domenica 18 maggio 2008

Torino, in 5000 per la Palestina contro tutto l'arco costituzionale (Prc compreso)


Si è concluso a Torino il corteo di solidarietà alla Palestina e di boicottaggio per Israele. Oltre 5000 persone hanno risposto positivamente all'appello sfidando la grancassa mediatica che ha visto l'intero arco costituzionale - compresa Rifondazione - al fianco del Salone del Libro e quindi a fianco di Israele e della sua politica. Un corteo pacifico che, ancora una volta, ha smentito tutti gli allarmismi della vigilia, con una forte presenza delle associazioni e una significativa presenza di Sinistra Critica, Pcl e Pdci.
A sfilare anche un gruppo di No-Tav dietro ad uno striscione del Partito della Rifondazione Comunista della Valle di Susa. I negozianti hanno abbassato le saracinesche ma il corteo è stato accompagnato da moltissimi curiosi fermi ai lati delle strade e presenti ai balconi e alle finestre.
Una buona giornata per la solidarietà alla Palestina e una buona prova da parte del movimento che ha saputo reagire con determinazione e intelligenza.
red.

Il volantino di Sinistra Critica

La Fiera del Libro di Torino è lieta di celebrare quest’anno i 60 anni dalla nascita dello stato di Israele. Una celebrazione attraverso la letteratura prodotta da una parte della società israeliana. Una celebrazione che –coscientemente e colpevolmente – dimentica e nasconde una parte fondamentale della storia di questi 60 anni: i palestinesi, l’espulsione che hanno subito 60 anni fa, la colonizzazione dei loro territori praticata dai governi israeliani, il tentativo di cancellare per sempre ogni possibilità di una soluzione al conflitto annientando la resistenza palestinese (quello che il sociologo israeliano Baruch Kimmerling chiamava “politicidio”).
I responsabili della Fiera non possono occultare la loro scelta – politica e strumentale – dietro la “neutralità” della produzione artistica e nemmeno possono accusare chi propone il boicottaggio della Fiera di essere pregiudizialmente contro gli israeliani, o peggio contro gli ebrei. Questi signori sono come gli sciocchi, che quando si indica loro la lune ti guardano il dito: il problema oggi non è se una proposta –nonviolenta – di boicottaggio sia o meno legittimo: la domanda è invece se sia legittimo e morale contribuire alla propaganda di un governo che ha fatto di tutto affinché Israele fosse l’ospite, così da guadagnare nuovi spazi al suo tentativo di “normalizzazione”.

Ancora più indecenti e allucinanti le parole del Presidente della camera Fini, che ritiene più gravi le manifestazioni torinesi dell'omicidio del ragazzo torinese da parte di un branco di neonazisti. Parole che tradiscono, oltre alla sua cultura, la necessità di accreditarsi da parte della classe politica italiana come "più filo-israeliani degli israeliani"
.

Non c’è da parte nostra, che contestiamo la scelta della Fiera, nessuna volontà di imbavagliare la cultura o di mettere a tacere la letteratura ebraica ed israeliana (che, è bene ricordarlo, non è assolutamente omogenea e nemmeno schierata aprioristicamente con l’occupazione e le scelte del proprio governo). Si fa al contrario un pessimo servizio alla causa della letteratura e dell’arte, quando si chiamano a “suonare il piffero” di una politica di apartheid e distruzione.

Ariel Sharon qualche anno fa dichiarava che la “guerra d’indipendenza” non era mai finita – con una tragica e mortale assonanza con l’altro presidente che parlava di “guerra infinita” – e per questo la politica della colonizzazione, dell’apartheid, della distruzione di ogni espressione politica palestinese non gradita dovesse continuare.
E il suo successore prosegue quella politica, come si può vedere tutti i giorni – nell’assedio di Gaza, nella costruzione del muro della vergogna, nell’aumento dei prigionieri palestinesi, negli omicidi mirati (ma anche un po’ meno mirati, come capita quotidianamente a donne e uomini “effetti collaterali” delle “rappresaglie” israeliane).

I governi europei – e quello italiano tra loro – sono corresponsabili di quella politica, sia perché non impongono il rispetto del diritto internazionale a Israele, sia perché contribuiscono economicamente, militarmente e politicamente a quella stessa politica. Per questo la corsa alla presenza a Torino delle autorità politiche italiane, a partire dal presidente Napolitano, è un’ipocrisia e un appoggio diretto e indiretto alla politica israeliana.

Noi non ci stiamo. Continueremo a produrre informazione, a lavorare con i palestinesi e gli israeliani che si battono contro l’occupazione e l’apartheid, a sostenere la resistenza palestinese affinché nasca uno stato palestinese e possa finalmente riprendere strada un processo di convivenza necessario e possibile.

Sinistra Critica

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