giovedì 11 settembre 2008

Disdetta manifestazione fascista

Care compagne e cari compagni,
la pronta risposta dei cittadini, con alla testa la combattiva sezione ANPI di borgo San Paolo, ha fatto disdire la manifestazione fascista indetta per domani sera.
Il previsto presidio di protesta organizzato dagli antifascisti diviene un incontro di festa, per chi vuole partecipare, presso il centro d'incontro di corso Rosselli 65/a.
Alla conferenza stampa di stasera è stata espressa la soddisfazione dell'ANPI sia per il ritiro della provocazione sia per le recenti parole del capo dello Stato sul valore della Resistenza che rispondono a La Russa ed Allemanno.
Torino e Borgo San Paolo ricordano le loro rispettive medaglie d'oro per la Resistenza ed il sacrificio di Dante di Nanni, non dimenticano le 250 aggressioni fasciste avvenute nel solo 2007, ed invitano a tenere alta la guardia.

L'Uragano Gelmini su scuola e università

In questa estate si è scatenata una vera e propria bufera su Scuola, Università e Ricerca. Il nuovo Governo Berlusconi non ha perso tempo: in piena continuità con i precedenti governi (anche di centro-sinistra), sta apportando l’attacco decisivo che sancirà la fine del sistema formativo pubblico italiano.
Non si tratta di uno dei soliti attacchi ai quali assistiamo da anni, ma il compimento di un progetto che vede come obiettivo principale da una parte l'istituzione di poli d'eccellenza privati e alta formazione per pochi facoltosi, dall’altra percorsi formativi scadenti e senza servizi per tutti gli altri.
Con la proposta di legge presentata dalla neoministra Gelmini infatti si permette alle scuole di trasformarsi in fondazioni di diritto privato. Se a questa norma si affiancano gli enormi tagli ai fondi scolastici già approvati a luglio, capiamo bene che nei prossimi cinque anni le scuole non avranno possibilità di scelta e saranno costrette ad affidarsi ad aziende e privati.
In questa maniera i Consigli d’Istituto saranno trasformati in Consigli d’Amministrazione del quale faranno parte, oltre al dirigente scolastico, ai docenti e ad una esigua rappresentanza studentesca, “esperti scelti in ambito educativo, tecnico o gestionale”. In sostanza si permette alle imprese presenti nel territorio limitrofo di inserirsi nelle scuole, pesare nelle decisioni riguardanti i finanziamenti, modellare la didattica e l’assurda alternanza scuola-lavoro a proprio uso e consumo.
Ma non finisce qui. Quella a cui stiamo assistendo è una vera e propria privatizzazione e le conseguenze non possono che essere molteplici e drammatiche:

1.Il Dirigente Scolastico ed il Consiglio d’Amministrazione avranno la libertà di scegliere il costo d’iscrizione all’anno scolastico, con tasse che aumenteranno notevolmente negli anni, specialmente in assenza di adeguati finanziamenti pubblici.
2.I docenti non saranno più assunti dalle scuole tramite una graduatoria nazionale e nomine del provveditorato ma saranno personalmente scelti dal singolo Dirigente Scolastico. In questa maniera si favoriranno assunzioni clientelari, se non addirittura familiari, ed aumenterà notevolmente la precarietà lavorativa nelle scuole.

Inoltre la manovra economica di luglio prevede tagli al personale pari a 87000 docenti (anche grazie alla reintroduzione del maestro unico alle scuole elementari) e 43000 unità per quanto riguarda il personale tecnico amministrativo. Come se non bastasse, gli ingenti tagli ai fondi porteranno nei prossimi anni alla chiusura di migliaia di scuole in tutta
Italia, scuole con pochi studenti e quindi soprattutto scuole di provincia. In questo modo non potrà che aumentare il divario culturale fra i grandi e piccoli centri.
Infine, nel paese dei Decreti Sicurezza e delle politiche securitarie, non potevano mancare misure repressive anche nelle scuole: viene infatti reintrodotto il voto in condotta come strumento di controllo e normalizzazione dei comportamenti.

Anche nelle università la situazione non è migliore in quanto a tagli e privatizzazioni con il D.L. 112 (ora legge 133 del Parlamento).
I Senati Accademici delle stesse università prevedono per i prossimi anni, non riuscendo a coprire nemmeno le spese per l'organico, un aumento che arriverà a TRIPLICARE le attuali tasse d'iscrizione.

I principali punti del decreto legge sono:

1)tagli al FFO (Fondo di finanziamento ordinario) in 5 anni di quasi 1,5 mld di euro, pari a circa il 20% del finanziamento totale: questo provocherà aumenti vertiginosi delle tasse universitarie, tagli del personale, chiusura delle piccole università, svendita ai privati.

2)Possibilità della trasformazione delle università pubbliche in fondazioni private:
visti i tagli le università saranno costrette a trovare nuove forme di finanziamento privato (tramite le fondazioni). In questo modo sarà ancor meno la qualità del sapere e la libera ricerca di base a guidare l'istituzione universitaria, ma le esigenze aziendali e di profitto dei singoli privati coinvolti.

3)Diminuzione del personale di ricerca del 50% in 5 anni e con essa l’impossibilità per i giovani laureati di intraprendere una qualsiasi carriera universitaria e ulteriore riduzione della possibilità di stabilizzazione per gli attuali precari.

4)Scatti di stipendio triennali e non più biennali con una sempre maggiore perdita di potere d’acquisto da parte del personale universitario ed in particolare dei giovani ricercatori.

Non possiamo assistere inermi alla fine del sistema d'istruzione pubblico. In questi anni abbiamo assistito ad uno smantellamento dell’istruzione e della ricerca pubblica bipartisan da parte dei governi sia di centro-destra che di centro-sinistra. Anno dopo anno abbiamo visto svuotare le casse del pubblico e gonfiare quelle dei privati. Le uniche risposte che i governi hanno saputo dare alle gravi carenze nelle infrastrutture, nella qualità della
didattica e nella possibilità di fare una ricerca adeguata, sono state continui aumenti delle tasse d’iscrizione, istituzione dei numeri chiusi per l’accesso ai corsi di laurea triennali ed ora anche specialistici, introduzione di finanziamenti privati e di ricerche aziendali (comprese industrie belliche) nei nostri laboratori pubblici.
C’è bisogno di una netta inversione di tendenza, di un nuovo protagonismo sociale dei soggetti in formazione e dei precari dell’università e della ricerca, contro docenti, baroni e dirigenti scolastici sempre più garantiti e privilegiati, e soprattutto contro questo governo e le sue politiche neoliberiste.
E’ quindi necessaria una forte alleanza sociale fra tutti i soggetti e le categorie i cui diritti e le cui libertà sono sotto stretto attacco: per questo accogliamo positivamente e rilanciamo lo sciopero generale e generalizzato dei sindacati di base del 17 ottobre, consapevoli che questa dovrà essere solo una delle tante giornate di lotta in questo autunno.

Se un uragano si sta abbattendo contro scuola università e ricerca, noi tutti, tramite una grande mobilitazione di massa, dobbiamo essere in grado di lottare controvento e pretendere un’istruzione di qualità e accessibile a tutti, una ricerca libera e non asservita alle logiche di guerra e di profitto, la fine di una precarietà oramai dilagante in tutti gli ambiti lavorativi.
Non c'è più tempo da perdere, né un'opposizione parlamentare o governi futuri in cui sperare.
E’ ora di RESISTERE!

Piaggio, sospesa perché denunciava problemi di sicurezza

Portinerie bloccate, lunghe file di Tir fermi all'ingresso della fabbrica, tre lavoratori su quattro in sciopero alternato per due ore nei vari reparti. Giornata di lotta alla Piaggio di Pontedera, alla vigilia del nuovo incontro di domani con la direzione aziendale per discutere del contratto integrativo. Un accordo che il management di Roberto Colaninno, dopo alcune aperture nel luglio scorso in merito alla stabilizzazione dei contrattisti a termine, ora non intende firmare. Rifiutando in toto la piattaforma presentata dalla Rsu e dai sindacati metalmeccanici, sia sul fronte delle assunzioni che su quello degli aumenti salariali. Uno scontro legato a filo doppio al caso dei recentissimi provvedimenti disciplinari - due giornate di sospensione - nei confronti di uno dei sei delegati alla sicurezza, Rossella Porticati della Fiom Cgil, «colpevole» di aver segnalato ripetutamente alla Asl e all'Ispettorato del lavoro i problemi della più grande fabbrica del centro Italia. In difesa di Porticati si muove la Fiom. Nei giorni scorsi con Maurizio Landini, nel giorno dello sciopero con Gianni Rinaldini: «Sono provvedimenti disciplinari ingiusti. E' evidente il tentativo di colpire la delegata, sia come minaccia generale verso l'azione sindacale, sia per ridurre gli spazi di agibilità, di intervento e di prevenzione sulla salute e la sicurezza sul lavoro. Chiediamo all'azienda, e in particolare a Colaninno, di dare un preciso segnale di cambiamento, ritirando i provvedimenti e aprendo finalmente un confronto conclusivo per la vertenza del gruppo». La Piaggio replica: «Con gli altri rappresentanti alla sicurezza non ci sono stati problemi analoghi, i provvedimenti disciplinari si riferiscono esclusivamente a una lunga serie di inadempienze in tema di gestione della presenza sul luogo di lavoro». Cosa ha fatto di male in pratica Rossella Porticati? «Sono Rls dal 2003 - racconta - e dal 2005 vengo ripresa perché ad esempio vado nei reparti a capire cosa c'è che non va, ma ci vado senza le scarpe antinfortunistiche. E così arrivano le ore di multa. Negli ultimi tempi l'azienda ha cambiato tattica. Ha iniziato a fare difficoltà formali. Così ora sono l'unica Rls in Piaggio che deve mettere per iscritto dove andrà e cosa farà il giorno dopo». Da Viareggio, dove ha appena finito di parlare di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro in un incontro pubblico con il collega Dante De Angelis di cui rischia di condividere la sorte, Porticati torna a Pontedera con l'ennesima conferma di una sua convinzione: «L'incontro è andato bene, c'erano molti lavoratori ad ascoltare, la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro sono sentiti sempre più come bisogni primari». In quanto alle preoccupazioni per i provvedimenti disciplinari, la delegata Rls con la fama di «rompiscatole» ha una certezza: «Uno dei capitoli del contratto integrativo in discussione riguarda l'ambiente e la sicurezza. E la Fiom ha deciso che farò parte della delegazione trattante con la Piaggio».

Dal manifesto del 11 settembre 2008

Vogliono fermare il referendum

Cinzia Bottene, consigliere comunale della lista Vicenza Libera, che sabato era tra i manifestanti caricati pesantemente dalla polizia, ha annunciato che porterà al sindaco i filmati delle violenze. «Ho letto la versione minimizzante della questura - dice Bottene - e sono davvero esterefetta: venti persone finiscono al pronto soccorso dopo essere state aggredite e per il questore si tratta di ordinaria amministrazione. Evidentemente - aggiunge - per il questore picchiare donne, giovani e anziani seduti per terra passivamente è una cosa normale». Per il presidio permanente, che continua a svolgere il secondo campeggio No Dal Molin, a Vicenza «esiste un'emergenza democratica». E anche per difendere la consultazione popolare fissata dal sindaco Achille Variati per il 5 ottobre prossimo, il presidio ha invitato ieri vicentini e non a scendere in piazza massicciamente sabato prossimo. L'appuntamento è per le 15 in piazza Matteotti. «Il governo - dicono al presidio - vogliono far saltare la consultazione popolare, lo dimostrano la lettera che Silvio Berlusconi ha scritto al sindaco e le violenze delle forze dell'ordine contro cittadini pacifici». Sabato dunque per le vie del centro sfilerà una «manifestazione di famiglie, donne, giovani, uomini per dire no a chi vorrebbe farci abbassare la testa e imporci una nuova base militare Usa». In piazza per difendere Vicenza, dicono al presidio, e per difendere il referendum, con il quale i cittadini potranno dire la loro sul futuro della città e dell'aeroporto Dal Molin. Nell'appello rivolto a tutti il presidio sottolinea come «sia possibile fermare il progetto statunitense. La violenza è segno di debolezza e noi torneremo in piazza per difendere la democrazia rappresentata anche dal diritto a manifestare pubblicamente nelle nostre strade e a esprimerci attraverso una consultazione popolare, senza che essa sia vanificata dall'apertura dei cantieri». Intanto il festival continua con spettacoli, dibattiti e concerti.

Dal manifesto del 11 settembre 2008

mercoledì 10 settembre 2008

Presidio Antifascista, venerdi 12 settembre 08


Una questione di identità una questione di cuore.

San Paolo è un quartiere che nella figura e nella storia di Dante Di Nanni sintetizza al tempo stesso la brutalità dell’ideologia fascista e la voglia di vivere e lottare di tutti quelli e quelle che hanno combattuto per la Liberazione.

Ricordare Dante di Nanni e ricordare che San Paolo è un quartiere cresciuto sotto la bandiera dell’antifascismo non è cosa scontata: non lo è oggi dopo anni di riabilitazione e di equiparazione ideologica fra quanti hanno combattuto nelle formazioni partigiane e chi invece scelse di stare dalla parte della dittatura e dell’occupazione nazista; non lo è in un clima politico generale dove proprio lo sdoganamento culturale del fascismo ci obbliga ogni giorno ad assistere a rigurgiti di violenza, intolleranza, razzismo e oppressione celata ma continua e crudele nei confronti del diverso.

Questo è quello che scrivevamo solo pochi mesi fa in occasione dell’anniversario del 25 Aprile, un anniversario che abbiamo festeggiato insieme a tant* affianco all’Anpi e a tante altre associazioni che quotidianamente animano la vita sociale di questo territorio, nelle vie del nostro quartiere, ricordando uno dei simboli, se non il simbolo di questa zona di Torino, Dante Di Nanni appunto.

Oggi a pochi mesi da quella festa, a pochi metri da quella stessa via San Bernardino in cui Dante Di Nanni asserragliato nella sua abitazione, da solo, a soli 18 anni perse la vita dopo lunghe ore di scontro a fuoco contro tedeschi e fascisti; un gruppuscolo di neo-fascisti vorrebbe riportare indietro le lancette dell’orologio e travisare l’identità del nostro territorio, organizzando un incontro di revisionisti e dichiarati estremisti della nuova destra all’interno della sala della circoscrizione in corso Ferrucci, nello stesso edificio in cui ha sede l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia sezione Dante Di Nanni. Sono chiamati a parlare in questa occasione loschi figuri, dal passato torbido e dal presente raccapricciante.

Un nome su tutti G. A. personaggio che in passato fu condannato per reati associativi sia nell’ambito di Terza Posizione (organizzazione di estrema destra attiva di cui A. fu membro fondatore) che in quello dei Nar (nuclei armati rivoluzionari, gruppo terroristico di estrema destra), e che oggi si vanta servire in cripta la Guardia d'Onore Benito Mussolini.

La lunga sequenza di aggressioni di matrice fascista , che ha nell’omicidio di Nicola Tommasoli a Verona (6 maggio 08) e nell’agguato a quattro ragazzi a Roma in occasione delle commemorazioni della morte di Renato Biagetti (29 agosto 08), a due anni dal suo omicidio sempre per mano di una squadraccia dell’estrema destra, solo gli ultimi esempi, non sembra avere una fine.

Oggi che il ministro della difesa Ignazio la Russa elogia il ruolo dei militari della Repubblica di Salò, coloro che scelsero di stare dalla parte della dittatura e dell’occupazione nazista, oggi lo stesso partito del ministro della difesa (AN) presta il suo nome per richiedere l'uso della sala circoscrizionale per far parlare chi tutt'oggi elogia il fascismo. Sembra così di poter intravvedere attraverso il fumo delle dichiarazioni di facciata, una nuova trama che unisce direttamente l’estrema destra nazista e fascista con la destra di governo, quella della svolta di Fiuggi.

Come antifascisti di zona San Paolo ci rivolgiamo con questo appello alla mobilitazione di tutti gli abitanti del quartiere e della città per impedire quella che noi consideriamo una vera e propria provocazione.

Il governo della circoscrizione non può e non deve permettere l’utilizzo della sala Circoscrizionale di corso Ferrucci o qualsivoglia spazio del patrimonio pubblico ad individui che non esitano ad auto-definirsi Fascisti.

Venerdì sera saremo con i nostri corpi, la nostra intelligenza, la nostra creatività, la nostra determinazione in piazza Adriano di fronte all’ingresso della sala della circoscrizione ad impedire che rialzino la testa, che ci provino di nuovo.

Il quartiere è di chi lo vive e chi vive questo quartiere odia il fascismo. è una questione di buon gusto, è una questione di storia, è una questione di identità, è una questione di rabbia/cuore.

C.S.O.A. Gabrio

Molititazioni di autunno?

Si è tenuta con successo l'assemblea delle forze politiche, sociali e sindacali indetta il 9 settembre anche con il contributo di Sinistra Critica. Qui di seguito pubblichiamo il comunicato che da conto dell'andamento dei lavori.
A seguire una dichiarazione di Flavia D'Angeli sull'appello pubblicato da Liberazione che indice la manifestazione dell'11 ottobre: "11 ottobre, rinasce l'Arcobaleno. Noi preferiamo l'autonomia dei soggetti sociali"


Il comunicato sull'assemblea del 9 settembre

Un'assemblea nazionale dei vari movimenti e conflitti sociali in corso il 5 ottobre, il pieno sostegno allo sciopero generale del 17 ottobre promosso dal sindacalismo di base, l'avvio di un percorso partecipato per una manifestazione nazionale a novembre che sia il punto di approdo di una nuova unità dei movimenti. E' questo il risultato della partecipata riunione che si è svolta martedì pomeriggio su iniziativa di Cobas, Collettivi universitari di Roma, Rdb, Sinistra Critica, Rete dei comunisti ma anche di Giorgio Cremaschi e Marco Bersani, e a cui hanno partecipato circa 200 persone e diverse organizzazioni.
L'assemblea ha sostenuto l'importanza dello sciopero del 17 ottobre come importantissima giornata di lotta a partire dai luoghi di lavoro e come unica iniziativa, finora, di sciopero contro il governo. Una giornata che verrà allargata anche a strutture non direttamente sindacali come centri sociali, associazioni e collettivi studenteschi, comitati di lotta territoriali.
Ma prima del 17 ottobre si terrà un'assemblea nazionale, la data proposta su cui fare eventuali verifiche è il 5 ottobre, come momento vero di confronto tra varie strutture oggi impegnate in vertenze e conflitti sociali; un'assemblea che sia in grado di mettere in relazione tra loro lavoratori e lavoratrici, reti migranti, studenti, collettivi lgbt e femministe, reti contro la guerra e comitati territoriali per la difesa ambientale.
Per la riuscita di questa assemblea è essenziale che se ne cominci a discutere con appuntamenti e luoghi di discussione a livello locale e settoriale.
Scopo dell'assemblea del 5 è quello di analizzare la insidiosa situazione politica del paese, l'attacco profondo portato dalle destre al governo, dalla Confindustria, dal Vaticano, gli effetti della subalternità del PD al governo ma soprattutto creare le condizioni per una vera opposizione sociale, favorire la convergenza e il coordinamento delle situazioni in lotta e valutare la fattibilità e utilità di una manifestazione nazionale per il mese di novembre.
Consapevole che solo un percorso partecipato e collettivo, trasparente e democratico, fondato sull'autonomia e l'organizzazione dei soggetti sociali può oggi costruire un'opposizione duratura al governo Berlusconi e non solo una rappresentazione istantanea del conflitto – come è stata la manifestazione dello scorso 20 ottobre - l'assemblea, a grande maggioranza, ha escluso che l'11 ottobre possa diventare una data utile e anzi ha sottolineato in molti interventi come quella scadenza sia esplicitamente calata dall'alto e imposta dalla necessità dei partiti dell'Arcobaleno di ridare forza e senso alla propria esistenza piuttosto che innescare una dinamica di confronto con i movimenti sociali e i sindacati di base. Un grave errore politico, dunque, che esplicita, obiettivamente, un disprezzo nei confronti della stessa giornata di lotta del 17 ottobre indetta da diverso tempo e scaturita da una rilevante assemblea di delegati e delegate sindacali tenuta a Milano lo scorso 17 maggio.
Sulla base dell'introduzione dell'assemblea del 9, dunque, tutte le strutture interessate verranno coinvolte nell'indizione dell'assemblea del 5 e sollecitate a offrire il proprio contributo di analisi, idee e proposte.



11 ottobre, rinasce l'Arcobaleno.
Noi preferiamo l'autonomia dei soggetti sociali

Dichiarazione di Flavia D'Angeli - Sinistra Critica
Venerdì 12 settembre ore 12, conferenza stampa, San Lorenzo via dei Latini 73

Come Sinistra Critica siamo impegnati da qualche mese a dare vita a un percorso unitario e partecipato per una mobilitazione d'autunno efficace e incisiva. Abbiamo perciò da subito sostenuto la centralità dello sciopero generale del 17 ottobre, indetto dal sindacalismo di base e, ad oggi, unico sciopero contro il governo. Insieme ad altre forze, poi, (Cobas, Rdb, Collettivi universitari, Rete dei comunisti) abbiamo promosso un'assemblea aperta il 9 settembre, assemblea molto partecipata e che ha deciso di rilanciare questo percorso con un'assemblea nazionale il 5 ottobre e un'ipotesi di manifestazione nazionale a Roma a novembre.
Apprendiamo dai giornali che le forze che hanno dato vita alla Sinistra Arcobaleno e decine di personalità che si sono riconosciute in quello schieramento promuovono una manifestazione l'11 ottobre al di fuori di qualsiasi percorso di confronto e di rapporto con altri soggetti. Una manifestazione che appare immediatamente come il tentativo di risollevare la schiena a quella Sinistra che le elezioni di aprile hanno spazzato via e di ridare stabilità e forza alle attuali segreterie. Segeterie, come quella Ferrero, che vincono un congresso per poi gestire la linea dei perdenti.
La sinistra politica non fa che ripetere i suoi errori: invece di mettersi a confronto e a disposizione di soggetti reali animando percorsi unitari punta all'autosufficienza, sperando di replicare il successo del 20 ottobre e dimenticando che quella giornata non ha sedimentato nulla in seguito.
Come Sinistra Critica non possiamo che ribadire il percorso da noi scelto e la piena internità a una dinamica di movimento con l'obiettivo di dare vita a strutture stabili e continuative per far nascere una Nuova Opposizione Sociale. Ci confronteremo, ovviamente, con i, le militanti che decideranno di stare in piazza l'11 ottobre ma non possiamo certo tacere che quell'indizione è una scelta sbagliata e che non aiuta a quel chiarimento profondo di cui la sinistra ha bisogno se davvero vuol rinascere.
Per discutere di questo e per dare il via alla nostra campagna sul Salario Minimo a 1300 euro è convocata una conferenza stampa, Vernerdì 12 alle ore 12, c/o la sede di Sinistra Critica a San Lorenzo, Roma, in via dei Latini 73
Sinistra Critica-Movimento per la Sinistra anticapitalista

martedì 9 settembre 2008

MOBILITAZIONE D'AUTUNNO? RADICALE, UNITARIA E VERAMENTE DAL BASSO

Il Gruppo operativo nazionale di Sinistra Critica

E’ del tutto evidente come l’azione del governo Berlusconi proceda scellerata e indisturbata e come l’opposizione, di sinistra e non, non riesca a prendere un’iniziativa adeguata e credibile.
Il governo in carica può contare su un margine di forza che gli viene dalle elezioni e che sta cercando di usare al massimo prima che le contraddizioni che presenta al suo interno finiscano per metterlo in difficoltà. Il governo Berlusconi punta a consolidare il consenso popolare ottenuto grazie anche all’azione disastrosa del centrosinistra e del governo Prodi e alla perdita di credibilità di tutta la sinistra storica. Le “pulizie di Napoli”, l’abolizione dell’Ici e, soprattutto, la politica securitaria vanno nel senso di mantenere intatto il capitale elettorale ottenuto ad aprile e di stabilizzare un governo che è comunque in carica nel mentre agisce una grande crisi economica internazionale. Al consenso popolare, ottenuto anche con una sapiente azione propagandistica, Berlusconi unisce un consenso nel mondo imprenditoriale che punta sulla nuova economia di Stato di Tremonti per reggere alla competizione internazionale, incassare dividendi e privilegi – su Alitalia come sulla riforma della contrattazione – mirare alle nuove privatizzazioni in vista e provvedere alla propria riorganizzazione mediando anche con il protagonismo diretto dello stesso Berlusconi nell’economia italiana. Un terzo punto di appoggio del governo è dato dal protagonismo del Vaticano che ha deciso di sostenere a fondo un esecutivo da cui incassare la definitiva legittimità della scuola privata e una politica rigorosamente reazionaria nel campo dei diritti civili.
Infine, il governo si muove sulla scena internazionale in una fase di grande debolezza dell’ideologia europeista e in una fase di ridislocazione degli interessi e delle forze in campo – vedi conflitto caucasico, emersione della potenza cinese, cambio negli Usa – che permette a un esecutivo molto spregiudicato e pragmatico di giocare a tutto campo sulla base delle convenienze rafforzando una logica di potenza e di interventismo militare.
Un governo pericoloso, dunque, certamente reazionario la cui gestione degli affari privati del premier rappresenta solo un tassello, particolarmente visibile e indigesto ma non centrale, di un’attività complessiva.
Un governo che deve però fare i conti con una crisi generalizzata a cui non sa ancora dare risposte effettive se non in direzione di un attacco frontale ai diritti dei lavoratori, come evidenzia il fenomeno Brunetta. La perdita di potere d’acquisto dei salari è vertiginosa, la precarietà in aumento, la sicurezza sul lavoro un miraggio, la qualità dei servizi pubblici pessima e su tutti questi versanti il governo non ha ricette soddisfacenti a migliorare il tenore di vita di milioni di famiglie. Non è un caso, quindi, se si insiste sulla repressione nei confronti dei migranti e degli stessi movimenti sociali – Napoli o Vicenza.
Lo spazio per un’azione di resistenza e di contrasto è dunque ampio e la sua ampiezza dimostra la totale inadeguatezza dell’opposizione parlamentare. Il Pd conferma ancora una volta quanto la sua internità al sistema lo renda in fondo non troppo dissimile, nelle politiche di fondo, dal centrodestra e come questo pesi profondamente nella sua capacità di opporsi al governo mentre la Cgil, ancella del Pd, non è in grado di rompere decisamente con il padronato italiano l’aggancio al quale costituisce il meccanismo principale del proprio riconoscimento politico e sociale.
In questo contesto la sinistra politica, comunista e non, resta muta soprattutto perché ancora sotto lo choc della sconfitta elettorale ma anche perché poco credibile nelle scelte di fondo. Il Prc, in particolare, che pure ha avuto un cambio di linea e di percorso, continua a oscillare nel rapporto con il Pd e con la Cgil e questo rende poco credibili le reiterate prese di posizione, di per se positive, in favore di una ripresa della mobilitazione sociale. Tutte le sue scelte, per il momento, ripetono i meccanismi di fondo che hanno portato alla disfatta quel partito e in fondo dettate dalla necessità di recuperare sul piano elettorale e istituzionale, soprattutto in relazione alle prossime elezioni europee, ma non solo. Esemplare il fatto che vengano complessivamente confermate tutte le alleanze di governo sul piano locale anche con amministrazioni, come quella Penati a Milano, che fanno a gara con la Lega sull’impostazione securitaria.
Per quanto ci riguarda abbiamo un’idea e una proposta molto chiara per organizzare l’opposizione al governo e far crescere la mobilitazione di autunno. Insieme ad altre forze politiche e sociali abbiamo promosso un incontro pubblico il 9 settembre con all’ordine del giorno il dibattito sul percorso dell’autunno che a nostro giudizio va incentrato su due coordinate: i contenuti di una piattaforma di opposizione e un percorso effettivamente unitario e partecipato.
Se la piattaforma non può che derivare dalle rivendicazioni principali degli ultimi anni – il salario, la lotta alla precarietà, alla guerra, alla devastazione ambientale, ai rigurgiti reazionari del Vaticano, la sicurezza sul lavoro, la libertà dei migranti – quello che deve essere maggiormente chiarito è il contesto e le priorità di fase. L’opposizione a Berlusconi non può far dimenticare le responsabilità pesanti del centrosinistra e del governo Prodi nella situazione attuale: quasi tutte le misure decise dall’attuale esecutivo sono state incubate dal precedente governo che ne ha delineato le linee di fondo mentre il centrodestra si è incaricato di portarle alle estreme conseguenze in funzione del proprio progetto politico. Senza capire questo passaggio l’opposizione si condanna alla reiterazione di errori pesanti e gravi. Un altro aspetto è capire dove si colloca il punto di snodo di un’opposizione credibile ed efficace. Mentre lavoriamo a organizzare manifestazioni nazionali, dobbiamo infatti capire che il grado di egemonia conquistato dalla destra si batte non semplicemente con l’organizzazione di eventi ma con un’attività quotidiana e costante nei luoghi di lavoro, di studio, di convivenza. Un’attività che prevede una fatica inedita e una propensione al radicamento sociale. Va in questa direzione la centralità che abbiamo dato alla campagna sul Salario Minimo e alla Legge di iniziativa popolare che prenderà il via il 12 settembre con iniziative in molte città. Non pretendiamo che questo argomento assuma una centralità assoluta, altri temi e altre iniziative possono essere adeguati a condizione che si colga la necessità di rapportarsi, davvero, a bisogni sociali vivi, a condizioni materiali in una logica anticapitalista e antisistema che sola può provare a recuperare un consenso popolare distanziatosi o, peggio, disilluso.
Per questo, il metodo e la forma con cui costruire la mobilitazione sono indispensabili. Non pensiamo sia utile un’iniziativa calata dall’alto, gestita nell’autonomia delle forze politiche e propagata nelle forme più classiche della sinistra. Al contrario, pensiamo sia venuto il momento di una raccolta, davvero dal basso, delle forze vive e pronte a mobilitarsi, coinvolgendole in una discussione collettiva preventiva e nell’organizzazione di una mobilitazione capillare fino a una manifestazione politica vera e propria. La manifestazione che abbiamo in mente è una manifestazione unitaria, ampia e plurale ma pensata come punto di arrivo di un percorso che è tutto da intraprendere. Anche perché sparsi e diversi sono i soggetti da coinvolgere: da settori di lavoratori e lavoratrici ai comitati ambientalisti, e non, in lotta per la difesa del proprio territorio; dal mondo della scuola e degli studenti a quello lgbt che si batte contro i diktat del Vaticano; dal movimento antiguerra al movimento femminista alle reti dei migranti. Insomma, una mobilitazione all’insegna del protagonismo sociale di ampi settori sociali, unica risorsa per rimettere in moto una dinamica positiva a sinistra. Una funzione, questa, che in parte può essere assolta dallo sciopero generale del sindacalismo di base del 17 ottobre che sosteniamo pienamente e per il quale vogliamo costruire una mobilitazione adeguata. Sapendo che quella giornata, importante, non basta e che occorre lavorare per estendere e rafforzare il conflitto sociale fino a una manifestazione nazionale politica da tenere in un sabato pomeriggio.
Con questo spirito non crediamo sia utile una scadenza ravvicinata, ad esempio l’11 ottobre, per una manifestazione di questo tipo e nemmeno sia indispensabile focalizzare l’attenzione sulla concorrenza con il Pd in una logica tipicamente politicista e ossessionata dai media. Non abbiamo ostilità preconcette ma non ci convince l’idea di ostacolare la scadenza del 17 ottobre né quella di calare un appuntamento dall’alto senza immaginare un momento di discussione pubblica e di coinvolgimento tramite, ad esempio, un’assemblea nazionale a ottobre.
E’ questo, quindi, lo spirito con cui ci apprestiamo all’autunno, lavorando per la riuscita della Legge popolare sul Salario sociale e per l’effettiva unificazione dei conflitti in corso attorno a una piattaforma collettiva. In un percorso di massa, democratico e partecipato.

Appello per la manifestazione del 13 settembre 08






Ieri 20 feriti e 6 fermati: è il bilancio della manifestazione pacifica che doveva concludersi con la costruzione di una torretta di osservazione all'esterno del Dal Molin. Si è conclusa, invece, con le cariche della polizia, che hanno preso a pretesto un pò di cemento a presa rapida per picchiare, alzare per i capelli, insultare donne e uomini che si esano pacificamente seduti per terra. Tutto è testimoniato nel video che abbiamo prodotto e reso pubblico.


Articoli e video sono visionabili all'indirizzo http://www.nodalmolin.it/notizie/notizie_223.html

Inviatiamo tutti a visionare il video: i cittadini hanno diritto di conoscere la verità sui fatti di ieri.

La manifestazione del 13 settembre assume un valore ancora più importante; non solo per realizzare il pacifico sopralluogo collettivo e assicurarci che i lavori non siano iniziati, ma anche per rispondere a chi ha deciso di chiudere la questione vicentina con la violenza e la repressione.

Domani, 8 settembre, apre all'interno del Festival No Dal Molin il campeggio nazionale. Info all'indirizzo http://www.nodalmolin.it/notizie/notizie_207.html.
L'appello "siamo tutti vicentini" è disponibile all'indirizzo http://www.nodalmolin.it/notizie/notizie_215.html, mentre il programma del Festival su http://festival.nodalmolin.it


VICENZA NON SI ARRENDE, VICENZA SI DIFENDE.

Berlusconi contro il referendum di Vicenza. La polizia attacca i No Dal Molin


no dal molin

Comunicato Stampa

Sinistra Critica a fianco dei No Dal Molin contro la
costruzione della base e le violenze della Polizia

Sinistra Critica Veneto, nel condannare le gravi e preoccupanti violenze della polizia, contro cittadine e cittadini inermi, ennesimo sintomo di una democrazia sempre più precaria e apparente, esprime la massima e incondizionata solidarietà ai feriti, ai fermati e a tutte e tutti coloro che lottano contro la costruzione dell'base militare
Usa all'aeroporto Dal Molin.
Siamo con le donne e gli uomini che difendono la propria città dall'ennesimo atto di ilitarizzazione, di guerra, di devastazione
ambientale (chi si ricorda della rottura dell'oleodotto militare a Vicenza nel marzo scorso?).
Il Governo Berlusconi, in perfetta continuità politica col Governo Prodi, che ha portato avanti il progetto della base con estrema determinazione e arroganza (si veda l'operato del commissario
Paolo Costa), pensa di poter imporre con la forza repressiva e la violenza poliziesca la costruzione della base, strumentale alla guerra preventiva permanente. Ma la resistenza civile, democratica e popolare non può che proseguire con più determinazione: la base non si farà!
Per questo Sinistra Critica aderisce e sarà presente alla manifestazione di sabato 13 a Vicenza.
No alle basi, no alla guerra!

COORDINAMENTO NAZIONALE
SINISTRA CRITICA VENETO



da La Repubblica)

VENEZIA - "La consultazione popolare da lei indetta si manifesta ancora più gravemente inopportuna". Così scrive Silvio Berlusconi al sindaco di Vicenza Achille Variati (Pd), per invitarlo a rinunciare al referendum sulla nuova base americana organizzato per il 5 ottobre. Nella città veneta, intanto, non si placano le polemiche dopo gli scontri di ieri tra i comitati No Dal Molin e la polizia.

La lettera. A palazzo Trissino, sede del comune di Vicenza, la lettera del Cavaliere è giunta il 5 settembre, un giorno prima degli scontri di ieri tra manifestanti e polizia che hanno portato alla denuncia di sei attivisti del comitato del No.

Berlusconi, come indica il Giornale di Vicenza, ricorda a Variati che il sito sul quale sta per nascere Ederle 2 "è demaniale e non è in vendita". Il quesito referendario proposto dal sindaco infatti non chiede ai vicentini se sono favorevoli o meno alla struttura militare ma di esprimersi sulla volontà comunale di acquistare la zona demaniale. "L'area - sottolinea Berlusconi a Variati - è stata consegnata agli Usa. La consultazione si porrebbe in netto contrasto con l'azione del governo e le valutazioni della magistratura".

Gli scontri. Ore di tensione ieri a Vicenza tra polizia e oppositori al progetto di ampliamento della base. A innescare la miccia il tentativo dei manifestanti di costruire una torre di osservazione sul perimetro esterno dell'area dove sorgerà la nuova Ederle 2. "Quando ci siamo resi conto che si stava per cementificare la base e rendere la struttura permanente siamo intervenuti - spiega il questore Giovanni Sarlo - non era possibile anche perché l'opera era priva dell'autorizzazione comunale e di quella del proprietario del terreno. Inoltre è stato necessario anche per impedire che fosse messa davanti all'entrata dell'ex caserma dell'aeronautica militare un'enorme radice d'albero per bloccarne l'accesso".

I 'No base', danno invece una versione completamente diversa, invitano tutti i cittadini a visionare i filmati messi su internet, e affermano che la manifestazione "era stata illustrata per filo e per segno il giorno precedente allo stesso questore e ai suoi funzionari, e che per la struttura era stata presentata regolare domanda agli uffici tecnici del comune. "E' normale - chiedono i No Dal Molin - che un abuso edilizio venga 'sanzionato' dai manganelli della polizia? D'ora in avanti - concludono - ci aspettiamo di vedere il questore andare in giro per la città a menare a destra e a manca i responsabili di tanti abusi edilizi".

"La giornata cilena, brutale e violenta voluta dal questore non può che avere un'unica conseguenza: il suo immediato allontanamento per l'evidente incapacità di rapportarsi con cittadini pacifici", incalza Cinzia Bottene, consigliere comunale della civica 'Vicenza Libera-No Dal Molin' e leader del movimento contro la base.

Gli incidenti. I manifestanti hanno reagito, secondo la questura, alcuni opponendo resistenza passiva, altri con spintoni e calci. Nel contatto fisico qualche agente e alcuni manifestanti hanno riportato lievi contusioni: sei contestatori, quattro uomini e due donne, sono stati accompagnati in questura. E qui si sono trasferiti anche un centinaio di contestatori con tanto di radice al seguito caricata su un furgone. Il piccolo gruppo dopo alcune ore negli uffici della polizia è stato rilasciato: tutti sono stati denunciati a piede libero per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

In questura era arrivato anche il sindaco di Vicenza Achille Variati, che ha definito l'episodio "una brutta pagina nella storia cittadina. Questo mi conferma - ha detto - che qualcuno non vuole che la consultazione popolare si svolga in quel clima tranquillo e civile che ho sempre indicato come un obiettivo e un requisito fondamentale".

Reazioni. Tre giorni fa era stato il ministro degli Interni Roberto Maroni ad annunciare "vigilanza costante" sulle previste contestazioni all'ampliamento della base Usa a Vicenza. I brevi scontri di ieri hanno provocato alcune ferme reazioni della sinistra radicale. Il segretario del Prc Paolo Ferrero ha definito "inaccettabili, gravi e ingiustificabili le molto pesanti cariche delle forze dell'ordine a Vicenza contro un sit-in dei comitati No Dal Molin alla base Usa".

Per la Cgil di Vicenza, "in un momento così delicato per la città di Vicenza è quanto mai necessario lavorare tutti affinchè sia mantenuto in città un clima di confronto positivo". Anche Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, parla di "fatto gravissimo. Una grave violazione dei diritti umani e della democrazia".

Il sindaco di Vicenza è finito nel mirino del rappresentante del Comitato Due 'Sì Dal Molin', uno dei movimenti favorevoli all'ampliamento della base. Il rappresentante del comitato, Silvano Giometto, chiede le dimissioni del primo cittadino come 'terapia d'urto' per evitare tensioni come quelle avvenute in città. Secondo Giometto "non è accettabile, né possibile che un gruppo di contestatori produca guasti profondi all'immagine della città".

MOBILITAZIONE D'AUTUNNO? VEDIAMOCI IL 9 SETTEMBRE


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Roma, ore 17 c/o la sede di Carta, via dello Scalo di S.Lorenzo 67


Lettera di Paolo Leonardi: Alcune considerazioni sull'ipotesi di manifestazione nazionale a Roma l'11 ottobre promossa dai partiti della sinistra

Ai Compagni Ferrando, Ferrero, Diliberto

Apprendo dal Manifesto del 2 settembre, ma già se ne parlava in giro, di una proposta di manifestazione nazionale della sinistra da tenersi l'11 ottobre a Roma sui temi dell'autunno e contro il governo.
Leggo anche che tale proposta sarebbe stata avanzata dal PCL e rivolta soprattutto al PRC e al PdCI, che nella scelta della data proposta pesa la necessità di fare una manifestazione prima di quella annunciata da Veltroni per il 25 ottobre al Circo Massimo, e che, sembra (anche di questo si parla da tempo), sarà costruita con il corposo e concreto aiuto di uomini della CGIL di Guglielmo Epifani.
Seppure ufficialmente non sono ancora arrivate risposte da parte dei due partiti chiamati da Ferrando alla manifestazione unitaria, quantomeno i nuovi vertici del PRC ci hanno confermato di essere intenzionati a scendere in piazza l'11 ottobre.
L'11 ottobre, guarda caso, è il sabato precedente lo Sciopero Generale Nazionale promosso unitariamente già da luglio dalla CUB, da SdL e dai Cobas - e della cui proclamazione sia Ferrando che Ferrero che Diliberto sono perfettamente a conoscenza - sulla piattaforma approvata unitariamente dall'Assemblea Nazionale del 17 maggio a Milano e, ovviamente, per rispondere al violento attacco che confindustria e governo Berlusconi stanno portando ai lavoratori, ai precari al lavoro dipendente, allo stato sociale.
Ritengo che la manifestazione dell'11 non inciderà più di tanto nella partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici a quella che si terrà il 17 in occasione dello sciopero generale, in quanto è diverso il referente sociale chiamato a scendere in piazza - per noi il mondo del lavoro e del non lavoro, per i partiti della sinistra radicale i propri militanti, iscritti, simpatizzanti.

Fa però riflettere la scelta della data. Mi chiedo, e chiedo a chi l'ha proposta e lanciata e a coloro che si apprestano ad aderire: ma avete riflettuto sull'opportunità di piazzare una manifestazione nazionale, pressoché sugli stesi temi, a sei giorni dallo sciopero generale e dalla manifestazione del 17?
Probabilmente sì, ed avete deciso di dare priorità alla vostra esigenza di rappresentazione di esistenza in vita. Ma su questo posso sbagliare.
Ciò su cui invece credo di non sbagliare è il fatto che, tristemente, la sconfitta elettorale sembra non aver insegnato nulla.
Uno dei motivi forti della batosta del 14 aprile, oltre alla partecipazione ad uno dei governi più filo padronali e anti operai degli ultimi anni, sta nell'aver completamente abbandonato il rapporto con i lavoratori e con i loro problemi, l'aver pensato di poter sostituire l'intervento di massa con la "rappresentazione" del conflitto, l'aver perso ogni relazione concreta con il blocco sociale di riferimento.
Ho l'impressione che nella convocazione della manifestazione dell'11 ottobre abbiano continuato a prevalere queste caratteristiche con una autoreferenzialità tutta negativa, un'esigenza prioritaria di arrivare nel migliore dei modi alle incombenti elezioni europee nella convinzione che la "riscossa" possa partire unicamente da un buon esito elettorale.
Caratteristiche che, in fin dei conti, sono quelle che hanno portato alla sconfitta.
Un dato sopra ogni altro salta agli occhi, ed è quello che ci interessa nella nostra qualità di organizzazione sindacale di base: l'incapacità di queste forze di definire una volta per tutte una propria linea sulla questione del sindacato, cioè di quale sindacato abbiano oggi bisogno i lavoratori italiani, se tale esigenza sia già compiutamente rappresentata dalle confederazioni storiche, se sia sufficiente identificare in una organizzazione di categoria, pur combattiva almeno sul piano politico, il "sindacato generale", se sia il conflitto o la concertazione lo strumento giusto per realizzarlo.
E' chiaro che la mancata risposta a queste poche e semplici domande, se pure può rendere sostenibile la convocazione della manifestazione dell'11, non aiuta certo a diradare le nebbie sul futuro.

Roma, 4 settembre 2008

Pierpaolo Leonardi
Coordinatore nazionale CUB

martedì 2 settembre 2008

Seminario Nazionale di Sinistra Critica 25-28 settembre



Come è ormai tradizione alla fine di settembre Sinistra Critica organizza un momento di incontro e di riflessione su una pluralità di temi: ecologismo, antirazzismo, sindacalismo di classe, femminismo, organizzazione studentesca, cultura critica, solidarieta' internazionale: quattro giorni di assemblee e workshop per costruire l'opposizione alla nuova destra e ripensare la sinistra. I lavori saranno articolati in 4 momenti di assemblea generale, uno per ciascuna giornata e in una serie di commissioni – workshop, per un totale di 16 momenti di approfondimento sui diversi temi. Per quanto riguarda le assemblee vedere il manifesto del seminario allegato Le Commissioni, workshops sono le seguenti:
1° gruppo, venerdi mattina
Coordinamento donne
Coordinamento lavoro
Coordinamento giovani
Coordinamento ambiente Coordinamento internazionale (pace, G8, Forum sociali, sinistra anticapitalista)

2° gruppo, venerdì pomeriggio
La crisi energetica e le risorse alternative
La crisi economica internazionale
Il lavoro e le donne
Comunicazione e informazione

3° gruppo, sabato mattina
Il centrodestra e le donne
Salario e profitti (formazione per campagna)
Il quadro internazionale
Per un'organizzazione studentesca

4° gruppo, sabato pomeriggio
Il progetto CriticLab
Allarme razzismo e organizzazione dei migranti
Il movimento Lgbt
Ambiente e vertenze territoriali Il seminario comincia il giovedì pomeriggio. Il costo della partecipazione al seminario per tre giorni di pensione completa in camere doppie o tripple è di 110 euro. Per i giovani, disoccupati, è previsto un costo di appena 55 euro. Vedere anche in allegato la tabella completa dei prezzi di partecipazione. Pensiamo di organizzare per facilitare la partecipazione anche un viaggio collettivo con un pulmino.

SINISTRA CRITICA TORINO

sinistracriticato@yahoo.it

E’ necessario organizzare da subito la partecipazione per cui si invita già in settimana a prenotare telefonando ad Ada (349 71937649) oppure a Massimo (328 4683721) oppure in sede (011-8177972).

Accoltellati tre ragazzi «Siete solo delle zecche»

La matrice è fascista, i giovani erano al concerto in ricordo di Biagetti
GIACOMO RUSSO SPENA
ROMA

Tre coltellate alla coscia destra. Da dietro. All'improvviso. Il tempo di dire «Ma sei impazzito?». Dopo, la lama affonda altre tre volte. Uno squarcio di dieci centimetri, chiuso da quindici punti qualche ora dopo, nell'ospedale romano del Cto. Fabio Sciacca, ventottenne attivista dei centri sociali, è l'ultima vittima di una lunga lista d'aggressioni fasciste. Venerdì sera, insieme ai suoi compagni dello squat Laurentino 38, era andato al concerto in ricordo del suo amico Renato Biagetti, assassinato il 27 agosto di due anni fa fuori da un locale di Focene, sul litorale romano. Alla serata commemorativa, al parco Schuster, in zona Ostiense, hanno partecipato migliaia di persone: c'era musica, comici (fra gli altri Andrea Rivera), persino un po' di allegria. «Come sarebbe piaciuto a Renato», dicono i giovani del centro sociale Acrobax, quello Renato. Fabio era lì. Era anche salito sul palco, verso l'una, aveva raccontato un suo ricordo dell'amico ucciso. Finita la festa verso le due, smontati gli stand e pulito il parco, si era trasferito con un'altra cinquantina di persone nel vicino centro sociale Pirateria, per continuare a sentire un po' di musica. In compagnia. Fino alle tre e mezza.
A quell'ora Fabio decide di tornare a casa. Si incammina con due amici, Emiliano M. (27 anni) e Milvio M. (30), a prendere la macchina che è rimasta parcheggiata vicino il parco Schuster. All'improvviso, all'altezza della facoltà di Economia di Roma Tre, appare un gruppo di persone. Sono una decina.Da dietro, da un angolo di strada non illuminato. Urlano «pezzi di merda, zecche infami». Pochi secondi dopo, l'attacco con catene, oggetti contundenti e un coltello. Quello cha andrà a ficcarsi nella coscia destra di Fabio che, dopo sei colpi, cade a terra. A quel punto gli sferrano un calcio in faccia.
Intanto anche Emiliano viene spintonato a terra da tre assalitori: riceve una serie di pestoni. Se la caverà con molti lividi sul fianco destro. Va meglio, per fortuna, a Milvio che riesce a divincolarsi. Poi all'improvviso gli assalitori svaniscono nel nulla. «Qualcuno era rasato, altri avevano un cappelletto», racconta Emiliano, comunque «erano tutti fascisti, vestiti da pariolini», è la sua descrizione. Polo nere, magliette Fred Perry e pantaloni di marca a tre quarti. Tutti tra i venti e i trenta anni. E a volto scoperto. Come fossero sicuri che questo gesto non avrebbe avuto alcuna conseguenza. «Quello che mi ha dato le coltellate - dice Fabio dal letto d'ospedale in cui è ricoverato (e lo sarà ancora un po', almeno fino a quando non ci sarà più il rischio di un'infezione interna) - aveva più o meno l'età mia». Dieci minuti dopo l'aggressione arriva prima l'ambulanza e poi una volante dei carabinieri che ora stanno indagando sull'episodio. «E pensare che un anno e mezzo fa mio figlio è andato a vivere il Chiapas, nel Messico», dice Teresa, la mamma di Fabio. «Ero preoccupata, credevo fosse pericoloso». Il pericolo era qua, nella sua città, dove Fabio è tornato per le vacanze. «È stato un agguato fascista premeditato - denunciano i centri sociali -. Hanno rivendicato a coltellate l'assassinio di Renato».
Ma ora la polemica è anche sulle forze dell'ordine, presenti in gran numero durante l'iniziativa al parco: otto blindati e alcune volanti fra polizia e carabinieri. E tanta Digos 'visibile' tra gli stand. Eppure non hanno evitato l'aggressione. L'ennesima. La questura si difende sostenendo che «l'episodio è avvenuto dopo il servizio di sicurezza pubblica per il parco. La festa era finita alle due di notte». Quindi non era più loro competenza difendere l'incolumità dei giovani. Ora i carabinieri stanno visionando i nastri delle telecamere a circuito chiuso dell'università, che potrebbero aver ripreso qualche particolare dell'aggressione.
«Non sono stati in grado di fermare la mano assassina» attacca il comitato Madri per Roma Città Aperta, di cui fa parte Stefania Zuccari (la mamma di Biagetti), che poi si rivolge al sindaco Alemanno: «Vogliamo una risposta sui provvedimenti che il sindaco intende prendere verso questi individui che praticano l'uso della lama e della violenza». Dal canto suo il Campidoglio esprime «ferma condanna» per l'accaduto e dà «piena solidarietà alle vittime dell'aggressione». Parole giudicate ipocrite e respinte al mittente dai ragazzi dei centri sociali: «E' lui - dicono - il mandante politico di queste azioni».
In serata da parco Schuster verso Santa Maria in Trastevere è partito un corteo contro «la violenza nera». «Agosto 2006-agosto 2008, stesse lame, stesse trame» è lo striscione di apertura. Ma i manifestanti attaccano l'inutile militarizzazione della città, ricordando anche il recente pestaggio e strupro dei due turisti olandesi: «Pacchetto sicurezza - sicuri da morire», è un altro dei loro striscione.

Dal Manifesto del 31 agosto 2008