi e creare un quadro politico nuovo e un progetto che riprovi a realizzare una “coalizione contro la crisi” che ricostruisca una presenza organizzata e credibile in questo paese.
La promozione di una manifestazione nazionale sui temi del lavoro e dei diritti dei lavoratori è molto opportuna e utile – e la decisione della Fiom a lanciare l'iniziativa per il prossimo 16 ottobre è estremamente importante.
Tutta la sinistra - e Sinistra Critica lo farà con convinzione – deve impegnarsi per la sua riuscita. Lavorando anche perché quella giornata possa essere effettivamente ampliata dalla stessa Fiom a tutta l'opposizione sociale al governo – e possa vedere in campo anche la soggettività migrante (che ha alluso al suo sciopero lo scorso 1° marzo) per chiudere la pagina buia delle leggi che creano clandestinità, il complesso mondo del precariato per costruire finalmente insieme a tutte/i le lavoratrici e i lavoratori garanzie di reddito e di condizioni di lavoro, il movimento studentesco che si batte contro la privatizzazione del sapere, i comitati per l’acqua pubblica e le reti che difendono beni comuni e territori.
In questo modo il16 ottobre potrà rappresentare una risposta sociale alle politiche del governo e indicare una via d'uscita alla crisi: perché se è vero, come Sinistra Critica ripete nella sua campagna nazionale che "Le nostre vite valgono più dei loro profitti" è altrettanto vero che l'unica risposta efficace oggi ai colpi ricevuti dai lavoratori è l'unità delle lotte. Noi lavoreremo per questo nei prossimi mesi.

Piero Maestri – portavoce Sinistra Critica

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